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Al via a Polla la tradizionale “Tredicina” in onore di Sant’Antonio

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Presso il Santuario Francescano di Polla, dedicato a Sant’Antonio, inizia oggi la tradizionale “Tredicina” in onore del Santo di Padova. È una tradizione che va avanti da secoli in virtù della venerazione che gli abitanti di Polla hanno sempre avuto per il Santo. Tema di quest’anno “I sette Sacramenti” scelto per riscoprire la spiritualità del Santo. Le riflessioni saranno tenute dai frati della Provincia Religiosa Salernitano-Lucana. Quest’anno ricorre anche l’800esimo anniversario della prima edizione del presepe realizzato da San Francesco a Greccio ed è per questo che i Francescani di Polla vogliono collegare la devozione per i due Santi. Particolarmente nutrito il programma religioso che può essere consultato nelle apposite locandine.

In particolare, oggi alle ore 19,30, dopo la solenne celebrazione eucaristica sarà inaugurata la mostra di ricami a cura dell’Ordine Francescano Secolare. La mostra sarà visitabile fino al 13 giugno dalle ore 16,30 alle ore 18,30. Va segnalata la presenza del Rev.do Dom Riccardo Luca Guariglia OSB, Abate Ordinario di Montevergine, il quale il 2 giugno (ore 17,00) presiederà un incontro formativo sul tema “Il significato della preghiera nella Vita Consacrata”. Martedì 13 giugno, Solennità di Sant’Antonio di Padova, il Vescovo della Diocesi di Teggiano, Mons. Antonio De Luca, presiederà il solenne pontificale (ore 6,30) e procederà alla benedizione del pane e dei gigli. 

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Nel Vallo di Diano i Francescani sono presenti dagli inizi del XIV secolo quando a Teggiano fu costruito un convento dedicato al Santo di Assisi. Successivamente la loro presenza è aumentata notevolmente con Conventuali, Osservanti e Cappuccini.

Estratto dal volumetto dedicato a Padre Tommaso Sabbatella a cura di Geppino D’Amico

Il complesso francescano di Polla, dedicato a Sant’Antonio, innalzato a dignità di Santuario nel 1993 dal Vescovo di Teggiano, mons. Bruno Schettino, e da circa dieci anni gemellato con la basilica di Padova in seguito al prodigio della lacrimazione della statua del Santo (12-13 giugno 2010), fu istituito nel 1541 su richiesta della locale Università, al tempo del marchesato dei Villano. Non avendo subito soppressioni, presenta le strutture d’origine, ma soprattutto una decorazione ricca e suggestiva che non ha eguali nel Vallo e nella Provincia.

In origine era un semplice complesso di periferia, ma nel giro di poco più di un secolo divenne un polo religioso e artistico di grande rilevanza. A dare input a tale promozione fu il francescano di Polla padre Ambrogio Pantoliano che nell’Ordine ricopriva alte cariche (fu Custode in Terrasanta). Grazie a lui la chiesa in cui aveva maturato la sua vocazione divenne un autentico scrigno di arte e di fede, degno di stare al passo con i complessi della città capitale del regno di Napoli. E proprio gli artisti affermati nella capitale sono chiamati a operare a Polla, come frate Umile da Petralia, a cui si deve il drammatico Crocifisso ligneo dalla doppia espressione, agonizzante da un lato e composto nella morte dall’altro; Domenico Sorrentino a cui si deve La gloria del Paradiso, affrescata nella cupola. Lo schema della chiesa è quello consueto. Ha una sola navata; nell’abside sono raccontate Storie del popolo ebraico (Vecchio Testamento), mentre nella navata in alto corrono episodi della  Vita di Gesù, così come a Padula. A Polla lungo le pareti corre un’altra fascia di affreschi che raffigura santi “antichi” come San Giuseppe, San Michele, Santo Stefano, ma anche santi più recenti come San Bernardino da Siena, primo generale dell’Ordine, e S. Giovanni da Capistrano, entrambi gloria degli Osservanti.

