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La Comunità Francescana di Polla ha celebrato il “prodigio delle lacrime” della statua di Sant’Antonio al Santuario di Cava dei Tirreni

Di Giuseppe Geppino D’Amico

La Comunità Francescana di Polla ricorda anche quest’anno il “prodigio delle lacrime” della statua di Sant’Antonio, avvenuto nella Chiesa del Santuario il 12 e 13 giugno del 2010. Due i momenti solenni che vengono celebrati ogni anno: il 13 giugno, giorno in cui la Chiesa festeggia il santo di Padova e il 13 febbraio per ricordare il giorno in cui, nel 2011, alla presenza dei Frati e dei Parroci di Polla l’allora Vescovo della Diocesi di Teggiano, mons. Angelo Spinillo, procedeva a sigillare il manutergi con le lacrime di Sant’Antonio affidando la piccola teca che lo contiene alla comunità francescana.

Il manutergi era stato usato dai frati per asciugare, con delicata venerazione, un piccolo rivolo di liquido limpido e trasparente, apparentemente simile a lacrime, sgorgato, tra il 12 e il 13 giugno 2010, in maniera empiricamente non spiegabile, dagli occhi dall’antica statua di Sant’Antonio, ordinariamente portata in processione nel giorno della festa. Nell’occasione mons. Spinillo raccomandava ai presenti di “conservare la memoria storica del fatto di cui alcuni frati, ed anche lo stesso Vescovo, sono stati testimoni coltivando sempre la sola prospettiva autenticamente salvifica, di cui Sant’Antonio fu instancabile predicatore e autentico testimone. Non possiamo dare una spiegazione di quanto avvenuto -ha concluso Mons. Spinillo- ma questo ci può invitare a pensieri più grandi. Ciò che è avvenuto è un segno”. Quindi, sottoscriveva una nuova preghiera intitolata “Supplica a Sant’Antonio piangente” autorizzandone la diffusione tra i fedeli.

Quest’anno l’anniversario del 13 febbraio è stato celebrato nella chiesa del Santuario di Cava dei Tirreni dedicato a San Francesco e Sant’Antonio, dove sono convenuti numerosi fedeli provenienti da Polla e da Padula ma anche da altre località (Caserta, Cicciano, Soccavo). La solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Vescovo di Teggiano, mons. Antonio De Luca, che abbiamo intervistato unitamente a fr. Mimmo Marcigano, che fu testimone del prodigio del 2010.  

GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVISTA A FR. MIMMO MARCIGANO:

VIDEO – FR. MIMMO MARCIGANO INTERVISTATO DA GEPPINO D’AMICO
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Nel corso dell’omelia mons. De Luca ha evidenziato “il forte legame tra le due comunità francescane di Polla e di Cava dei Tirreni che vivono intensamente il mistero e per far accrescere la devozione per Sant’Antonio e la spiritualità francescana. Sant’Antonio è un Santo conosciuto in tutto il mondo e ovunque c’è una chiesa, una cappella o una statua del Santo”. Quindi si è soffermato sull’importanza della Fede che “è servire l’altro che è mio fratello” per poi concludere con un antico proverbio africano: “La vita è cadere sette volte ma rialzarsi 8: questa è la Fede”.

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VIDEO – MONS. ANTONIO DE LUCA INTERVISTATO DA GEPPINO D’AMICO
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Al termine della solenne celebrazione eucaristica i presenti hanno assistito (per molti è stata la prima volta) alla “Cerimonia del lancio del Botafumeiro”, un turibolo ritenuto come il più grande al mondo.  Quello di Cava dei Tirreni è alto 1,60 metri e pesa 70 kg più 13 kg di carbone e incenso. È realizzato in argento finemente lavorato impregnato di rame ed è dal 2010 il turibolo più grande al mondo. Per farlo oscillare ad una velocità di 80 chilometri orari, si lega ad una enorme corda dal suo grande anello.

La corda scende da una carrucola conficcata nel mezzo del soffitto della navata della chiesa. Dopo la spinta iniziale, dieci “Tiraboleros” tirano l’altro lato della corda, che a sua volta si divide in corde più piccole per padroneggiare l’inevitabile e voluta oscillazione dell’enorme turibolo. L’ondeggiare controllato permette all’incenso di fuoriuscire e disperdersi sulle persone che guardano stupite, siano esse fedeli, semplici curiosi o turisti. Il lancio e la relativa oscillazione (come è possibile osservare dal video allegato) corrispondono al momento in cui la preghiera si eleva dal credente al Dio onnipotente e compassionevole.

