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Intervista a Teresa Romano, da Casalbuono al mondo (parte seconda)

Teresa Romano

di Antonia Marmo

La prima parte dell’intervista è al seguente link Teresa Romano, un talento del Vallo dall’Europa al Giappone

Nel canto lirico il lavoro è totale. Oltre al canto, con tutte le componenti tecniche, c’è una forte impronta interpretativa, l’approccio teatrale è molto presente e il tutto avviene in musica: come ti prepari per un’opera, come lavori con questi molteplici aspetti, come li tieni insieme?

Ho imparato man mano a strutturare il mio studio, intanto non passa giorno che non lavori sul mio strumento: studio tecnico vocale anche dopo le stesse performances, per controllare e integrare le nuove acquisizioni, insieme ad una conoscenza sempre più profonda del mio corpo, è fondamentale per me avere un approccio razionale e scientifico e cercare di non lasciare nulla al caso, solo in questo modo ho potuto nell’arco di 17 anni di carriera attraversare un ampio ventaglio di repertori e seguire e guidare la mia stessa voce. Lo studio di un ruolo o la ripresa di esso inizia sempre da tre componenti che fin da subito sono intrecciate tra loro: lo studio tecnico vocale, quello ritmico musicale e quello che riguarda il testo. Il dominio tecnico e musicale del ruolo sono la base su cui poi costruire il personaggio e maturare la propria interpretazione. Quindi approfondisco il testo, mi informo sulla genesi dell’opera e del romanzo o testo da cui prende ispirazione. È un lavoro profondo e non breve per il quale è necessario avere tempo. Quando ho cantato la prima volta Turandot nel 2016, avevo iniziato a lavorarci circa tre anni prima!

Teresa Romano

Questo è solo il lavoro preparatorio, poi inizia la produzione vera e propria con il montaggio della regia e la concertazione musicale del direttore d’orchestra e qui tutto prende forma sempre nuova e diversa a seconda del progetto. È un lavoro complesso ma sempre vivo e stimolante. Senza parlare del viaggio interiore che ogni volta avviene! Sono personaggi commoventi, strazianti, combattivi, ostinati, disperati, gioiosi e profondi, ogni volta si indossa un abito diverso e si capisce meglio l’animo umano, quell’essenza che solo i grandi letterati e compositori sapevano cogliere e rappresentare. È un privilegio dar voce a tutte le anime di questi personaggi prima ancora di essere un immenso piacere!

Ci dici quali sono le tue opere preferite? E le interpreti che ami di più?

Non ho un’opera preferita, le amo tutte: quelle che sto cantando, quelle che canterò e quelle che non canterò mai. Di interpreti ho una lunga lista, ognuna ed ognuno per delle particolari caratteristiche. Ma dovendo sceglierne qualcuna per sintesi tra splendida natura vocale e tecnica. direi Renata Tebaldi ed Ebe Stignani, eccezionali soprano e mezzosoprano degli anni d’oro della prima metà del ‘900.

Teresa Romano – Foto di Rosemary Petraglia

Ti sei esibita in tanti teatri prestigiosissimi in Italia e all’estero, quali sono quelli che ti sono rimasti nel cuore e perché?

Molti sono i Teatri che sono nel mio cuore per diversi motivi… non solo i grandi come la Scala, il San Carlo e la Fenice, ma anche e soprattutto le laboriose fondazioni e teatri di tradizione italiani, che hanno creduto in me e hanno investito nelle mie capacità chiamandomi a debuttare ruoli importanti in splendidi allestimenti.

Cosa ascolti quando non ascolti musica classica e musica lirica?

Ascolto per rilassarmi soprattutto musica strumentale classica, come sinfonie e concerti solistici, invece di opera ascolto per piacere spesso Mozart oppure ciò che mi interessa in quel momento. Ma amo molto anche altri generi, come il jazz americano dagli anni ‘30, ‘40 e ‘50.

Guardando al futuro prossimo, dove possiamo ascoltarti e vederti in Italia a breve e, guardando più lontano, cosa ti piacerebbe fare che ancora non hai fatto?

Prossimamente sarò nei Teatri di Piacenza e Modena per il debutto in Fedora, nel ruolo del titolo per la regia di Pier Luigi Pizzi e per Don Carlo nel ruolo della Principessa di Eboli. Riguardo ai ruoli che mi piacerebbe fare, ci sono tutti quelli del repertorio mezzosopranile in cui sono solo all’inizio! Penso ad Azucena del Trovatore, il Requiem di Verdi E poi i ruoli splendidi del repertorio francese come Carmen e Dalila del Samson e Dalila.

Teresa Romano – Foto di Rosemary Petraglia

Infine, tornando al nostro territorio, pensi che si possa fare di più per la conoscenza, lo studio e la diffusione della musica lirica nelle nostre zone, hai qualche idea in tal senso intorno alla quale ti piacerebbe lavorare o da suggerire alle istituzioni e ai soggetti culturali?

Come in tutta la provincia italiana ci sarebbe tanto da fare partendo ovviamente dalla scuola, ma nello specifico del nostro territorio a sud di Salerno mi piacerebbe vedere le amministrazioni chiamare a raccolta i propri talenti che sono in giro per l’Italia e il mondo, non solo per esibizioni ma per progetti di scoperta di questo genere musicale con laboratori e coinvolgimento attivo delle nuove generazioni che già studiano musica o che vorrebbero farlo. Dei work shop in cui lavorare con le realtà educativo musicali presenti, che oggi sono numerose e molto attive. Siamo purtroppo lontani dai nostri Teatri principali, quindi bisogna portare la lirica in tutti i nostri luoghi d’arte e storici almeno con un paio di appuntamenti annuali. La lirica oggi è molto più dinamica e vitale di quanto si immagini, vive sui social e le piattaforme on line che velocemente raggiungono appassionati e curiosi di ogni età che spesso, dopo un po’ di visualizzazioni, cercano lo spettacolo  dal vivo più vicino in cui vivere l’esperienza live, che resta unica e insostituibile.

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