Search

Le Storie di Vallo Più – Dario e Michele, c’era una volta Negro. Ora organizzeranno Festival in Paradiso

Di Antonio Sica

Dario Ziggiotto

Una volta il “milanese” Dario Ziggiotto mi disse: “Per usare un termine caro a De André mi piacerebbe essere lo «scemo del villaggio» attraverso cui, con la mia lettura del vostro territorio da estraneo, o se volete da migrante, vi si possa restituire la vostra fierezza identitaria. Non per farne una appartenenza contro le altre appartenenze, ma una identità di scambio. Conoscersi per riconoscersi, il dialogo avviene su questo. Vorrei che Negro fosse lo specchio di un sentimento che dal Vallo di Diano e dal Sud musicalmente possa ripartire per tutta l’Italia”.

Ho appreso con grande dispiacere la notizia della scomparsa di Dario Ziggiotto, manager di tanti grandi artisti della musica italiana. Ma soprattutto per noi del Vallo di Diano l’indimenticabile direttore artistico di Negro Festival, la rassegna nazionale di musica e cultura etnica che ha a lungo rappresentato uno dei più importanti eventi musicali del Sud Italia. Immediatamente il pensiero è andato a Michele Caggiano, l’altro grande protagonista di quella indimenticabile, lunga stagione che portò le Grotte di Pertosa-Auletta a diventare inconfondibile simbolo ed emblema di musica, cultura e integrazione. Ricordo in particolare una delle edizioni più riuscite di Negro Festival, quella del 2011, quando Dario -che dava del «tu» ai giganti della musica nazionale e internazionale- riuscì a portare nel Vallo di Diano gente del calibro di Goran Bregović e Mannarino. Quello che maggiormente colpiva era la sua abilità nel riuscire a convincere i grandi artisti -giocando su percorsi musicali che avevano come diceva lui un «fil rouge», un filo conduttore strutturato nei minimi dettagli- che la loro “luminosità” non serviva soltanto a loro, ma poteva essere utile a identificare un progetto, dando spazio e possibilità di farsi conoscere a tanti altri musicisti e gruppi musicali. Negro Festival era la musica come occasione di stare insieme, come capacità di fare riferimento ad altre culture e ad altre sensibilità. Oggi, nell’era del “tutti contro tutti”, quanto ci manca quella apertura mentale, quella sensibilità che invece caratterizzava il pensiero di Dario Ziggiotto e Michele Caggiano. E che riuniva migliaia di persone provenienti da tutta Italia presso le Grotte dell’Angelo, con il sorriso stampato in viso e la voglia di stare insieme.

Certo, per il “milanese” Dario Ziggiotto quella di Negro Festival è stata una parentesi -pur significativa- nell’ambito di una carriera professionale straordinaria. Con la sua Agenzia “Comunicazione per le Culture e le Musiche” ha seguito come ufficio stampa e management artisti del calibro di Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Ornella Vanoni, Ivano Fossati, Laura Pausini, solo per citarne alcuni. Eppure, chi lo ha conosciuto nel Vallo di Diano, chi ha avuto la fortuna di trascorrere anche soltanto un po’ di tempo insieme a lui, non può dimenticarne l’amore per la musica e per la parola, la gentilezza e la disponibilità, la sconfinata cultura. Nei rapporti personali ancora prima che nella sfera professionale, ti rendevi conto all’istante di avere a che fare con una persona straordinaria, fuori dal comune. E poi Dario amava il Vallo di Diano: “Io penso questa terra -diceva sottolineando sempre la sua posizione da «emigrato», perché veniva a lavorare qui dal Nord- si deve accorgere delle bellezze che ha, e deve gestirle a tutto campo, il più possibile. Se c’è passione per la cultura e per il proprio territorio è bello pensare di far fruttare questo patrimonio e allo stesso tempo di goderne, andandone fieri”.

Di Negro Festival oggi si sono purtroppo perse le tracce, e capita di chiedersi come sia stato possibile. Per il nostro territorio è stato un delitto rinunciare un evento così importante, non soltanto in chiave musicale ma anche per i messaggi positivi che riusciva a trasmettere, dei quali oggi si sente un gran bisogno.

La tristezza che accompagna la notizia della scomparsa di Dario Ziggiotto, avvenuta il 30 gennaio in seguito a una lunga malattia, si lega a quella che un po’ di tempo fa ci aveva trasmesso la scomparsa di Michele Caggiano. E questo senso di vuoto che ne deriva ci fa capire che Negro è esistito anche per la loro capacità di mettersi al servizio di una idea e di un progetto, con tutte le loro forze. Li accomunava, soprattutto, la volontà di trasmettere valori importanti. Capacità e voglia che probabilmente altri, oggi, non hanno. Portando Negro a quei livelli straordinari, Dario e Michele hanno dimostrato di essere grandi anche loro, e probabilmente non hanno eredi. Mi piace pensare che continueranno a organizzare Festival meravigliosi in Paradiso.

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close