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San Gregorio Magno, omaggio all’arte del pittore italo-argentino Nicolás Menza con il progetto “El grito de la Sangre” (VIDEO)

Di Cinthia Vargas

Si avvia a conclusione a San Gregorio Magno il progetto culturale, “El Grito de la Sangre”, fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale, che ha come protagonista l’artista italo-argentino Nicolás Menza, pittore di chiara fama nato a Buenos Aires da genitori gregoriani emigrati in Argentina, docente dell’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires. La mostra, allestita nel palazzo municipale, è stata inaugurata il 30 aprile alla presenza dell’Autore scorso e sarà visitabile fino al 5 maggio. In quella data sarà inaugurato un murale tratto da una sua opera dedicata all’emigrazione realizzato dall’artista che sarà collocato in Piazza Amendola, situata all’ingresso del paese.

E’ un trittico. La bambina al centro simboleggia il figliol prodigo e rappresenta la memoria e l’identità dei suoi antenati costretti ad emigrare. Grazie alla colomba e al filo rosso, il filo del sangue, riesce simbolicamente a riportare tutti a casa, anche coloro che in realtà non sono più riusciti a tornare, ma che in quell’esilio hanno portato con sé un pezzo della loro terra, mantenendo in vita tradizioni culturali, usanze, rituali. Chi, invece, gode del privilegio di ritornare, porta con sé non solo il ricordo di chi ci ha lasciati, ma mantiene in vita un a forte memoria identitaria anche per le generazioni future, così nessuno dei figli di questa terra possa mai dimenticare né essere dimenticato. Nel corso del suo soggiorno nel paese dei genitori l’artista ha partecipato a diverse iniziative. In particolare, presso la casa comunale ha incontrato alcune classi dell’Istituto comprensivo di San Gregorio Magno. I ragazzi hanno osservato il pittore all’opera nella sua bottega allestita nei locali dell’ex biblioteca comunale, hanno visitato la mostra lasciandosi trascinare in curiose interpretazioni. Infine, hanno conosciuto la quotidianità dell’artista e le motivazioni che lo hanno spinto a San Gregorio Magno, attraverso il cortometraggio “El grito de la sangre”.

Non meno interessante l’incontro del Maestro con gli studenti dell’Istituto Tecnico Informatico di San Gregorio Magno ai quali ha raccontato la sua storia ed ha risposto alle curiosità dei ragazzi incitandoli a seguire i loro sogni, a perseguire ogni forma di passione, senza mai lasciarsi ostacolare dalle avversità della vita. “El grito de la sangre” è il grido di sangue che simbolicamente lega le generazioni. Rappresenta memoria e l’identità dei nostri antenati costretti ad emigrare. Chi non è più riuscito a tornare, ha portato con sé un pezzo della propria terra, mantenendo in vita tradizioni culturali, usanze, rituali. Chi invece gode del privilegio di ritornare, porta con sé non solo il ricordo di chi ci ha lasciati, ma mantiene in vita una forte memoria identitaria anche per le generazioni future, così che nessuno dei figli di questa terra possa mai dimenticare né essere dimenticato.

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Tra gli altri appuntamenti, il 30 aprile Nicolàs Menza ha partecipato ad un dibattito sull’emigrazione che è stato preceduto dalla proiezione del cortometraggio “El grito de la sangre”, girato dall’Autore in Argentina nel quale l’artista ripercorre le tappe della propria arte, senza dimenticare “il sangue” che scorre nelle proprie vene e che lo terrà sempre legato alla nostra terra.

GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVISTA A NICOLÁS MENZA:

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Nel dibattito sono intervenuti il sindaco, Nicola Padula, il vice sindaco e assessore alla Cultura, Rita Robertazzi, il presidente della Comunità Montana Sele-Tanagro, Giovanni Caggiano, e il giornalista e storico Giuseppe D’Amico, autore del libro “Il coraggio di partire. Frammenti di storia dell’emigrazione dal Tanagro al Rio de la Plata”. Sia il Sindaco che la sua vice hanno rinnovato il grazie di San Gregorio i ringraziamenti al maestro Menza per aver condiviso questo progetto con la nostra comunità. Giovanni Caggiano si è soffermato sulle problematiche del territorio confermando l’impegno dell’ente da lui presieduto per frenare l’emigrazione dei giovani verso altri paesi.

GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVISTA A RITA ROBERTAZZI

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In merito all’emigrazione in Argentina Giuseppe D’Amico, dopo averne ripercosso la varie fasi, si è soffermato in particolare su alcuni nostri conterranei che, come Nicolàs Menza, hanno raggiunto posizioni di prestigio.  Giorgio Amelio Roccamonte, nato in Argentina da genitori pollesi, noto come lo scultore dei robots. Dopo gli studi in Argentina si trasferì a Roma. Entrato nell’Accademia di Brera, stabilì un sodalizio artistico con Lucio Fontana e lavorò anche con Marino Marini e Marino Mazzacurati. I suoi robots destarono molto interesse nel mondo artistico. Di San Pietro al Tanagro erano, invece, originari i genitori di Guillermo Stabile, il quale nel 1930 partecipò con la nazionale argentina ai primi campionati mondiali di calcio che si disputarono in Uruguay. Con otto reti risultò il capocannoniere del torneo. Quindi, si trasferì in Italia dove giocò prima nel Genoa e poi nel Napoli.

Nel mondo della cultura va ricordato Giorgio Sergi, uno dei più attendibili storici della comunità italiana in Argentina. Il suo lavoro più importante è, senza dubbio, la Historia de los Italianos en la Argentina, pubblicata a Buenos Aires in lingua spagnola. Si è particolarmente distinto anche   Homero Nicolas Manzione, in arte Homero Manzi,importante poeta argentino originario di Polla, autore di brani come Sur e Milonga Sentimental. Un discorso a parte va fatto per Gherardo Marone, nato nel 1891 a Buenos Aires dove il padre, Benedetto, di Monte San Giacomo, insegnava Chimica in quella Università. Tornato in Italia, fu un fiero oppositore del Fascismo per cui fu costretto a rientrare in Argentina. A Gherardo Marone va il merito di aver fatto conoscere in Italia José Borges.

Merita di essere ricordato Luigi Curto. Dopo avere contribuito alla realizzazione dell’ospedale italiano nella capitale argentina finanziò nel 1905 la costruzione dell’ospedale di Polla che ancora oggi porta il suo nome. Nel campo del commercio va ricordato un operaio di Caggiano, Gennaro Morrone, detto lo Spagnuolo, per avere in gioventù combattuto in Spagna. In Argentina la sua azienda di lavorazione e commercializzazione delle carni, esportate in tutto il mondo, raggiunse il terzo posto. Infine, è stato ricordato lo scultore Alejandro Marmo, figlio di un emigrato da San Rufo negli anni ‘6° del secolo scorso. Marmo ha realizzato per Papa Francesco due opere in ferro battuto che il Pontefice ha fatto collocare nei giardini del Vaticano: il Cristo obrero e la Madonna di Lujan, patrona dell’Argentina. Presenti al convegno la presidente de “La Casa di Polla” a Buenos Aires, Helda Stabile e la sorella Eleonora.

CINTHIA VARGAS

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