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L’anatema di Francesco Sisinni all’Interclub del Rotary: “Certosa di Padula prima profanata e oggi desolata” (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Un Interclub molto partecipato quello che si è svolto nella Certosa di Padula, organizzato dal Club Sala Consilina-Vallo di Diano con la partecipazione di Club di tre Regioni (Campania, Calabria e Basilicata): Club Al Mantiah Calabria (Presidente: Luigi Coccimiglio), E-Club Satellite Belvedere Alto Tirreno (Antonio Manzella), Campagna-Valle del Sele (Gaetano Pierro), Eboli (Gianpiero Comite), Vallo della Lucania-Cilento (Giuseppe Ametrano) e Val d’Agri (Giovanni Vita).

A fare gli onori di casa il presidente del Club Sala Consilina-Vallo di Diano, Giuseppe La Maida che ha ufficializzato l’ingresso nel Club quale nuovo socio Settimio Rienzo, presentato dal past President Vincenzo Nicodemo. Presenti, tra gli altri, i past Governor Ciccio Socievole e Marcello Fasano (ex Distretto 2100) e Pina Maiuri, Assistente del Governatore Alessandro Castagnaro. Ospite della manifestazione il prof. Francesco Sisinni, già direttore generale del Ministero dei Beni Culturali, che ha tenuto una brillante conversazione.  

GUARDA L’INTERVISTA ESCLUSIVA AL PROF. FRANCESCO SISINNI:

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Nel corso del suo intervento l’illustre studioso ha ripercorso la storia e la storia dell’Arte del Cenobio padulese, ricordando tutte le attività svolte nel periodo in cui la Certosa è stata affidata alla Soprintendenza ai Beni Ambientali, Architettonici e Artistici di Salerno e Avellino, istituita dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Grandi meriti vanno attribuiti al prof. Francesco Sisinni, al Soprintendente Mario De Cunzo e alla Direttrice Vega De Martini. A partire da allora, oltre ad importanti lavori di restauro, la Certosa ha ospitato tantissime iniziative di notevole spessore culturale (corsi di restauro, concerti, seminari organizzati dall’Università di Salerno) e mostre d’arte come quella su “Paestum e la memoria moderna del dorico” (dopo Padula allestita anche a New York e a Mosca). Altre mostre che hanno lasciato il segno sono quelle sulle opere del ricco patrimonio D’Avalos (“Fulgidi amori, ameni siti e perigliose cacce”), “Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale” e le mostre scaturite dai restauri delle opere d’arte effettuati in loco: “La Certosa sotterranea”, “La Certosa ritrovata”, “Il Vallo ritrovato”, “Il Cilento ritrovato”, senza dimenticare quella dedicata al “Ciborio bronzeo”, disegnato da Michelangelo e realizzato da Jacopo Del Duca, recuperato al patrimonio della Certosa.

 Quando i vertici della Certosa sono cambiati si è passati dalle mostre dedicate all’arte del Seicento-settecento all’arte contemporanea e la Certosa ha ospitato, non senza polemiche legate alla opportunità di allestire in quel “luogo sacro” mostre d’arte contemporanea come “Le Opere e i Giorni”, “Ortus Artis” e “Fresco Bosco”. Sia nel corso dell’intervento che nell’intervista rilasciata a vallopiù.it il prof. Sisinni non ha nascosto la sua “indignazione” per gli allestimenti delle mostre d’arte moderna del 2004 ritenendo che la Certosa non si mortifica come è stata mortificata. Queste cose le ho scritte allora ma la mia è stata una voce nel deserto: io non c’ero più; Vega De Martini non c’era più. Sono state spese somme enormi per mettere in Certosa uccelli morti e materassi sporchi e macchiati per mortificare i Certosini. È stata una profanazione. Io sono ancora qui con i miei 89 anni a testimoniare quello che è avvenuto perché io ho amato la Certosa e continuerò ad amarla, ed è bello vedere che non sono solo”. Parole dure che hanno colpito i presenti.

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Un fatto è certo: da quando i Certosini hanno lasciato Padula uno strano destino sembra essersi abbattuto sul cenobio fondato da Tommaso Sanseverino: le diverse autorità che se ne sono occupate, spesso in polemica tra loro, non sono riuscite a stabilire un nuovo ruolo ed una funzione ottimale nell’interesse della Cultura e del territorio. Oggi la Certosa non sta vivendo il suo momento migliore per cui è legittimo chiedersi: quale futuro la attende? E che fare per assicurarle un futuro degno del suo valore e dei suoi antichi fasti, anche in considerazione del fatto che da anni fa parte del patrimonio UNESCO e, quindi, è patrimonio mondiale da salvaguardare? Forse, si dovrebbe ripartire dalle parole pronunciate nel 1888 da Ruggero Bonghi che visitò la Certosa su invito dell’on. Giovanni Camera: ”Facciamoci a dirlo chiaro; edifici così vasti non si mantengono checché vi si spenda se non si usano”. Sono parole di straordinaria attualità di cui tenere conto per ripartire mettendo da parte qualsiasi tentativo di polemica. A chiederlo è la Certosa con la sua storia e i valori di cui è portatrice.

