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43 anni fa il terribile terremoto del 1980. Sisma, morte e distruzione eventi ricorrenti nel Mezzogiorno: dagli studi del Mallet alla nascita della Protezione Civile

Di Giuseppe Geppino D’Amico

La terra tornò a tremare nelle regioni meridionali il 23 novembre del 1980. Il sisma interessò 675 Comuni tra Campania e Basilicata e provocò 2.835 morti (674 in provincia di Salerno; il maggior numero nei dieci paesi dell’Alto Sele). I feriti furono oltre 10.000 (dei quali 2468 in provincia di Salerno) e circa 300.000 senza tetto con la distruzione completa di 77.342 immobili nonché il danneggiamento grave di altri 275.263 per un totale di 352.605unità immobiliari. Il sisma non risparmiò gli ospedali: i più colpiti furono Oliveto Citra e Polla che rimase chiuso per un anno. Questi i cinque comuni del Salernitano che ebbero il maggior numero di morti sotto le macerie o a causa dei crolli: Laviano = 303 morti; Castelnuovo di Conza = 85 morti; Santomenna = 65 morti; Ricigliano = 27 morti; San Gregorio = 28 morti.

Il dopo-sisma è stato particolarmente difficile da gestire e fa discutere ancora oggi in quanto la ricostruzione delle zone terremotate è stata lunga, laboriosa e non priva di polemiche politiche e giudiziarie a seguito delle indagini della Magistratura chiamata ad indagare sulle malefatte (vere o supposte) commesse da politici, amministratori e mondo delle imprese.  Troppi i soldi stanziati per non richiamare l’attenzione di imprenditori senza scrupoli e della criminalità organizzata che fiutò subito la possibilità di fare affari. Si spiega così l’omicidio del sindaco di pagani, l’avvocato Marcello Torre, ucciso dalla Camorra l’11 dicembre successivo per essersi frapposto al connubio politico-mafioso rifiutandosi di assecondare i piani della malavita organizzata. Un fatto è certo: la ricostruzione delle zone terremotate non è stata affiancata dallo sviluppo che pure era stato previsto dal legislatore con la Legge 219 del 1981.

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L’elenco dei terremoti che si sono abbattuti sul nostro Mezzogiorno è particolarmente lungo: Matese 1805; Messina e Reggio Calabria 1908; Potenza 1826; Monte Vulture 1851 e 1930; Vallo di Diano e Val d’Agri 1857; Roccamonfina 1960; Ariano Irpino 1962 senza dimenticare il sisma del 1980 che colpì principalmente l’Alta Irpinia, la Valle del Sele, l’Alto Potentino ma anche il Vallo di Diano e città come Napoli ed altri capoluoghi. Ultimi in ordine di tempo i terremoti che hanno colpito Marche, Umbria e Lazio. Un discorso a parte, ancorché breve, va fatto su altri due drammatici terremoti (Lisbona 1755 e Vallo di Diano – Val d’Agri 1857) perché, unitamente a quello del 1980, hanno lasciato il segno in termini di vittime e di danni al patrimonio abitativo ma hanno segnato una inversione di tendenza sul come affrontare le conseguenze di simili disastri. In pratica, i tre eventi hanno cambiato il modo di studiare, interpretare e affrontare le catastrofi.

Il terremoto di Lisbona, uno degli eventi più tragici della storia, il più devastante che abbia colpito l’Europa in tempi non troppo lontani da noi, si verificò il 1° novembre del 1755 provocando un numero imprecisato di vittime: solo a Lisbona, che allora contava 150.000 abitanti, ci furono 100.000morti ai quali vanno aggiunti almeno altri 10.000 morti in Marocco perché il sisma interessò anche la parte Nord del Marocco e la confinante Spagna. Il dibattito che ne scaturì contribuì a fare avanzare gli studi sul fenomeno, proponendo delle spiegazioni scientifiche del sisma. Nei suoi scritti sul terremoto Immanuel Kant affronta la tematica non in termini morali, bensì solo in termini fisici, ovvero di come avviene un sisma. In precedenza, due illustri pensatori, Francoise-Marie ArouetVoltaire” e Jean-Jacques  Rousseau, non avevano cercato chiarimenti empirici per comprendere la natura di un terremoto, ma avevano indagato sulle cause del terremoto, rispondendo in maniera differente. Nel 1756 Rousseau e Voltaire ebbero modo di dialogare e scriversi, grazie ad un evento che fece molto riflettere l’intera Europa, ossia il terremoto di Lisbona. Il terremoto dell’anno precedente aveva cambiato il modo d’interpretare le catastrofi. Prima le catastrofi erano spiegate ricorrendo quasi sempre all’idea di una furente divinità, la quale puniva gli uomini per i mali che, incuranti dei comandamenti divini, si ostinavano a commettere. Dal 1755 con il terremoto di Lisbona, invece, si contribuirà a fare avanzare gli studi, proponendo delle spiegazioni scientifiche del sisma, che potessero essere legate ad approcci di natura empirica e non più metafisica. Voltaire nel suo Poème sur le désastre de Lisbonne condanna la natura, in quanto portatrice di sofferenza per tutte le creature che ne fanno parte e assolve gli uomini per le morti verificatesi a causa del terremoto. La sola responsabile è la natura, ed il solo da interrogare è Dio, perché la natura è muta. Rousseau, invece, nella Lettre à M. de Voltaire del 18 Agosto 1756, accusa il pensatore francese di essere troppo duro nella sua interpretazione della natura e di essere un irriconoscente verso quella stessa natura che tanti benefici gli dona ogni giorno. Quindi, accusa esplicitamente gli uomini delle morti del terremoto di Lisbona: gli uomini si intestardiscono nel costruire case a più piani per cui quando si verifica un sisma facilmente cadono loro addosso.

