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“Il dialetto di Sant’Arsenio”: grande successo per il Dizionario di Enrico Coiro

Presentazione "IL DIALETTO DI SANT'ARSENIO" di Enrico Coiro edito da Laveglia&Carlone

di GIUSEPPE “GEPPINO” D’AMICO – Foto di Gianluca Casella e Giuseppe Loguercio

Un successo previsto. Si può sintetizzare così la manifestazione di sabato a Sant’Arsenio per la presentazione del libro di Enrico Coiro “Il dialetto di Sant’Arsenio”, dizionario di parole dialettali, edito da Laveglia&Carlone per l’Associazione Culturale “Luigi Pica” che si è avvalsa della collaborazione del Comune di Sant’Arsenio, dell’UniTre Vallo di Diano, della Banca Monte Pruno, della Fondazione Monte Pruno e del Circolo Banca Monte Pruno.

ENRICO COIRO
autore del libro “Il dialetto di Sant’Arsenio” in prima fila con la cravatta

Laureato in Architettura presso l’Università di Napoli con una tesi sulla Certosa di Padula, docente presso il Liceo Artistico dell’Istituto Pomponio Leto di Teggiano, abilissimo disegnatore, Enrico Coiro vanta una lunga attività culturale nel campo della musica, del teatro e della poesia.

In apertura della manifestazione il presidente dell’Associazione Culturale “Luigi Pica”, Aldo Rescinito, ha ripercorso l’attività dell’Autore ricordandone le precedenti pubblicazioni, tra le quali, nel 2007, Storiedi Paese, commedie in dialetto, ed “il fortunatissimo sodalizio con Peppino Amabile, poeta e commediografo di grande ingegno e di inestimabili valori, uomo di profondi sentimenti e di capacità artistiche indescrivibili. I due, legati tra l’altro da sincera amicizia ed accomunati dagli stessi sentimenti di vincolo e di attaccamento al proprio paese, hanno lavorato a lungo, insieme, per dar vita al Teatro Dialettale Santarsenese.

Il sindaco di Sant’Arsenio, Donato Pica, ha ricordato la notevole attività portata avanti dall’Autore nel corso degli anni annunciando che la prossima iniziativa vedrà l’Amministrazione impegnata a celebrare nel centenario della scomparsa Mons. Antonio Sacco, autore della monumentale opera in quattro volumi, La Certosa di Padula.

Carla Coiro, presidente dell’UniTre Vallo di Diano, ha ripercorso il cammino del lavoro, iniziato alcuni anni fa proprio presso l’UniTre con la collaborazione degli alunni ed ha annunciato che il lavoro non si ferma qui ma si continuerà a scavare nelle tradizioni del paese anche tenendo conto delle risultanze emerse dalla serata.

Michele Albanese, direttore della Banca Monte Pruno e Presidente della Fondazione omonima, dopo avere ricordato i suoi trascorsi santarsenesi (“qui ho vissuto da bambino e qui ho studiato Ragioneria”) ha riconosciuto al volume “un importante contributo alla valorizzazione e alla diffusione del nostro dialetto, un patrimonio culturale da preservare e tramandare alle future generazioni. Sono convinto che iniziative come questa siano fondamentali per promuovere la consapevolezza e l’orgoglio della nostra identità linguistica e culturale. Spero che in futuro possano realizzarsi nuove occasioni di incontro e di approfondimento su temi così significativi per la nostra comunità e, ovviamente, il Gruppo Monte Pruno, continuerà a fare la sua parte”.

Un discorso a parte va fatto per gli interventi dei docenti universitari Sebastiano Martelli e Rosa Troiano e per le applauditissime “incursioni” teatrali e musicali. Pasquale Ammaccapane e Maria Rosa Coiro hanno letto tra gli scroscianti e ripetuti applausi dei presenti alcuni testi dialettali di Giuseppe Amabile e dello stesso Enrico Coiro. Con la loro performance, fatta di passione, bravura e amore per il dialetto locale, hanno offerto al pubblico momenti di leggerezza e divertimento. A conclusione della serata il gruppo I Mercadante ha proposto alcune canzoni della tradizione santarsenese sempre scritte dal duo Coiro-Ippolito.

