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Destinazione Vallo, la Comunità Montana sceglie logo e claim: «Rallenta, ti portiamo lontano»

Il marchio che rappresenta il Vallo di Diano vuole essere non solo l’immagine di un progetto turistico, ma la visione di una strategia di sviluppo culturale territoriale che coinvolge un’area ad oggi ai margini di destinazioni di viaggio già affermate.

La foglia contiene, innanzitutto, in maniera implicita e essenziale un rimando al valore della sostenibilità come tassello imprescindibile per la progettazione dell’ecosistema turistico. Scavando ancora di più in questo livello di significato, la foglia sarà per noi veicolo in generale di un certo modo di abitare il mondo e non solo di organizzare il viaggio, un certo modo di prendersi cura del proprio tempo e di quello dei paesaggi in cui ci immergiamo.

La foglia è un simbolo che intende farsi carico di molteplici significati, tutti ricondotti a questa mission di creare benessere per il territorio connettendo una complessità di elementi fatti di persone, vissuti, percezione del futuro, memoria, patrimonio culturale. Insieme alle assonanze con gli elementi cartografici propri del Vallo di Diano già citati, la foglia richiama una serie di valori su cui si vuole basare la pianificazione di attività dei prossimi anni. La foglia è un elemento naturale piccolo, fragile, cangiante per colori e consistenze a seconda delle stagioni, che resta decisivo nei processi di fotosintesi clorofilliana. E allora, come la foglia abilita la luce del sole nell’ecosistema della pianta, la rielabora trasformandola in ossigeno, così il Vallo di Diano dal suo attuale posizionamento di transizione e attraversamento di persone, sguardi vuole essere riconosciuto come soggetto di azioni vitali e rigenerative per tutto il comprensorio e l’organismo territoriale di cui fa parte.

La foglia vuole essere quindi racconto che spiega gli elementi marginali come elementi di valore.

Seguendo questa chiave di lettura e adottando come metafore gli elementi della foglia definiti pagine e margini vogliamo che la foglia venga vista anche come una penna pronta, intenta a scrivere una nuova storia, facendo delle comunità il soggetto della propria narrazione. Il marchio deve veicolare quindi questa specifica sensibilità di innestare processi di empowerment per il territorio del Vallo di Diano a partire dal progetto turistico.

La foglia deve diventare simbolo di innovazione delle possibili figure del territorio a partire dal cambiamento del punto di vista, compiuto innanzitutto dalle comunità che si preparano a diventare narratori. Insieme a questo nuovo ruolo di chi racconta è necessario che le persone diventino innanzitutto nuovi lettori, andando a combinare i colori esistenti con gli spazi bianchi che all’apparenza sembrano vuoti e invece sono essenziali per accogliere nuovi modi di interpretare e collocare le sintassi a cui siamo abituati. Ecco allora la linea bianca che divide le sezioni della foglia trasformarsi anche nella costola di un libro con pagine diverse da sfogliare e un segnalibro che sporge indicando che noi ci stiamo soffermando su questo preciso posizionamento. Un sentimento di attenzione che è un invito a non lasciare che le cose belle ci scivolino accanto senza accorgercene. E questo vale non solo per chi passa dall’autostrada, ma prima di tutto per chi è cittadino di questo territorio.

Un altro aspetto che ci interessa sottolineare con la definizione del marchio è il concept tempo-spazio legato al payoff. A seconda del ritmo che adottiamo nelle nostre vite, lo spazio che attraversiamo si delineerà in maniera differente, avrà possibilità più o meno significative. La tradizione occidentale ci ha consegnato vari modelli di spiegazione del concetto di progresso, tra cui quella lineare e progressiva, definita agli antipodi dell’approccio sostenibile circolare. La figura frastagliata della foglia, seppur contenga un tratto lineare al suo interno è come se si espandesse in una nuova proiezione. Vuole raccontare un luogo che nasce nel momento in cui si dilata il tempo, si vive in maniera lenta, andando non solo in avanti, ma soprattutto in profondità. Il fraseggio della doppia frequenza a cui sottintende il verbo rallenta (veloce/lento) rimanda non solo immediatamente a un’organizzazione dello spazio (dal lineare-superficiale alla profondità-immersione) ma soprattutto a una sostenibilità a lungo termine del percorso (ti portiamo lontano). Ciò che oggi è marginale diventa formula di una nuova legge della dinamica, sociale ed economica, che insiste sul come facciamo le cose, dicendo che facciamo la differenza proprio nelle modalità con cui scegliamo di proseguire.

La linea bianca è una virgola, che nei periodi indica una pausa breve. Richiamando la sua densa etimologia che rimanda anche al virgultum e significa germoglio, intendiamo la foglia che identifica il Vallo di Diano come il processo di fioritura del territorio e del tempo di cura che richiede questo sbocciare.

A livello cromatico, abbiamo scelto di interpretare il segno grafico attraverso le emergenze cromatiche del territorio. Una palette che nasce dall’osservazione dei luoghi e dalla percezione delle sfumature del colore della terra e della vegetazione che la arricchisce e la referenzia rispetto alla percezione antropica. Un modello cromatico caldo, che muove tra i toni del marrone e del verde. Terra generatrice e natura che interpreta la sua potenza per poter restituire all’ecosistema la bellezza di spazi che sono trasformati in luoghi belli da vivere, abitare, in cui immergersi.

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