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La Città Vallo nel racconto di Paolo Portoghesi (parte prima)

Paolo Portoghesi nella sua casa di Calcata illustra il progetto Città Vallo

di Antonia Marmo

Sono qui per chiederle di raccontarci del progetto da lei realizzato tanti anni fa, tra la fine degli anni ’70 e il 1980, per il territorio del Vallo di Diano: mi riferisco al progetto della Città Vallo, che è tuttora un’esperienza progettuale significativa per molteplici aspetti. Ci vuole, intanto, dire come è iniziato tutto?

“Si tratta di un progetto che in effetti ogni tanto torna e riscuote interesse, nonostante siano passati molti anni: parliamo di 40 anni fa ormai. Da allora ogni quattro, cinque anni ne sento riparlare con interesse, anche con entusiasmo, e questo perché è stato uno dei pochi progetti di riunificazione legati a una legge particolare, che peraltro non è stata quasi applicata per nulla, visto che da noi finisce sempre per prevalere la malattia del “campanile”… Che peraltro in questo caso non è che il campanile sarebbe stato sacrificato, anzi, avrebbe avuto un rilancio straordinario. Io comunque lo considero effettivamente uno dei progetti più interessanti che mi sia capitato di fare“.

Immagine dal progetto di Paolo Portoghesi della Città Vallo

Lei come era arrivato a conoscere questo territorio?

“Ci sono arrivato chiamato da due personaggi chiave, Enrico Quaranta e Gerardo Ritorto, due politici socialisti: il primo legame è stato questo. Appena ho saputo di questa iniziativa, l’ho sposata con entusiasmo perché pensavo che potesse essere un modo per esprimere l’identità italiana in una forma moderna, nuova, non esclusivamente conservatrice. Ed effettivamente questa possibilità si è aperta improvvisamente in quegli anni… Poi purtroppo sono successe una serie di disgrazie che hanno fermato il progetto, prima il terremoto del 1980 e poi, ancora più grave, la morte di entrambi questi due personaggi che erano veramente il motore di tutto. Avevano intuito questa possibilità che poi noi avevamo studiato a fondo con un team molto qualificato: avevo infatti coinvolto anche due amici e colleghi, Francesco Cellini, che adesso è Presidente dell’Accademia di San Luca, e Claudio D’Amato, che è mancato recentemente, che avevano accolto la proposta con grande entusiasmo. Avevo messo su una squadra di collaboratori di grande spessore. Poi, un po’ più da lontano, hanno collaborato anche Umberto Siola e una serie di economisti che avevano studiato gli aspetti più tecnici”.

Lei, dunque, arrivò nel Vallo di Diano, e lo visitò. Da cosa rimase subito colpito, che poi in qualche modo riportò nel suo progetto?

“Accompagnato da Gerardo ed Enrico, dei 19 paesi alla prima visita ne ho visti almeno una quindicina: e tutto questo ha generato in me un grande interesse, perché sentivo che poteva rappresentare davvero una straordinaria occasione nella mia vita di progettista. A me l’architettura interessa proprio come modo di stare insieme, e finalmente in questo caso c’era la possibilità di proiettare questa idea dell’architettura in un grande progetto urbanistico. Allora era molto vitale la Comunità Montana del Vallo di Diano, che fu effettivamente lo strumento istituzionale per affrontare il progetto. La Comunità Montana finanziò uno studio dettagliato, un vero e proprio piano che redigemmo in una équipe di professionisti di varie discipline: nel frattempo cominciammo a progettare. È rimasta questa testimonianza di questo libro – Il progetto della Città Vallo di Diano, edita da Edizioni Kappa nel 1981 – che rispecchia in pieno il clima in cui questo progetto nacque e fu sviluppato”.

Immagine dal progetto di Paolo Portoghesi della Città Vallo

Quali erano i cardini, le idee fondanti di questo progetto?

“L’idea fondante era che questo insieme di paesi si poneva come una profezia di città, nel senso che questo contorno di alture che racchiude il Vallo di Diano poteva essere paragonato alle mura di una grande città. L’idea che la città potesse essere non un insieme compresso di strutture abitative, ma invece qualcosa di dilatato che si sposava con il paesaggio era un discorso di grandissimo interesse, perché in fondo era un modo per pensare alla città di domani, una città che ancora oggi stiamo aspettando, per cui il legame con la natura non è solo strumentale ma è un legame di integrazione. Avevamo capito subito che questo potesse essere a tutti gli effetti un caso speciale, in cui il piano urbanistico potesse travalicare quelli che normalmente sono i limiti di un piano urbanistico. Era effettivamente una profezia di un mondo diverso e quindi a noi non restava che interpretarla in questo senso”.

Foto di Antonia Marmo

(1 – continua)

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7 comments

  1. Sembrava tutto un sogno impossibile, ma sarebbe arrivato il momento di eseguire al millesimo il progetto “Città Vallo”.

  2. Una iniziativa lodevole questa di ricordarci il grande progetto della Citta’ Vallo. Contribuisca a renderlo realizzabile si ingigandiscano gli sforzi da parte delle varie amministrazioni a concretizzarlo

  3. Un progetto sempre più attuale e necessario specie nel tempo della globalizzazione che viviamo
    Il freno dell’attuazione sono i diversi amministratori locali che hanno l’incubo di perdere il “potere “. Fateci esprimere democraticamente con il referendum

  4. Un progetto ancora attuale basterebbe avviare la procedura della fusione dei comuni . Appena laureata coinvolta nella fucina socialista della città Vallo di Disno .Giovani professionisti che avrebbero fatto gli animatori, paese per paese con gazebi per far conoscere ai cittadini , l’idea della Città Vallo e il progetto per arrivare al referendum in maniera consapevole . Un progetto fermato da un destino nefasto per il Vallo di Diano , prima Gerardo Ritorto e più Quaranta morti nel pieno della loro brillante attività politica.

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