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Sala Consilina, restaurate dal Rotary le opere d’arte della Cappella Acciari

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Presentati a Teggiano i lavori di restauro delle opere d’arte della Cappella Acciari di Sala Consilina, considerata un bene storico-artistico di notevole pregio, un vero e proprio scrigno.  I lavori sono stati realizzati a seguito di un progetto del Rotary Club Sala Consilina-Vallo di Diano, finanziato dal Distretto 2101-Campania e dalla Rotary Foundation.

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GIUSEPPE LA MAIDA – PRESIDENTE ROTARY CLUB SALA CONSILINA-VALLO DI DIANO

L’evento si è svolto presso il Liceo Artistico “Pomponio Leto” i cui alunni hanno partecipato attivamente al progetto. Nel corso dell’incontro sono intervenuti il presidente del Rotary Club Sala Consilina-Vallo di Diano, Giuseppe La Maida, con l’Assistente del Governatore, Antonello Rivellese (“l’iter del progetto è iniziato quattro anni fa ma è stato bloccato per almeno due anni dal Covid ed ora è giunto a conclusione”); il parroco della Chiesa di San Pietro di Sala Consilina, don Domenico Santangelo (in rappresentanza del Vescovo, mons. Antonio De Luca; “la Cappella Acciari è un gioiello; qui c’è il presente e il futuro del territorio. Pronti a collaborare anche in futuro”); la dirigente scolastica, Maria D’Alessio (“Grazie alla Scuola e al Rotary; quando arrivano proposte di collaborazione dall’esterno ne siamo lieti e siamo disponibili a collaborare”); il titolare della ditta esecutrice dei restauri, Luigi Parascandolo, ed il professore Germano Torresi che ha illustrato i lavori effettuati insieme al restauratore con l’autorizzazione della Soprintendenza.

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GERMANO TORRESI – DOCENTE LICEO ARTISTICO “POMPONIO LETO”

Edificata nel 1704 e intitolata al nome di Maria, a San Giuseppe e San Michele, la Cappella Acciari costituisce un originale modello di architettura gentilizia. Fu fondata dall’abate Felice Pandelli e nel 1729, data del primo restauro, ne divenne proprietaria la famiglia Acciari, di origine spagnola, giunta a Sala Consilina intorno alla seconda metà del ‘600, come ramo secondario dei baroni di Bosco Molinaro (piccolo feudo rustico nobile in tenimento di Caggiano) che mirava a consolidare il proprio prestigio. Nei pressi della cappella, si erge il monumentale Palazzo Acciari-Vesci: “…Il restyling voluto intorno al 1735 da Pietro Egidio, con l’aggiunta del portale principale, sorretto da colonne ed ingentilito dal ricamo della balaustra del terrazzo, del frontone con gli stemmi sormontati dalla corona nobiliare, dal portico supportante una loggia coperta ed una terrazza aperta su un ampio e suggestivo panorama, richiamava ancora il rango e l’importanza della famiglia. Simbolo della passata grandezza restava anche la contigua cappella gentilizia, ancora oggi detta degli Acciari, restaurata nel 1729 sullo stile del palazzo, per volontà di un abate di famiglia: un piccolo gioiello nonostante i danni e le spoliazioni subite in tempi recenti”.

Luogo notevole sia per il gusto costruttivo che per il pregio degli stucchi e degli affreschi, questa piccola e preziosa cappella necessitava di una tempestiva ed accorta operazione di restauro conservativo, affidato alla ditta Luigi Parascandolo di Buonabitacolo. La cappella dell’antico palazzo costituisce un significativo esempio di architettura gentilizia settecentesca, che ricrea uno stile barocco intriso di rigore rinascimentale che ancora oggi si propone all’attenzione degli amanti dell’arte con una sontuosa architettura tipica dell’epoca in cui è stata realizzata. Decorata a stucchi nella volta a pieno sesto, vanta pregevoli affreschi effigianti in un tonale impasto di colori lungo l’asse del centro l’Assunta, l’Annunciazione, la Gloria della Vergine mentre sui fianchi è possibile ammirare figure di Santi e Sante. L’altare è in pietra colorata a incastro di bel disegno.

Un sarcofago sovrastato da busto in marmo, eseguito con egregia sapienza ritrattistica, è a specchio di un’edicola che accoglie in un contesto similare di rilievi e sculture in pietra e marmo un ex-voto. Da alcuni documenti pubblicati recentemente si evince che alla decorazione originaria della cappella avevano contribuito artisti del calibro di Giacomo Colombo e Giacomo del Pò. Il prezioso altare settecentesco fu realizzato dal marmoraro napoletano Paolo Mozzetti, come si evince da una cedola di pagamento del luglio 1706 per 220 ducati.

