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Vicenda MIdA, Sabrina Capozzolo conferma l’esposto inviato alla Magistratura e aggiunge: “Alcune strutture della Fondazione non sono a norma”

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Tanto tuonò che piovve. Il vecchio adagio attribuito a Socrate, testimonia fedelmente la situazione venutasi a creare in seno al Consiglio di Amministrazione della Fondazione MIdA a seguito delle dimissioni della presidente Sabrina Capozzolo. I fatti sono noti e li ha spiegati la stessa presidente dimissionaria in alcune dichiarazioni. Fin dall’inizio il confronto con i due sindaci di Pertosa e Auletta è apparso difficile così come, del resto, era avvenuto con il predecessore, Francescantonio D’Orilia, che al termine del mandato aveva scritto al presidente della regione comunicandogli la propria indisponibilità ad accettare il rinnovo dell’incarico nel caso di una riconferma.

Al momento delle dimissioni la presidente aveva dichiarato: “ho lottato fino all’ultimo per garantire legalità e trasparenza, subendo offese, accuse, diffamazioni, ingerenze, pressioni politiche e atti esasperati di sessismo ma quando anche la parte politica che mi ha chiesto di assumere l’onore e l’onere di questo ruolo, totalmente a titolo gratuito, non ha ritenuto doveroso intervenire o almeno mostrare solidarietà a seguito delle offese pubbliche e delle accuse assolutamente infondate, mosse alla mia persona e alla fondazione stessa, ho compreso che non v’erano più i margini per andare avanti. Sono stata sfiduciata nel corso dell’ultimo cda su una mia mozione espressamente prevista dallo statuto, ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la dignità umana il rispetto per la propria persona vengono prima di ogni cosa. Dico a chi mi ha offesa di vergognarsi -aveva concluso Sabrina Capozzolo – a chi mi ha derisa di assumersi la responsabilità della distruzione e deriva cui si sta spingendo questa Fondazione e a chi è rimasto in silenzio di non avere alibi, perché l’omissione e il silenzio sono la peggior forma di complicità soprattutto quando si sceglie di non difendere istituzioni e principi fondamentali del vivere comune”.

Quando per ben due volte il Consiglio non ha ratificato la nomina di un componente di spettanza della presidenza, Sabrina Capozzolo ha deciso di lasciare anche a seguito del clima difficile che aveva trovato fin dal suo insediamento.

Domenico Barba, Sabrina Capozzolo e Pietro Pessolano

Ma la vicenda non finisce qui come si evince da una dichiarazione rilasciata dalla stessa Capozzolo su una questione che appare non di poco conto. Dopo avere confermato di avere inviato un esposto alla Magistratura inquirente ha affermato: “Nonostante io non abbia MAI ricevuto solidarietà a seguito di fatti reali concreti e circostanziati in cui vengono proferite parole diffamanti e diffamatorie pubblicamente nei miei confronti, che mi auguro possano ottenere giustizia nei luoghi preposti, ho comunque proseguito nel difficile lavoro di guida di questo ente, in assenza di un direttore, organo preposto insieme al CdA alla gestione. Da dimissionaria, infatti, ho ritenuto comunque di dover fare fronte alle numerose questioni che interessano la Fondazione convocando un CdA non solo per la presa d’atto delle dimissioni, ma anche con riguardo a diverse criticità che interessano l’ente più volte paventate al CdA, evidenziando la natura di organo di gestione del CdA”. Il riferimento è ad un ulteriore episodio verificatosi durante l’ultima riunione del CdA quando la presidente ha rappresentato un’importante criticità legata all’assenza di un consulente per la sicurezza e delle norme basilari della sicurezza dei luoghi nelle strutture gestite dalla fondazione. “Ho evidenziato che finora il CdA tutto si è assunto una forte responsabilità nel mantenere aperte tali strutture -conferma la Capozzolo- ma che in presenza di una relazione tecnica dettagliata che cristallizza l’inadeguatezza dello stato dei luoghi non vi siano le condizioni per consentire una sicura fruizione degli stessi. Tuttavia il consiglio di amministrazione ponendomi in minoranza ha ritenuto di consentire l’accesso alle strutture, autorizzandone addirittura l’utilizzo da parte di terzi”. Il riferimento è ai locali del Museo del suolo a Pertosa e allo Jesus di Auletta, che però è già chiuso.

Intanto la vicenda MIda è all’attenzione della Regione Campania dove la notizia delle dimissioni della presidente ha destato sorpresa ma non troppo in considerazione dei dissapori con i sindaci di Auletta e Pertosa, ma non sarebbe mancata un pizzico di irritazione. Che farà ora De Luca? Accetterà le dimissioni oppure chiederà alla Capozzolo di ripensarci? E in caso di irrevocabilità delle dimissioni nominerà un nuovo presidente oppure, come sussurrano alcune voci solitamente bene informate, spingerà per la nomina di un Commissario? In questo caso chi dovrà nominarlo? Il prefetto, tenuto conto che le Fondazioni sono registrate presso il Ministero dell’Interno oppure potrà farlo la stessa Regione in virtù di recenti disposizioni?

Intanto alla Capozzolo è giunta la solidarietà della FIDAPA di Montesano con una nota, diffusa nella giornata della donna, pubblicata a parte nella quale viene, altresì, espressa una ferma condanna per il sessismo subito da Sabrina Capozzolo in quanto donna.

Da parte sua il sindaco di Pertosa Domenico Barba ha dichiarato di avere inviato una PEC alla presidente chiedendole “di ritirare le dimissioni e ripartire in maniera diversa, meglio e daccapo”. Intanto, sembra avviarsi a conclusione una vecchia vicenda giudiziaria di carattere amministrativo intentata anni fa dal presidente pro tempore, D’Orilia, il quale si era rivolto al tribunale civile per chiedere il pagamento di una forte somma che in base alla richiesta, pur dovuta, non sarebbe stata versata alla Fondazione dalla società che in passato aveva gestito una manifestazione all’interno delle Grotte. Esaurita la fase istruttoria si attende solo la sentenza che, in caso di accoglimento dell’istanza, poterebbe nelle casse del MIdA una discreta somma.

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