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Di Pari Passo – La violenza e l’offesa al corpo e all’anima delle donne: intervista all’avvocato Nicola Pellegrino

Di Rosa Mega

Quanta forza occorre per superare il trauma di uno stupro? Quanto è difficile per la vittima di questa ignobile violenza denunciare e affrontare l’iter processuale che segue e nel quale, in reati come questo, emergono fin troppo spesso pregiudizi e stereotipi sessisti? La rubrica Di Pari Passo ne ha discusso con l’avvocato Nicola Pellegrino. Un confronto interessante, dal quale emergono criticità e proposte su quanto ci sia ancora da lavorare in questo campo perché in casi di violenza del genere dal linguaggio nelle aule dei tribunali durante il processo all’impatto mediatico di queste vicende nei vari social è facile che la donna si ritrovi da vittima a carnefice: ma le donne non sono mai complici di uno stupro.

Originario di Sassano, 48 anni, l’avvocato Pellegrino ha seguito -e sta seguendo attualmente- numerosi processi in casi di violenza sessuale, maltrattamenti e stalking.

Ritiene ci sia stato un aumento in Italia di reati di violenza sessuale?

“La violenza sessuale costituisce una piaga sociale che richiede una profonda riflessione. Nonostante l’evoluzione dei tempi e una maggiore sensibilità sul tema, purtroppo constatiamo che ciò non si traduce in fatti concreti. Si assiste sempre più ad episodi di violenza soprattutto commessi da giovani, con i presunti autori a volte addirittura minorenni”.

Cosa ritiene si possa fare per prevenire reati di questo tipo?

“Quando la giustizia interviene significa che qualcosa non ha funzionato e il danno è stato già perpetrato. Nessuna condanna potrà ripagare il torto subito e, pertanto, è imperativo agire preventivamente. La società deve promuovere una cultura che sfidi gli stereotipi di genere, educando sul consenso e offrendo sostegno alle vittime”.

Ritiene che l’interesse mediatico in reati del genere sia necessario e costruttivo?

“L’attenzione mediatica mirata è necessaria per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere i cambiamenti culturali e legali necessari ma è necessario allargare l’orizzonte ed agire per mettere in campo risposte molteplici”.

Pensa a delle proposte in particolare?

“Ritengo sia utile incorporare un programma di educazione sessuale nelle scuole gestito da personale esperto e qualificato con corsi dedicati al rispetto reciproco, al consenso e alla consapevolezza delle dinamiche di potere. Questo non solo contribuirebbe a formare giovani consapevoli e responsabili ma rappresenterebbe anche un passo significativo verso la creazione di una società più equa e consapevole. In molte scuole esistono già percorsi del genere ma spesso vengono lasciati alle iniziative del singolo istituto. Occorre dunque istituzionalizzare tali percorsi”.

Accanto a queste azioni preventive cosa ritiene sia necessario introdurre quale sostegno alle vittime di violenza sessuale?

“La violenza sessuale, una delle più gravi violazioni dei diritti umani, lascia sulle vittime ferite profonde non solo fisiche ma anche e soprattutto psicologiche. Dinanzi all’aumento di casi del genere in Italia emerge con prepotenza la necessità di un sostegno psicologico specializzato per le vittime quale parte fondamentale del loro percorso di rinascita. C’è inoltre l’urgenza di integrare i servizi esistenti con centri specializzati che offrano consulenza e terapia psicologica gratuita. La mia proposta punta a garantire l’accesso a tali servizi in tutto il territorio nazionale promuovendo al contempo la formazione di professionisti specializzati nell’assistenza psicologica a queste vittime. L’obiettivo è duplice: fornire un sostegno concreto a chi subito violenze facilitando il loro processo di guarigione e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. La salute mentale è un diritto fondamentale e  nei processi  per reati di violenza di genere garantire un supporto adeguato alle vittime è un passo cruciale verso una società più giusta e solidale”.

Dalla denuncia da parte della vittima all’avvio dell’iter processuale cosa ritiene vada modificato?

“Ci troviamo di fronte ad un crimine orribile che, quando dimostrato, deve essere punito con una pena che sia anche di monito per tutti. È anche doverosa una riflessione sulla mancata adozione -in alcuni casi- di misure cautelari nei confronti dei presunti autori del reato. Pur riconoscendo che la misura cautelare rappresenta sempre “l’extrema ratio”, in generale ritengo fondamentale che ci sia una pronta risposta del sistema giudiziario per evitare nel frattempo la reiterazione dello stesso reato”.­

ROSA MEGA

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