Quello che, però, rende unica la chiesa di Polla è il ciclo pittorico realizzato da Michele Ragolia, pittore di formazione napoletana appartenente al naturalismo caravaggesco, che ha lasciato la sua firma sul quadro di apertura del ciclo; Michael Ragolia siculus pingebat 1666: 40 preziose tele che  raccontano la Vita di Maria, dalle prefigurazioni bibliche alla sua vita terrena con Giuseppe e Gesù, a quella celeste dopo la sua assunzione al cielo, per culminare nella gigantesca tela centrale dell’Immacolata, simbolo del trionfo nella gloria del cielo. Questo perché i frati erano devotissimi a Maria Immacolata, che avevano eletta a loro protettrice nel Capitolo di Toledo del 1645 e la veneravano anche in assenza della proclamazione ufficiale del dogma, che avvenne nel 1854 ad opera di Pio IX. Con quest’opera intesero catechizzare i fedeli, proponendo loro l’equivalente di un dotto trattato teologico, nel linguaggio facile e affascinante delle immagini, che continuano a parlare al cuore e alle menti dei fedeli.

Il santuario francescano di Sant’Antonio è particolarmente caro ai pollesi che lo hanno sempre difeso, sia in occasione dell’approvazione delle leggi eversive del Decennio Francese (1806-1815), sia in occasione di quelle postunitarie del 1866/67. E al santo di Padova i pollesi si sono sempre rivolti e affidati nei momenti difficili.

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Il resto è storia recente: nel pomeriggio e nella serata del 12 giugno del 2010 e nella prima mattinata del 13 giugno, quindi in tre momenti diversi, avveniva la lacrimazione della statua.  Un evento empiricamente inspiegabile che la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente come miracoloso.

Ad accorgersi della lacrime il frate Domenico Marcigliano il quale ha interessava della vicenda dapprima frate Ippolito e, successivamente, il padre guardiano, padre Tommaso Sabbatella, che in quel momento non era in convento.

“Non erano lacrime di sangue, ma vere gocce d’acqua”, racconterà frate Domenico Marcigliano. “La statua sembrava come viva, gli occhi erano arrossati e lucidi, le palpebre sembravano raccogliere le lacrime che uscivano dagli occhi e scendevano lungo le guance”. La lacrimazione si ripeteva anche nella mattina del giorno seguente. Il 13 giugno, verso le 6 del mattino, giungeva a Polla, anche Mons. Angelo Spinillo, Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, che territorialmente ha giurisdizione sul Santuario. Dopo aver notato ciò che stava avvenendo il Vescovo si è inginocchiava per pregare dinanzi alla statua. Quindi disponeva affinché fosse prelevato tutto il liquido presente sulla statua, per provvedere ai dovuti accertamenti. Inoltre, per evitare qualsiasi clamore e qualsiasi suggestione veniva deciso che la statua fosse portata normalmente in processione per tutte le vie del paese come avviene da secoli.

Mons. Angelo Spinillo, oggi Vescovo di Aversa, istituiva una Commissione Diocesana di Indagine, che dopo otto mesi di analisi, riscontri scientifici e testimonianze produceva una ricca documentazione, che il 13 febbraio del 2011, consentiva al Vescovo di proclamare, con Decreto, la Veridicità dell’evento. In quella stessa occasione, Mons. Spinillo sigillava in una teca i manutergi usati per asciugare le lacrime della Statua, che quindi sono divenute “Reliquie”.

Dal giorno dell’evento si sono susseguiti numerosi pellegrinaggi e diverse guarigioni fisiche e spirituali. Nel 2012 oltre 200 fedeli di Polla e del Vallo di Diano partecipavano ad un pellegrinaggio presso la Basilica di Padova portando la statua che aveva lacrimato. Nella città del Santo veniva sottoscritto l’atto di gemellaggio spirituale tra la Basilica di Padova e il Santuario di Polla e il “Sant’Antonio piangente” veniva esposto alla venerazione dei fedeli presso la Cappella che conserva la tomba del Santo. Da allora il Santuario di Polla è divenuto sito privilegiato dei devoti del Santo.

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