La Cappella ha un valore strategico nel recupero del Centro Storico di Sala Consilina e, di conseguenza, diviene irrinunciabile nella strategia di valorizzazione del centro storico della città. La struttura si presenta costituita da tre armonici ambienti: l’aula, con pavimentazione originale in cotto; il presbiterio, delimitato da una splendida balaustra, con l’altare (entrambi questi elementi in marmo policromo) e la piccola sagrestia, che completa l’insieme. Semplice nelle linee è il prospetto principale, costituito dal portale di pietra, sul cui architrave poggia la complessa insegna araldica della famiglia che un tempo ne fu proprietaria. Il programma per il restauro della cappella Acciari non si è limitato al semplice finanziamento del restauro dei dipinti della Cappella, ma ha offerto un corso formativo per i ragazzi per gli alunni del Liceo Artistico di Teggiano che hanno effettuato i rilievi.

Purtroppo, la pandemia ha impedito al progetto, iniziato quattro anni fa, di procedere in modo spedito, non potendo gli studenti intervenire in presenza, ma alla fine, sotto la presidenza del Club Rotary di Giuseppe La Maida, è stato possibile continuare la strada intrapresa con la formazione di un corso di restauro dei dipinti al quale gli alunni del Liceo Artistico del Pomponio Leto di Teggiano hanno partecipato con un progetto scuola/lavoro.

“Al Past President Mimmo Paladino -ha affermato il presidente del Club Rotary, Giuseppe La Maida- va riconosciuta la tenacia che ha avuto per il completamento dei restauri programmati. Un doveroso ringraziamento va rivolto al Vescovo di Teggiano, mons. Antonio De Luca, al parroco, don Domenico Santangelo, al prof. Germano Torresi dell’Istituto Artistico di Teggiano e alla ditta Luigi Parascandolo di Buonabitacolo che ha effettuato i pregevoli lavori di restauro”.

La famiglia Acciari, giunta nel Vallo di Diano nel periodo del vicereame spagnolo, è stata presente a Sala sino al 1889, data della morte dell’arciprete don Felice, che assieme al fratello Vincenzo ne fu l’ultimo proprietario. La decadenza della famiglia iniziò dopo il 1860 quando i due fratelli, forse perché costretti, ospitarono le drude di alcuni briganti lucani. Infatti, nel Vallo di Diano oltre alle bande formate da briganti indigeni imperversavano anche bande del Cilento e della vicina Basilicata. Tra le più pericolose va certamente annoverata quella capeggiata da Angelantonio Masini che imperversò soprattutto a Sala Consilina e Padula grazie all’aiuto e alla complicità di compiacenti famiglie. Non a caso, nel registro delle taglie messe dal Governo per debellare il preoccupante     fenomeno Masini figurava al terzo posto dopo Carmine Crocco e Ninco Nanco.

Originario di Marsico, Angelantonio Masini, detto Ciuccolo, insieme al cugino Nicola Masini, detto Colicchione, guidò una delle più agguerrite bande della Val d’Agri, non disdegnando incursioni nel Vallo di Diano dove scendeva attraverso i monti che lo dividono dalla Basilicata.
L’avventurosa vita di Angelantonio Masini terminerà proprio nel paese della Certosa il 20 dicembre del 1864 quando fu ucciso nella masseria del manutengolo Gerardo Ferrara che da qualche tempo ospitava la druda Maria Rosa Marinelli a cui il brigante voleva risparmiare un inverno tra i monti.

Per lo stesso motivo, un anno prima il brigante aveva imposto alla famiglia Acciari di Sala Consilina di ospitare Maria Rosa e la druda del cugino Nicola, Filomena Cianciarulo, quest’ultima in stato di gravidanza.  Nella primavera del 1864, la Cianciarulo partoriva una bambina che, dopo avere ricevuto il battesimo nella Cappella di palazzo Acciari, veniva consegnata alla “ruota degli esposti”, nella Chiesa dell’Annunziata, considerata la Chiesa dei poveri in quanto non ricettizia e, quindi, priva di introiti propri. Tra l’altro, non va dimenticato che la Legge Pica del 1863 per la repressione del brigantaggio, aveva ridotto i margini di manovra dei briganti e puniva i manutengoli che li aiutavano.

Alla vicenda di Palazzo Acciari ha dedicato una interessante ricerca il generale Alfonso Vesci che aveva vissuto la giovinezza nello storico palazzo quando fu acquistato dalla sua famiglia.

Il libro, “Briganti a Palazzo Acciari” (UNI Service Editrice, Trento, 2006), ricostruisce l’intera vicenda indagando sul rapporto tra i briganti e gli Acciari nei confronti dei quali fu applicata in modo estremamente rigido la Legge Pica, provocando la decadenza della famiglia.

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