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Sant’Arsenio, la Fondazione il Circolo Banca Monte Pruno hanno presentato il libro di Lorenzo Peluso “Euthymia”

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Presentato a Sant’Arsenio per iniziativa della Fondazione Monte Pruno e del Circolo Banca Monte Pruno, presso la Sala Cultura della Banca, l’ultimo libro di Lorenzo Peluso, “Euthymia”. Dopo i saluti del Presidente del Circolo Banca Monte Pruno, Aldo Rescinito, e del Presidente della Fondazione Monte Pruno, Michele Albanese sono intervenuti Carmine Pinto (Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno) e l’autore del libro. Ha coordinato i lavori il Direttore della Fondazione Antonio Mastrandrea. Nel corso dell’incontro sono emersi numerosi spunti di riflessione in quanto le storie in Euthymía sono storie di sacrificio, ma anche di amore e di resilienza: ogni donna ha la sua storia unica da raccontare, ma tutte sono accomunate da una profonda umanità e da una straordinaria capacità di adattamento alle circostanze più difficili. Dai diversi interventi un dato è emerso in modo evidente: il lavoro di Lorenzo Peluso celebra ottimamente la forza e la resilienza delle donne anziane, che hanno attraversato momenti difficili della storia con grande dignità, resilienza e coraggio in un tempo ben diverso da quello di oggi. I volti impressi su carta esprimono il loro vissuto, ciò che sono state e testimoniano il valore della resilienza in un lungo periodo storico caratterizzato da non pochi problemi anche familiari sia dal punto di vista economico che sociale (si pensi al fenomeno dell’emigrazione).

Nel libro sono racchiuse 44 fotografie, volti di altrettante donne che vivono nel piccolo borgo ai piedi del Cervati, di età compresa tra 80 e 97 anni: madri, mogli e nonne. Un lavoro iniziato    dall’autore nel maggio del 2023, dopo aver scoperto che nel suo paese (Sanza) ci sono ben 127 “ragazze ultraottantenni”. Tra queste, ben due 97enni: Beatrice Citera, zia Bice, nata il 31 gennaio del 1926, e Assunta De Luca, nata il 3 settembre del 1926. Dal bianco e nero della fotografia emerge il significato profondo delle linee tracciate dal tempo, sul viso gentile. Linee che testimoniano fatti accaduti, giorni passati; sorrisi e lacrime. È un omaggio al mondo delle donne che hanno lottato e sofferto, combattuto e costruito, con sacrificio il nostro presente. Sono volti capaci di raccontare l’essenza dell’essere umano e il percorso di una vita racchiuso in un volto, i tratti che raccontano un’intera esistenza. La ricerca della tranquillità dell’animo. Con la sua fotocamera l’autore racconta le emozioni che emergono dai loro volti, ritratti in bianco e nero. Donne nate durante il fascismo e cresciute durante la guerra, immagini belle e profonde che presto diventeranno anche il centro di una mostra fotografica. Il libro si avvale della prefazione di Antonio Masiello, fotogiornalista di Getty Images: “È un viaggio nei segni per fermare il tempo”, che nasce dall’idea di raccontare “quel patrimonio straordinario di memoria” che le persone anziane rappresentano in una comunità. Una foto è uno strumento in grado di testimoniare la trasformazione di una comunità. Non a caso Oliviero Toscani, uno dei più famosi fotografi contemporanei, aldilà di alcune provocazioni studiate per le sue campagne pubblicitarie al fine di far colpo sull’immaginario collettivo, afferma che “le immagini non mentono: noi siano quello che dicono le nostre foto”.

Per Lorenzo Peluso “Incontrare queste donne è stato un dono immenso. Questi incontri mi hanno dato l’occasione anche di riconciliarmi con la memoria delle mie nonne, che ho conosciuto poco. Mi è stata data l’occasione di osservare la dolcezza e le cure amorevoli della famiglia nei confronti di queste persone anziane. Di prendere coscienza della loro storia, dei fatti accaduti e delle persone che li hanno vissuti. In questo viaggio di ricerca di vite e di volti -scrive ancora Peluso- ne ho incontrate molte, alcune hanno deciso di non farsi fotografare, per altre hanno deciso i loro congiunti. Alla fine ho raccolto questo mio lavoro in 44 fotografie”.  Per Isabel Allendeuna bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo; è più potente di pagine e pagine scritte”.  Detto da una scrittrice di fama mondiale il concetto vale anche per coloro i quali alla lettura di un saggio affiancano l’immediatezza di un’emozione che l’osservazione di una foto può offrire.

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1 comment

  1. Trovo molto bella e utile la soluzione narrativa cui si è apllicato Lorenzo.
    Mi procurerò il libro per godermelo. Bravo, Lorenzo!

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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