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SEBASTIANO MARTELLI
docente presso Università degli Studi di Salerno

Quello di sabato è stato un evento sicuramente eccezionale grazie anche alla partecipazione di due docenti di letteratura dell’Università di Salerno, Rosa Troiano e Sebastiano Martelli (V. intervista) che, ognuno per il proprio settore di indagine, hanno relazionato sul volume. Due interventi che, pur se orientati ad approfondire i contenuti della medesima opera, hanno con sapienza e discrezione svolto un percorso totalmente differenziato, evidenziando come sia naturale per persone di tale levatura parlare ad un pubblico eterogeneo, per interesse e partecipazione, tenendo viva l’attenzione di tutti sull’argomento specifico, qualificando entrambe le dissertazioni come autentiche «lectio magistralis». A seguito degli interventi, gli organizzatori hanno chiesto ed ottenuto di poter pubblicare i relativi testi.

Nel suo intervento il prof. Sebastiano Martelli ha proposto una disamina storica poderosa ed innovativa che, partendo da presupposti di superamento di vecchi pregiudizi letterari, diffusi soprattutto negli ultimi cinquant’anni, ha sconfessato in pieno la diffusa convinzione che la produzione di prosa e poesia in lingua italiana abbia potuto disdegnare le espressioni dialettali, mortificando o addirittura uccidendo in tal modo le realtà locali e variegate della nostra penisola.

Al contrario, con una ricchissima serie di citazioni di filosofi e scrittori illustri della nostra letteratura, a partire dal secolo dei lumi, il prof. Martelli ha evidenziato un’attenzione costante e preoccupata verso la salvaguardia delle «diversità» linguistiche, fino a dimostrare che una gran parte della produzione drammaturgica in Italia è partita dalle rappresentazioni vernacolari fino ad approdare al grande teatro in lingua e non viceversa. A ciò si aggiunga che anche la poesia si è espressa molto spesso nelle parlate regionali proprio per raggiungere quella fetta ampia di popolazione che, diversamente, non avrebbe mai assaporato le altezze liriche del narrare.

Potrebbe diversamente ascriversi alla diffusione dei “media” la massificazione dei linguaggi, soprattutto negli anni del secondo dopoguerra, massificazione che ha trascinato con sé non solo le lingue parlate regionali, ma determinando l’abbandono intensivo della civiltà rurale che in tali dialetti trovava sopravvivenza e supporto non solo di vocaboli, ma di costumanze e abitudini di lavoro e sussistenza anche se povera. Un segno di ripresa si è però inaspettatamente palesato negli ultimi decenni, durante i quali, come sostiene il Prof. Martelli, si sono moltiplicate a dismisura ricerche e annotazioni, ma anche letteratura narrativa e teatrale, dimostrando con ciò una netta inversione di tendenza.

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Ben diverso è stato l’approfondimento sui “lemmi” (almeno 7.000) tenuto dalla Prof.ssa Rosa Troiano, la quale è partita direttamente dalla classificazione e dalla disamina della vocalità e della pronunzia per collocare geograficamente il dialetto santarsenese in una fascia di transizione tra il «cilentano» ed il «lucano», indicando una netta linea di demarcazione posta tra il territorio nocerino ed ebolitano, che si è sostanziata nella specificazione dei rotacismi e deltacismi della nostra zona, in opposizione ai lambdacismi della zona ebolitana.

L’analisi è stata condotta con dovizia di citazioni dei singoli vocaboli, operando il raffronto sistematico tra diciture simili, certamente ascrivibili alla Campania, ma differenziate nella pronunzia e nell’emissione fonica, analisi questa protrattasi con numerosi e divertenti esempi, seguita con grande curiosità del pubblico in sala che ha cominciato ad esprimere meraviglia e trovare conferma del proprio mondo espressivo; non solo pronunzia ma anche differenziazione, all’interno dei vocaboli, tra le dualità singolare-plurale e maschile-femminile.

Una particolare attenzione è stata data, nell’intervento della Prof.ssa Troiano, alla necessità della ricerca etimologica, ricerca che l’autore aveva prudentemente glissato, rinviandola ad uno studio più approfondito. Ma la relatrice ha posto in risalto le numerose ascendenze, i grecismi, i latinismi, gli spagnolismi, i francesismi e soprattutto i neologismi di derivazione anglo-americana, sottolineando con ciò la notevole portata del dialetto di «ritorno» da parte dei santarsenesi emigrati nelle Americhe, e confermando la stratificazione storica delle dominazioni succedutesi nel corso dei secoli.

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