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Una superficie murata di 250.000 metri quadrati di cui 31.000 coperti, 370 metri in lunghezza e 180 in larghezza; 320 camere, 500 porte, 550 finestre, 70 camini, 51 scale, 41 fontane, 13 cortili, portici e logge per 1.120 metri con oltre 300 archi. Sono cifre che non hanno bisogno di ulteriori commenti. Nella rete delle Certose Europee, la Certosa di Padula rappresentava un polo importante e i contatti erano pressoché continui. Fondata nel 1306 grazie alla munificenza di Tommaso Sanseverino, figlio di Teodora d’Aquino (sorella di San Tommaso) e dedicata a San Lorenzo, la Certosa di Padula accolse nel silenzio delle sue mura i monaci di San Brunone, dediti alla preghiera e alla contemplazione nel silenzio. Da allora, se si escludono gli anni del Decennio Francese nel regno di Napoli (dal 1806 al 1815) i Certosini vi dimorarono fino al 1866 quando, a seguito della soppressione di alcuni ordini monastici, il cenobio fu annesso ai beni demaniali. Iniziava per la Certosa il periodo più brutto dei suoi sette secoli di storia: eppure il saccheggio continuo di tante opere d’arte ed il suo utilizzo come campo di prigionia durante le due guerre mondiali del XX secolo non ne hanno minimamente intaccato la maestosità. La splendida facciata barocca, la Chiesa con il portale in cedro del Libano e con i suoi capolavori del barocco, il preziosissimo coro ligneo, la sala del tesoro, il refettorio, le cucine, la tomba del fondatore, l’appartamento e la biblioteca del priore, a cui si accede attraverso una scala a chiocciola di straordinaria fattura, lo scenografico scalone che porta alla passeggiata coperta, realizzato nel 1761 dall’architetto Gaetano Barba, le colonne del chiostro (il più grande d’Italia), le celle, le cantine, il cimitero antico ed i giardini hanno conservato tutto il loro fascino e la loro bellezza.

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Il prof. Francesco Sisinni è nato a Maratea, comune in cui ha rivestito la carica di sindaco dall’aprile 1995 al febbraio 1997. Già docente universitario, giovanissimo risultò primo nella graduatoria del concorso direttivo nel ministero della pubblica istruzione, àmbito nel quale assunse presto incarichi dirigenziali. Dopo aver conseguito una laurea negli Studi Europei con il massimo dei voti, a seguito di concorso, passò al ministero degli Affari Esteri, dove fu impiegato in compiti in Italia e all’estero, tra cui quello di “consulente culturale” del ministro Aldo Moro.

Nel 1974 collaborò con il ministro Giovanni Spadolini alla creazione del ministero per i beni culturali e ambientali sotto il governo Moro IV, ministero in cui rivestì la carica di primo segretario generale del Consiglio Nazionale e, successivamente, di Direttore generale alle Antichità per circa vent’anni.  Nel 1994, durante il dicastero di Domenico Fisichella, ricoprì l’incarico di responsabile dei beni archivistici. Successivamente fu nominato direttore generale per la difesa del suolo e, poi, responsabile di sezione della Commissione Tecnico-Scientifica per l’Ambiente. Già Direttore Generale delle Accademie, eletto Accademico d’Onore il 10.9.1977. Particolarmente nutrito il numero delle pubblicazioni tra le quali ricordiamo soltanto “I miei Beni” (1990) e “I Beni Culturali sono il futuro di Napoli” (1990).

Al prof. Sisinni il nostro territorio deve molto per quello che ha fatto per la Certosa, per il Vallo di Diano e per il Cilento dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Grazie a lui, al soprintendente Mario De Cunzo e alla direttrice Vega De Martini la Certosa tornò a splendere. Tantissime le opere d’arte restaurate nel laboratorio di restauro che fu qui istituito, così come numerose sono le mostre che inaugurava personalmente il 10 agosto di ogni anno. Ha altresì curato varie opere ed ha edito numerosissimi saggi, fondato riviste e scritto oltre cento prefazioni a cataloghi d’arte. Dantista, fa parte di numerose Accademie e Istituti Culturali nazionali e internazionali.

Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana – 27 dicembre 1992. Inoltre, gli sono stati conferiti numerosi Premi per la Cultura, fra i quali il Premio Lucania Oro (1989), Benemerenze e Onorificenze (anche europei e stranieri). Fa parte degli Ordini Cavallereschi di Malta, del Santo Sepolcro, di San Giorgio e di San Gregorio.

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1 comment

  1. Perché non fare gestire, sia la parte di proprietà del Comune di Padula, sia quella della sovrintendenza , al prof. Sisinni ,ovviamente sia il sindaco che la direttrice dovrebbero farsi da parte.

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