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Vallo di Diano e sicurezza stradale: quello che facciamo finta di non vedere

Foto di Ersilia Gillio

di Antonio Sica

Puntualmente, quando nel Vallo di Diano si verifica una nuova gravissima tragedia, si ritorna a parlare dei problemi di sicurezza collegati alle nostre strade. È convinzione diffusa che quello che succede sia per lo più colpa del loro cattivo stato di manutenzione. Sicuramente si tratta di un aspetto da non sottovalutare, al quale va posto rimedio attraverso i necessari lavori di messa in sicurezza, in particolare per le strade più a rischio.

Ma c’è un altro aspetto da considerare, se vogliamo arginare questa piaga che purtroppo negli anni ha sradicato tante giovani vite e gettato nella disperazione famiglie e intere comunità. È un aspetto che ci coinvolge direttamente, e che per questo facciamo finta di non vedere. Riguarda i comportamenti scorretti che molti di noi, quando salgono in macchina e si mettono al volante, si arrogano il diritto di poter impunemente compiere.

Nel Vallo di Diano persiste da anni un gravissimo problema legato al rispetto delle norme del codice stradale. Soprattutto nelle scuole, si dovrebbero incentivare molto di più i progetti di sensibilizzazione su questo tema, perché purtroppo l’esempio dato dagli adulti alla guida è spesso pessimo. E campagne di sensibilizzazione multimediali andrebbero rivolte anche ai meno giovani.

Paradossalmente l’unico rimedio capace di diminuire il tragico bollettino di guerra delle strade del Vallo di Diano è stata la pandemia. Terminata la fase acuta dell’emergenza pandemica, e il connesso “isolamento”, il problema della sicurezza sulle strade del Vallo di Diano si è riproposto come e più di prima.

A seguire ripropongo un articolo molto esplicativo scritto nel mese di agosto del 2020. Purtroppo, nulla è cambiato.

SULLE STRADE DEL VALLO DI DIANO E DEL CILENTO TUTTI IN GARA

PER IL GRAN PREMIO DELL’IMBECILLITÀ

Nel tratto di strada tra Sala Consilina e Padula abbiamo fatto un esperimento: contare quante persone (ovviamente nella corsia opposta) fossero alla guida con una mano impegnata a tenere il telefonino. Dopo le prime 5 abbiamo smesso di contare. Se non ci credete, provate anche voi.

D’altra parte, ormai, ci siamo abituati a vedere le cose più assurde nello sport molto diffuso che mette in palio il Gran Premio dell’Imbecillità: cellulari in mano mentre si guida negli incroci, nelle manovre, a retromarcia, in salita e in discesa; e ancora inseparabili con la pioggia battente o il sole accecante, addirittura facendo i sorpassi. E almeno in questo esiste “par condicio”: donne e uomini ugualmente meritevoli di salire sul podio dell’imbecillità.

Più in generale, ammettiamolo, anche nel Vallo di Diano e nel Cilento esiste un problema serio di educazione stradale. Pensiamo di essere i padroni della carreggiata, ci esibiamo in sorpassi da ritiro della patente. Non rispettiamo i limiti di velocità, e poi però ci fermiamo con la nostra bella auto o la moto in mezzo alla strada a chiacchierare tranquillamente con l’amico che arriva sulla corsia opposta, oppure con qualche pedone. E guai a disturbare.

Parcheggiamo dove ci pare e quando ci pare, non rispettiamo le precedenze né la segnaletica stradale. Le strisce pedonali -quando ci sono- servono ai pedoni come promemoria per fermarsi, in attesa che non transiti nessuno. Una cosa molto fastidiosa è poi lo Schumacher di turno che si attacca dietro l’auto, a 5 centimetri, impaziente e quasi offeso per la nostra “andatura lenta” rispettosa dei limiti di velocità. Non solo dà fastidio, ma spaventa, perché frenare diventa un problema e si finisce per dover scegliere il rischio di tamponare o quello di essere tamponati. E non dimentichiamo che la cintura di sicurezza è spesso un optional.

Queste cose accadono quotidianamente, 365 giorni all’anno. E su questo bisogna sensibilizzare: siamo tutti responsabili in qualche modo di questo andazzo. Il mancato rispetto delle regole produce una mentalità diffusa, che i nostri ragazzi assorbono e emulano: leggiamo –e non ci meraviglia- di giovani che utilizzano le loro bici “sfrecciando” sui marciapiedi o addirittura scendendo in modo spericolato le scalinate pubbliche. Rischiando di farsi male e di far male a qualcuno. E per fortuna nel Vallo di Diano e nel Cilento non è ancora molto diffuso il monopattino elettrico, perché certamente sarebbe un disastro.

Volutamente non abbiamo trattato la piaga di chi si mette al volante dopo aver abusato di alcool o di droghe, perché questo tipo di reato –purtroppo anch’esso diffuso- merita un capitolo a parte: in questo caso non si tratta più di semplici imbecilli, ma di qualcosa di peggio.

(La foto è di Ersilia Gillio)

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