Search

Intervista a Paolo Portoghesi: “La lezione della Città Vallo” (ultima parte)

Progetto Città Vallo di Paolo Portoghesi

Pubblichiamo la parte finale dell’intervista a Paolo Portoghesi, il famoso architetto romano che, negli anni Settanta, su indicazione di Enrico Quaranta e Gerardo Ritorto, elaborò il progetto urbanistico della Città Vallo. L’architetto ha rievocato con Antonia Marmo per Vallo Più quella mitica e visionaria opera.

di Antonia Marmo

Tanti erano i riferimenti formali, storici e anche filosofici che guidavano il progetto della Città Vallo. Ce ne parla?

Innanzitutto, una componente estetica è sempre stata presente nell’architettura popolare del luogo e da lì bisognava partire per risvegliare questa volontà di realizzare questa città ideale. Diciamo che l’abitare diventava proprio il contenuto essenziale, con una visione che poi raramente è entrata nell’architettura, cioè che l’abitare sia il centro del progettare. In questo caso è stato veramente un progetto di abitazione nel senso più ampio e più alto del termine: si trattava di indicare come abitare la valle in modo che rispecchiasse la spinta proveniente dalla modernità e che allo stesso tempo valorizzasse la grande tradizione che il territorio aveva alle spalle.

Paolo Portoghesi nella sua casa di Calcata illustra il progetto Città Vallo

Condizioni che ci riportano alla situazione attuale di rinnovato interesse per i piccoli borghi in Italia, uno spunto importante ancora oggi…

Il bello di questo progetto è che attualissimo. Con la pandemia c’è stata una fuga dalle città e anche se ora tutto è rientrato, questo è fenomeno che dovremo affrontare per il futuro. Chi abita nelle grandi città, con grande densità abitativa, ha sofferto di più rispetto a chi abita nei piccoli paesi, e questo ci deve far riflettere. In questo senso la Città Vallo propone un modello ancora valido, contrastando l’isolamento dei piccoli centri, ma conservandone la dimensione più dilatata.

Infatti, la cosa interessante è che in questo progetto si affrontavano i limiti che di solito appartengono alla piccola dimensione, la mancanza di infrastrutture, di servizi avanzati e diffusi, e dunque si potenziava questo aspetto favorendone l’accessibilità, lo scambio, mantenendo però tutte le qualità della piccola dimensione e della configurazione dei borghi…

Assistiamo da sempre allo scontro tra le tendenze unificatrici e il carattere degli italiani che fanno fatica ad essere coordinati. Basti pensare alle difficoltà incontrate da tanti strumenti urbanistici previsti nel nostro Paese. C’è da vincere una profonda resistenza a considerarsi parti organiche di un tutto… Per questa esperienza, per queste ragioni, va dato merito ancor di più ai politici che avevano posto le condizioni per creare un progetto del genere, tale da generare grande apprezzamento e partecipazione. Agli incontri che si tenevano alla Certosa di Padula c’era sempre un ampio pubblico, la Comunità Montana riuniva molto interesse ed era il motore di questa grande idea.

Progetto Città Vallo di Paolo Portoghesi

Sicuramente per i suoi studi conosceva già la Certosa, l’aveva già visitata in precedenza?

Sì, c’ero stato, era l’unica cosa del Vallo di Diano che conoscevo, in modo particolare la scala, un esempio di interpretazione del tema della scala insuperato. Ci sono molte scale di quel periodo ma lì c’è la capacità di trasformare la scala in una scenografia teatrale, cosa abbastanza inusuale in un convento… Studiando ho capito che però era un convento in cui i secondogeniti delle famiglie nobili finivano per ritirarsi, e dunque aveva questo carattere di reggia. In effetti anche il chiostro grande ha dimensioni eccezionali, di oltre un ettaro, più a richiamare la corte di un palazzo.

Progetto Città Vallo di Paolo Portoghesi

È più tornato in questo territorio?