GUARDA IL VIDEO CON LE IMMAGINI DELLA “CERIMONIA DEL LANCIO DEL BOTAFUMEIRO”

VIDEO – CERIMONIA DEL LANCIO DEL BOTAFUMEIRO

I Francescani cavesi si sono ispirati alle antiche tradizioni che da tempo vengono riproposte nella Cattedrale di Santiago de Compostela, città della Galizia (Spagna), dove si troverebbero le spoglie dell’Apostolo San Giacomo. La città è nota anche per il cosiddetto Cammino di Santiago di Compostela, una rete di itinerari che partendo da varie località europee terminavano nella città spagnola.

La decisione di dotare il Santuario cavense del Botafumeiro risale al 2010 quando un frate del Santuario di San Francesco e Sant’Antonio, recatosi in pellegrinaggio a Santiago di Compostela, assistette alla cerimonia rimanendone così entusiasta da volerla riproporre anche a Cavadove il lancio ha luogo nelle seguenti celebrazioni: il13 di ogni mese al termine della messa vespertina e della processione con la reliquia di Sant’Antonio; il 6 gennaio, Epifania del Signore; il 15 marzo, festa della Dedicazione del Santuario; il lunedì in Albis; il 13 giugno, festa di Sant’Antonio; il 15 agosto, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria; il 4 e il 5 ottobre, solennità San Francesco; l’ 8 dicembre, solennità dell’Immacolata e il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano.

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Prima della celebrazione eucaristica del pomeriggio i gruppi provenienti da Polla e Padula, con fr. Marco della Rocca, fr. Emilio e don Franco Maltempo, hanno visitato la Badia Benedettina dove c’è stato anche un incontro con il padre Abate, Don Michele Petruzzelli.

L’Abbazia di Cava dei Tirreni, costruita nell’XI secolo dall’abate san Pietro Pappacarbone e consacrata dal papa Urbano II il 5 settembre 1092, fu completamente ricostruita nel XVIII secolo su disegno di Giovanni del Gaizo. Luogo di grandissima spiritualità, nel corso dei secoli si è arricchita di molte opere d’arte: edifici, affreschi, mosaici, sarcofagi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi. In particolare: la basilica, dell’antica basilica restano l’ambone cosmatesco del XII secolo e la cappella dei Santi Padri, ristrutturata e rivestita di marmi policromi nel 1641; le cappelle dell’antica basilica, che custodiscono il paliotto marmoreo dell’XI secolo; le sculture di Tino di Camaino ed il pavimento in maiolica del XV secolo; il chiostro del XIII secolo, situato sotto la roccia incombente, su colonnine binate di marmi vari con capitelli romanici e archi rialzati; la sala del Capitolo Antico adiacente al chiostro, gotica, del XIII secolo, accoglie sarcofagi ed affreschi di epoche diverse; il cimitero longobardo; una cripta del XII secolo su colonne del IX-X secolo e pilastri cilindrici in muratura, di effetto assai suggestivo e la cappella di S. Germano del 1280.

E ancora, il capitolo, sala delle riunioni dei monaci con elementi diversi: schienali lignei del 1540, affreschi alle pareti del 1642, pavimento in piastrelle maiolicate del 1777, soffitto del 1940 affrescato dal monaco dom Raffaele Stramondo-Senza dimenticare l’organo a canne costruito nel 1927 da Balbiani Vegezzi-Bossi, con 3595 canne, posto in una cassa neobarocca disegnata dal monaco Raffaele Stramondo.

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Non va dimenticato che nel Vallo di Diano nei secoli passati c’è stata una forte presenza dei Benedettini, sia di Venosa che di Cava dei Tirreni. Si pensi a San Giovanni in Fonte, eretta a Diocesi nel IV secolo da Papa Marcello. Si pensi a San Cono che da bambino si diede alla penitenza, fuggì da casa e si ritirò nel monastero benedettino di Cadossa. Il suo corpo fu trasferito, nel 1261, a Diano: qui e a Teggiano Cono è tuttora venerato come protettore principale. Anche in altre località dell’Italia meridionale è assai venerato; il culto fu riconosciuto ufficialmente nel 1871 e la festa si celebra il 3 giugno. Sempre a Teggiano era Benedettino il monumentale complesso della SS. Pietà, fondato nel XIV secolo e poi trasformato da Antonello Sanseverino in convento dei Frati Minori Osservanti. Presenze certosine anche a Pertosa, a Sant’Arsenio e a Polla con le parrocchie della SS. Trinità e del Villaggio San Pietro.

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1 comment

  1. Grazie per tutte le informazioni. Abbiamo trascorso una giornata meravigliosa nella ricchezza storica dell’abbazia e nella spiritualità del convento, che ci ha fattio sentire molto vicini a Sant’Antonio e al Signore.
    Ancora grazie, in primis ai frati del Santuario di Polla.

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