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Con-Tatto – Il Trasformismo: dal “Il Gattopardo” ai giorni nostri, Vallo di Diano incluso

Di Giuseppe Geppino D’Amico

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Questa frase pronunciata da Tancredi, nipote del principe di Salina, tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”, grazie anche all’omonimo film capolavoro di Luchino Visconti, è diventata l’emblema del trasformismo sintetizzato in due parole: “la logica del Gattopardo”.  Ma se il film è riuscito a mostrare il distacco tra la vecchia aristocrazia in declino e la nuova borghesia in ascesa il trasformismo è ben presente nel nostro Paese.

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Trasformismo è il termine con cui la pubblicistica definì la prassi politica, inaugurata da Agostino Depretis, consistente nel dare vita di volta in volta a maggioranze parlamentari intorno a singole personalità e su programmi contingenti, superando le tradizionali distinzioni tra Destra e Sinistra. Alla vigilia delle elezioni dell’ottobre 1882, nel celebre “Discorso di Stradella” Depretis sostenne che non si poteva respingere qualcuno di un altro schieramento politico se “vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma”. Di tipo trasformistico fu considerata anche la concessione di favori alle consorterie locali in cambio del sostegno parlamentare praticata da Francesco Crispi e Giovanni Giolitti che non fu risparmiato dalla satira: “È Giolitti quella cosa / Presidente dei Ministri: Or coi destri, or coi sinistri, / Va nel centro di ciascun”.

Purtroppo, il virus del trasformismo non conosce confini; il termine viene utilizzato, in modo se non proprio spregiativo, comunque polemico e negativo, sia per azioni tendenti ad assicurarsi una maggioranza o a rafforzare la propria parte, sia per la prassi di ricorrere, invece che al corretto confronto, a manovre di corridoio, mettendo da parte qualsiasi coerenza con la linea del partito per il quale si è stati eletti. Emblematico quello che è successo alle recenti regionali in Basilicata dove cambi di casacca e riposizionamenti in corsa hanno ristretto il campo largo auspicato dal PD, determinando l’esito del voto. La decisione dell’ex presidente PD della Regione, Marcello Pittella, di appoggiare, unitamente ad alcuni partiti non di destra quali Azione e Italia Viva, ha favorito la vittoria di Vito Bardi, candidato di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati.

E nel Vallo di Diano? Non è che le cose vadano meglio perché i cambi di casacca non mancano, favoriti dalla mancanza di liste di partito. Ne consegue che in una stessa lista civica si ritrovino insieme esponenti di centrosinistra e centrodestra. È il caso di Sala Consilina dove nella seconda giunta guidata dal PD Francesco Cavallone ritroviamo assessore Michele Galiano (Fratelli d’Italia) che alle amministrative di giugno prossimo, dovrebbe staccarsi da Cavallone per dare vita ad una lista di centrodestra a forte connotazione Fratelli d’Italia. Tra i compagni di viaggio di Galiano, lo ha dichiarato martedì scorso a 105 Tv Roberto Celano, responsabile provinciale di Forza Italia, non ci sarebbe Alessandro Carrazza che cinque anni fa entrò in consiglio comunale con la lista Evoluzione Sala: Carrazza correrebbe con la lista di Domenico Cartolano, intenzionato a riprovarci dopo la sconfitta di cinque anni fa. Con Cartolano dovrebbe esserci un altro assessore uscente, Bartolo Lettieri, per cui se Cavallone deciderà di ricandidarsi per il terzo mandato dovrà inserire diverse new entry. Anche perché Gelsomina Lombardi e Vincenzo Garofalo hanno comunicato che non si ricandideranno.

L’ultimo cambio di casacca è avvenuto a Polla dove l’assessore alla Gentilezza, Federica Mignoli, alla seconda consiliatura (prima con Rocco Giuliano e poi con Massino Loviso, esponenti di centrosinistra) è passata armi, bagagli e… gentilezza alla Lega di Matteo Salvini. Mignoli ha incontrato il “Capitano” il 9 aprile scorso in un convegno al museo delle ferrovie a Pietrarsa; è salita sul treno della Lega e subito è stata nominata vice coordinatrice provinciale con delega per l’area sud. Nel darne notizia con un post su Facebook, l’assessora ha anche detto che continuerà a lavorare per il suo paese. Quindi, non è intenzionata a dimettersi come alcuni consiglieri auspicavano. Le dimissioni lei non le ha presentate, il sindaco non gliele ha chieste per cui, a meno di decisioni future, a Palazzo Santa Chiara si andrà avanti tutti insieme appassionatamente in ordine sparso. Come affermato all’inizio, il trasformismo è un male antico e difficile da guarire, ben presente anche all’epoca della prima Repubblica. Quando una persona lasciava il partito X per approdare al partito Y il partito dal quale usciva lo considerava alla stregua di un traditore da combattere; per il nuovo partito, invece, era meritevole della massima stima in quanto aveva avuto il coraggio di sottoporre a revisione critica la propria ideologia, quindi era da premiare con un incarico migliore.

Concludiamo con un interrogativo che andava di moda all’epoca della prima Repubblica con relativa risposta: qual è la differenza tra un’azienda privata e un partito politico? La risposta è semplice: “Dopo 30-40 anni di lavoro un’azienda ti riconosce il TFR (la cosiddetta buona uscita); il partito politico, invece, concede alla new entry il buon ingresso con l’aggiunta di un incarico migliore rispetto a quello ricoperto nel partito di prima”. Si può spiegare anche così la logica del Gattopardo.

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