Sono tornato un paio di volte, sempre volentieri perché ho sempre mantenuto un bel ricordo, nonostante il progetto non sia stato realizzato.

Un’idea di comunità che peraltro si realizzava nella Valle, ma che diventava riferimento anche per i territori limitrofi, tra mare e montagna…

Era un progetto che faceva del Vallo di Diano anche una meta di attrazione turistica allargata, di fulcro organizzativo e abitativo anche in questo senso. Le possibilità del territorio sono moltissime, non solo legate all’economia locale, ma anche al fatto che intorno ci sono tante altre zone interessanti, la Val d’Agri, il Cilento, il parco nazionale del Pollino… L’idea era di farne un centro diffuso unificante anche per queste zone.

Progetto Città Vallo di Paolo Portoghesi

Lo vede ancora possibile, se ci fosse una guida illuminata, uno strumento di pianificazione e finanziamento adeguato?

In questo momento non mi sembra che ci siano le forze adatte… Però c’è da dire che quello che sicuramente porta verso soluzioni del genere è il fatto che la tutela dell’ambiente e, in genere, la difesa da una tecnologia troppo aggressiva, in risposta ai terribili fenomeni che viviamo e che ci aspettano, possano veramente passare attraverso una riorganizzazione del territorio in questo senso. Per far ciò è necessaria una classe politica che abbia progettualità, capacità di vedere al di là della barriera del presente con i tutti i suoi problemi portando delle idee originali.

Conserva qui nel suo studio i disegni della Città Vallo?

In parte li ho donati all’archivio del Maxxi, alcuni li ho qui, poi sono pubblicati in questo mio libro (NdR, Paolo Portoghesi, Il Progetto della Città Vallo di Diano, Edizioni Kappa, Roma 1981) che uscì poco dopo la presentazione del progetto. Vede, io avevo individuato questo sistema di rappresentare le energie, le presenze vitali, attraverso cerchi concentrici, che mi è servita anche come guida per la forma architettonica.

Avevate pensato ad una specie di Capitale?

Il problema non è stato mai affrontato. Io ero contrario a dare una gerarchia tra i paesi, c’era già la gerarchia sostanziale data dai centri maggiori come Sala Consilina… In questo caso, attribuire a uno dei paesi il ruolo di capitale voleva dire tradire l’idea di comunità che il progetto sosteneva. È un discorso sul potere in definitiva, il potere va distribuito, senza accentrare, e questo progetto voleva essere un omaggio a una democrazia più diretta. La cosa interessante è che si tratta di un’idea di città e di territorio che non è morta, perché conserva un legame con quello che in fondo molti desiderano in questo momento. I problemi centrali oggi, in definitiva, sono quelli dell’ambiente, del controllo dello sviluppo tecnologico per non andare in direzioni errate, il tema di una democrazia che sia veramente democrazia e non sia soltanto rappresentatività di alcuni, e questo non può avvenire se non coinvolgendo al massimo la popolazione nelle varie questioni di progettare e abitare il proprio territorio, e quindi dargli anche delle responsabilità attraverso un progetto. Alla fine questo è un progetto educativo.

Progetto Città Vallo di Paolo Portoghesi

È questa la grande lezione della Città Vallo?

Sì, un progetto che metteva le persone appartenenti a una comunità nelle condizioni di sentire tutta la responsabilità verso le istituzioni e verso il proprio patrimonio, il proprio essere. E in questa volontà di trasformare un piano urbanistico in un insegnamento assorbito dalla popolazione, l’architettura aveva una sua parte, perché doveva appunto valorizzare quello che già c’era e nello stesso tempo prospettare un futuro coerente in continuità con l’esistente, non una rottura con esso, come spesso avviene quando si cerca di far progredire e trasformare un certo luogo. C’è da sperare che questa idea trovi qualche possibilità di realizzarsi in futuro, almeno in parte. 

Le precedenti puntate dell’intervista a Paolo Portoghesi

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close