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Con-Tatto – Aumentano i casi di allergia alimentare dei bambini: Dieta Mediterranea, quante famiglie campane la seguono?

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Un importante studio scientifico, finanziato dal PNRR e condotto dall’Istituto Scientifico CEINGE Biotecnologie Avanzate “Franco Salvatore” di Napoli su una popolazione totale di 105.151 bambini della Regione Campania, ci dice che il “cibo spazzatura” provoca l’insorgenza di allergie alimentari in età pediatrica. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista di allergologia e di immunologia clinica Journal of Allergy and Clinical Immunology (organo ufficiale dell’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology, la più grande società scientifica americana dedicata allo studio delle patologie allergiche).  L’aumento dei casi verificatisi negli ultimi dieci anni desta notevole preoccupazione.

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La ricerca sul “cibo spazzatura” è stata condotta da Roberto Berni Canani, ordinario di Pediatria, Direttore del Programma di Allergologia Pediatrica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, e Direttore del Laboratorio di ImmunoNutrizione del CEINGE, ed ha rilevato un aumento significativo dei casi (circa il 34 %) di allergia alimentare nell’ultimo decennio. Questo aumento di prevalenza è stato tre volte maggiore nei bambini di età inferiore ai 3 anni.

Secondo il team del professor Berni Canani la risposta sta in gran parte nell’aumentato consumo di alimenti ultraprocessati, il cosiddetto “cibo spazzatura”. Si tratta di alimenti a basso valore nutrizionale e ad elevato contenuto di grassi o zuccheri che troviamo nei prodotti industriali come merendine, snack confezionati dolci o salati, pizze e patatine surgelate, hamburger, würstel, hot dog, bibite analcoliche zuccherate, dolci elaborati, pane e focacce confezionati di serie, carni lavorate e pietanze surgelate preconfezionate. I ricercatori del Laboratorio di ImmunoNutrizione del CEINGE sostengono, infatti, che questi alimenti sono in grado di alterare le funzioni del sistema immunitario del bambino favorendo lo sviluppo di allergia alimentare.

Illustrando i risultati della ricerca Roberto Berni Canani ha affermato che “la composizione dei cibi ultra-processati si può semplicemente sintetizzare così: sono molto ricchi di quello che fa male e poco o niente di quello che fa bene. Sono ricchi di zuccheri, sale, carboidrati e grassi idrogenati e poveri di fibre, proteine, vitamine e minerali. Il loro successo dipende da altro: sono buoni e sono pronti da mangiare subito, al massimo dopo un veloce passaggio nel forno a microonde”. Da una comparazione del consumo di alimenti ultraprocessati in una popolazione di pazienti pediatrici affetti da allergia alimentare e in una popolazione di bambini sani – sostiene il professor Berni Canani – è emerso che il consumo di alimenti ultraprocessati era quasi il doppio nei bambini che avevano sviluppato allergia alimentare rispetto ai bambini sani. In più, con una tecnica non invasiva che permette di studiare l’accumulo delle sostanze dannose presenti in questi alimenti nella pelle dei bambini, utilizzata per la prima volta in età pediatrica in questo studio, è emerso un accumulo molto maggiore di queste sostanze nei tessuti dei bambini affetti da allergia alimentare. Inoltre, i risultati degli esperimenti condotti hanno evidenziato che i cibi spazzatura sono di fatto dei potenti induttori di allergia alimentare in quanto in grado di determinare severe alterazioni della barriera intestinale, infiammazione e forte risposta allergica”. Da qui una raccomandazione: “I risultati di questo studio sono di grande importanza per la comprensione delle cause del preoccupante trend in continuo aumento di incidenza e prevalenza dei casi di allergia alimentare in età pediatrica nel mondo occidentale e aprono la strada ad una importante, semplice ed economica strategia di prevenzione: ridurre drasticamente il consumo di alimenti commerciali ultraprocessati e favorire il consumo da parte dei nostri bambini di alimenti freschi e ricchi di frutta, verdure, olio d’oliva, pesce e legumi. Meglio se cotti a basse temperature”.

Alcuni di questi alimenti sono gli stessi consigliati dal Ancel Kyes per la Dieta Mediterranea: vari tipi di paste asciutte, ortaggi a foglia conditi con olio di oliva, tutti gli ortaggi di stagione, spesso il formaggio, la frutta che conclude il pasto ed il vino che lo annaffia.Dieta Mediterranea  che il fisiologo americano Ancel Kyes, Mister Colesterolo,  mise a punto nel Cilento alla fine degli Anni ’60 del secolo scorso, al termine di un lungo viaggio che, iniziato dall’Università del Minnesota, lo portò in sette paesi di tre continenti diversi (Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Olanda, Stati Uniti e Jugoslavia) per dare vita al Seven Countries Study, uno studio comparativo dei regimi alimentari di 14 campioni di soggetti di età compresa tra i 40 e i 59 anni per un totale di 12.000 casi.

Va precisato, però, che la Dieta Mediterranea non è uno specifico programma dietetico, bensì un insieme di abitudini alimentari tradizionalmente seguite dai popoli dei paesi del Mediterraneo che, pur avendo abitudini alimentari differenti, presentano alcune caratteristiche comuni quali:

  • un elevato consumo di frutta, verdura, patate, fagioli, noci, semi, pane e cereali;
  • uso dell’olio d’oliva per cucinare e per condire i cibi;
  • moderate quantità di pesce ma pochissima carne rossa (una volta a settimana);
  • piccole/moderate quantità di formaggio grasso e yogurt intero;
  • consumo moderato di vino, di solito durante i pasti, in quanto, come dice un antico    proverbio, “il vino fa buon sangue
  • alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi;
  • stile di vita attivo.

Un’ultima annotazione; nel Cilento il fisiologo americano approdò nel 1962 e poté giovarsi di uno studio del 1954, condotto a Rofrano per il C.N.R, di Roma dal prof. Massimo Cresta e dai suoi collaboratori: le abitudini alimentari degli abitanti furono analizzate per un lungo periodo e portarono alla conclusione che quel tipo di alimentazione preservava dalle malattie cardiovascolari. Quindi, la domanda nasce spontanea: a distanza di mezzo secolo quanti seguono la dieta messa a punto da Ancel Kyes in un’epoca in cui i tempi sono cambiati e non consentono a tutti, anche nel Cilento, di seguire la dieta tradizionale soprattutto perché vi sono meno probabilità che le persone possano dedicare più tempo alla cucina? Su questo interrogativo ognuno si faccia la domanda e si dia una risposta.

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