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È morto Paolo Portoghesi, progettò l’avveniristica Città Vallo di Diano: un bellissimo sogno purtroppo rimasto utopia

Di Geppino Giuseppe D’Amico

Il mondo dell’Architettura e della Storia dell’Arte è in lutto per la scomparsa di Paolo Portoghesi, maestro dell’architettura corale. L’illustre urbanista si è spento stamani a 92 anni (era nato a Roma il 2 novembre 1931) nella sua casa di Calcata, in provincia di Viterbo. La notizia si è diffusa rapidamente anche nel Vallo di Diano dove Portoghesi era noto per avere redatto il “Progetto Città Vallo di Diano”.

Nel Vallo di Diano era arrivato verso la fine degli anni ’70 su invito di Gerardo Ritorto ed Enrico Quaranta. Erano gli anni d’oro della Comunità Montana Vallo di Diano e i due politici gli affidarono la redazione del progetto. Con Portoghesi prosegue con maggiore interesse il dibattito sul Progetto “Città Vallo”, città policentrica “senza centro e senza periferia”. Nel 1981, proprio in occasione della Mostra “Paolo Portoghesi e la Città Vallo di Diano” organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di New York pubblico il volume dal titolo “Il progetto della Città Vallo di Diano”.   

Architetto e storico dell’architettura italiano, laureatosi nel 1957, Paolo Portoghesi aveva insegnato Storia della critica (1962-66) all’università di Roma; dal 1967 al 1977 è stato docente di Storia dell’Architettura presso il Politecnico di Milano, di cui è stato Preside dal 1968 al 1976. Dal 1995 aveva insegnato progettazione presso la facoltà di architettura dell’università di Roma ed aveva diretto il settore architettura della Biennale di Venezia (1979-82), di cui è anche stato presidente (1983-93). La sua attività si è svolta parallelamente sui versanti della ricerca storica e della progettazione architettonica, puntando alla reintegrazione della memoria collettiva nella tradizione dell’architettura moderna. Tra le sue opere di architettura (che spesso avevano suscitato accese polemiche) la Moschea e il Centro culturale islamico a Roma (1984-95) ed il quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma (2001).

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Il progetto per dare vita alla Città Vallo di Diano per unire i comuni del comprensorio nasce nel 1970 dalle menti fertili di alcuni amici e sorprende il Vallo di Diano per la sua singolarità: un piccolo aereo sorvola la vallata lanciando volantini che annunciano la nascita di un giornale mensile dopo decenni di silenzio editoriale. Col volantino si invitano “gli ingegni più attivi e le menti più entusiastiche ad aderire ad una iniziativa attesa da più parti con vivo interesse”. I tre amici sono Vincenzo Curcio, Luigi Pica e Gerardo Ritorto, di diversa estrazione politica ma uniti dall’amore per la propria terra. Ai promotori si aggiungono ben presto Enzo Vacca, Pasquale Petrizzo ed il sen. Enrico Quaranta. Il giornale si chiamerà “Il Vallo, una sola città” e diventerà lo strumento attraverso cui si inizia a discutere del progetto per dare vita ad una “Città senza centro e senza periferia”. Particolarmente accattivante lo slogan: “Se tutti i paesi del Vallo si dessero la mano…”.

Una città senza periferia né fisica né culturale perché ogni quartiere è centro con una sua funzione che è parte di un contesto civile ed urbano che esclude ogni marginalità. Il progetto, però, necessita di contenuti e, a tal fine, viene coinvolto Paolo Portoghesi che illustra il suo progetto nel volume “Il progetto della Città Vallo di Diano”. Dopo avere ricordato le vicende dei villaggi dell’Attica raccontate da Tucidite, Portoghesi così scrive: L’idea della Città del Vallo di Diano, ipotesi di una città policentrica, è sorta come rivendicazione da parte degli abitanti e amministratori dei paesi del Vallo di una identità collettiva precisa, più ampia di quella che possono identificare i confini di un singolo paese… Questa città esiste già nelle coscienze dei suoi abitanti almeno come aspirazione e come ipotesi ed il progetto che qui presentiamo, facendo leva su questo patrimonio ideale, vuole stabilire un programma di limitate trasformazioni del territorio capaci di far diventare la città una realtà concreta…Gli attuali centri abitati manterranno la propria identità ed il proprio ruolo ma i loro accrescimenti e le iniziative tendenti a dotare la comunità di servizi sociali, saranno programmati in funzione degli interessi comuni”. Purtroppo, anche a causa della scomparsa di Gerardo Ritorto ed Enrico Quaranta (rispettivamente nel 1982 e nel 1984) l’idea non si è concretizzata. Almeno finora è rimasta un’aspirazione dalla quale nel 1999 ha preso vita il progetto di dare vita al “Comune Unico del Vallo di Diano” che però ha incontrato molte resistenze nella Regione Campania che dovrebbe indire il referendum per consentire agli abitanti del Vallo di Diano di esprimersi sulla proposta.

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2 comments

  1. Penso che tutto il Vallo che me rese l’utilità del progetto de grande Architetto Portoghesi , che comprese da grande architetto che l’Onorevole Quaranta e tutti i suoi politici e collaboratori avevo condiviso il progetto che avrebbe dato quello sviluppo che Comunità Italiane hanno fruito con successo per il tutto il territorio. Tutto questo la comunità montana del Vallo di Diano, ha completamente disatteso la politica espressa da Quaranta con tutti i suoi collaboratori. Avremmo avuto, se fosse stato eseguito il progetto lo sviluppo che il territorio merita di avere. Solo la nostra politica dovrebbe rendersi conto dell’ errore fatto a scapito di tutto il Vallo di Diano.

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