Search

Con-Tatto – Il Tanagro, un fiume difficile

Di Giuseppe Geppino D’Amico

La recente presentazione a Polla del saggio monografico di Vitantonio Capozzi, “Viaggio nel tempo col Tanagro” ha riportato l’attenzione sul fiume che attraversa tutto il Vallo di Diano, un ammalato cronico al cui capezzale sono accorsi da secoli i migliori ingegneri ma, almeno finora, con scarsi risultati perché il Tanagro continua ad essere “un fiume difficile”: troppo spesso in inverno rompe gli argini, straripa e invade i terreni circostanti; nel periodo estivo mostra tutti i limiti a causa di una manutenzione carente. Eppure è un elemento paesaggistico tra i più connotativi del nostro comprensorio!

GUARDA IL VIDEO CON LA NUOVA PUNTATA DI CON-TATTO:

“Il 23 gennaio 1980 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici concluse con un parere favorevole l’esame del progetto speciale 23 di sistemazione del fossato Maltempo nel Vallo di Diano. Il 22 febbraio 1982, tornando ad occuparsi dello stesso argomento, il Consiglio Superiore confermava il parere espresso e dava via libera alla realizzazione delle opere”. È questo l’incipit del saggio Il Tanagro un fiume difficile di Arcangelo R. Amarotta pubblicato nel 1985 nel terzo volume (tomo 2) della Storia del Vallo di Diano (Laveglia Editore). Sono trascorsi 40 anni ma il fossato Maltempo è sempre lì a fare da imbuto alle acque del fiume con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

In realtà, ci troviamo di fronte ad un problema atavico per il Vallo di Diano: ci hanno provato in tanti, a partire dai Romani, ma almeno finora il problema non è stato risolto in modo definitivo e il Tanagro continua ad essere “un fiume difficile”. Nel corso della presentazione del libro di Vitantonio Capozzi, Alfonsina Medici ha ricordato un dato molto importante: “Il Tanagro è quanto rimane dell’antico lago pleistocenico che colmava tutta la vallata, per cui gli abitanti della zona hanno intessuto col fiume un legame di profonda gratitudine per il sostentamento offerto al territorio e per essere stato una barriera di protezione contro invasori e predoni. Purtroppo, però, non sono mancati continui momenti di conflittualità durante i quali gli abitanti hanno dovuto difendersi dalle pericolose inondazioni del periodo invernale che, tuttora, se pure in misura minore si verificano”.

Su questo le testimonianze non mancano. Anzi, abbondano sia per quanto riguarda gli scritti sia per le testimonianze grafiche. I primi tentativi di bonifica ci riportano ai Romani che realizzarono anche il fossato Maltempo. Lavori certamente importanti che, però, non riuscirono a risolvere il problema che sarà affrontato, sempre con scarsi risultati, anche nel Medioevo e in epoche successive. Nel 1698 il Governo decise l’ampliamento del fossato Maltempo ma, purtroppo, anche questo tentativo fu vanificato dalle popolazioni che ne osteggiarono la realizzazione. Anche durante il periodo borbonico furono fatti importanti tentativi per impedire le esondazioni del fiume perché, come scriveva Nicola Vivenzio, si riteneva necessaria ed opportuna l’apertura del fossato, che avrebbe permesso il convogliamento delle acque fluviali, le quali, quando non defluivano, provocavano danni alla salute degli abitanti per le esalazioni moleste e malsane causate dall’impaludamento dei terreni.  Addirittura nel 1788 venne a Polla Sua Maestà in persona, Ferdinando IV di Borbone, per verificare de visu l’andamento dei lavori. Certo, i tecnici dell’epoca non mancarono di pronunciare sperticati elogi nei confronti del sovrano ma anche in questo caso i risultati non furono soddisfacenti. Non vanno dimenticati i lavori di cementificazione dell’alveo del fiume realizzati dal Consorzio di Bonifica intorno agli anni ’60 del secolo scorso sulla cui utilità non sono mancati forti dubbi ritenendo che la cementificazione non ha fatto altro che aumentare la velocità delle acque verso il fossato Maltempo.

Il problema della bonifica, discusso e affrontato da secoli ma senza arrivare ad una soluzione ottimale, esiste e resiste. Anche perché, ed è questa l’opinione espressa pubblicamente dal sindaco di Polla, Massimo Loviso, “il grosso problema è rappresentato dal Fossato Maltempo e dall’inghiottitoio delle Clive. Sul fiume, però, ci sono troppe competenze: Consorzio di Bonifica, Regione Campania (tramite il Genio Civile), Ente Riserve Naturali Regionali “Foce Sele Tanagro” e “Monti Eremita Marzano. Il Comune di Polla ha ottenuto un finanziamento (fondi PNRR) di 750.000 euro per la progettazione esecutiva cantierabile per mettere in sicurezza gli argini del Tanagro nel nostro territorio e per un nuovo ponte sul fiume da realizzare nei pressi della Chiesa di Cristo Re”.

Un altro importante progetto è stato finanziato dalla Regione Campania al Consorzio di Bonifica Vallo di Diano-Tanagro per la messa in sicurezza del fiume Tanagro. Ne ha dato notizia il consigliere regionale Corrado Matera: i primi 6 milioni di euro sono disponibili, e il Consorzio di Bonifica può quindi procedere all’appalto e all’esecuzione dei lavori in quanto è già stata firmata la Convenzione tra il presidente del Consorzio di Bonifica Vallo di Diano-Tanagro, Beniamino Curcio, e il Direttore Generale del settore Ambiente, Difesa del suolo ed Ecosistema della Regione Campania, Michele Palmieri. Per Corrado Matera “si tratta di un risultato straordinario perché per la prima volta la pericolosità del fiume Tanagro viene affrontata non attraverso provvedimenti tampone, ma con l’attuazione di un progetto che prevede lavori strutturali per 12 milioni di euro”. Al progetto principale di 12 milioni di euro si affianca un altro provvedimento della Regione Campania, che ha affidato ulteriori 3 milioni di euro a SMA Campania (una società in house della Regione) per provvedere, di concerto con il Consorzio di Bonifica, allo svuotamento delle vasche di Polla, Cappuccini e Mesole e a lavori urgenti di ripristino di opere idrauliche danneggiate.

A questo punto la domanda nasce spontanea: avremo finalmente la risposta più adeguata alle esigenze di sicurezza delle comunità del Vallo di Diano e del Tanagro? Non ci resta che attendere. Nel frattempo, per l’auspicio ci affidiamo al grande Nino Manfredi: “Fusse che fusse la volta bona!”.

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close