Il sisma del 16 dicembre del 1857 interessò le regioni meridionali dell’Italia (Basilicata, Molise, Campania, Puglia e Calabria) ma il maggior numero di vittime e i danni più ingenti si verificarono nella Val d’Agri e nel Vallo di Diano. L’epicentro fu individuato tra i territori di Saponara (oggi Grumento Nova), Montemurro e Viggiano. Nel Vallo di Diano il paese più colpito fu Polla dove furono estratti dalle macerie 867 morti su una popolazione di 6.692 abitanti. Dall’analisi dei dati relativi all’intera area del sisma, solo due comuni ebbero un numero maggiore di vittime: Montemurro (5.000 su 7.002 abitanti) e Saponara, dove perirono 2.000 persone su 4.010 abitanti, cioè la metà della popolazione. Nel Vallo di Diano, dopo Polla il tributo molto alto fu pagato da Pertosa con 153 vittime su 1.179 abitanti. Ad Atena Lucana i morti furono 55, ad Auletta 37, a Padula 32, a Caggiano 28.

Il terremoto suscitò forte emozione anche all’estero e non mancarono aiuti economici sia ad opera di singoli cittadini (anche dalle Americhe), sia ad opera di giornali che avviarono una raccolta fondi. Il contributo più importante, anche in chiave futuristica, fu quello di uno studioso inglese, Robert Mallet, considerato il padre della geologia moderna, il quale venne in Italia per studiare il sisma grazie ad un contributo di 150 sterline concessogli dalla Royal Society di Londra. Un grosso aiuto alla spedizione scientifica del Mallet fu offerto da Alphonse Bernoud, un fotografo francese che si era stabilito a Napoli già da qualche tempo ed era molto noto anche a corte. Al ritorno in patria, dopo una attenta elaborazione dei dati raccolti Robert Mallet darà alle stampe un ponderoso studio che ancora oggi è un punto di riferimento per gli studiosi dei fenomeni sismici. Pubblicato nel 1862 a Londra da Chapman and Hall, il lavoro del Mallet è uscito in Italia alcuni decenni fa per iniziativa di Emanuela Guidoboni e Graziano Ferrari. Successivamente, l’opera è stata ristampata in una nuova edizione riveduta ed ampliata in sei volumi.

Per quanto riguarda il terremoto del 23 novembre 1980 che sconvolse l’Alta Irpinia, la Valle del Sele, l’Alto Potentino ed il Vallo di Diano colpendo anche la città di Napoli e altri capoluoghi, se da un lato ha causato una tragedia collettiva, dall’altro ha fatto sì che finalmente iniziasse un discorso serio che portò alla nascita della Protezione Civile, un organismo di difesa per persone e territorio che tutti ci invidiano.

I motivi per cui, aldilà dei disastri provocati, questi tre terremoti vanno considerati comunque importanti sono semplici: il dibattito sul terremoto di Lisbona del 1755, di cui furono protagonisti pensatori come Voltaire, Rousseau e Kant, contribuì al miglioramento degli studi, proponendo spiegazioni scientifiche del sisma. Il terremoto del 1857 contribuì alla nascita della sismologia moderna grazie agli studi di Robert Mallet. Infine, il sisma del 23 novembre 1980: fu allora che nel nostro paese nacque la Protezione Civile, affidata all’on. Giuseppe Zamberletti. Da allora, grazie anche all’impegno di migliaia di volontari, la nostra Protezione Civile ha acquisito grandissimi meriti. È evidente, però, che bisogna continuare a percorrere la strada intrapresa per migliorare ulteriormente il sistema di prevenzione dei disastri nel nostro Paese.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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