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Torraca, domenica 12 maggio l’inaugurazione del Museo “Biagio Mercadante”, ideato e realizzato dal Rotary E-Club Villammare Film& Friends

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Biagio Mercadante, autoritratto

Sarà inaugurato domenica 12 maggio (ore 12,15) nel Palazzo Baronale Palamolla di Torraca il Museo “Biagio Mercadante. Eredità di una bellezza senza tempo”. L’iniziativa, fortemente voluta dal Rotary E-Club Film & Friends D2101 è stata subito condivisa dalla Fondazione Pietro De Luca, da altri sodalizi rotariani e da associazioni del Golfo di Policastro. Per realizzare il progetto è stata sottoscritta una convenzione tra il Club Rotary (rappresentato dal presidente Sergio Felicino), e il Comune di Torraca (rappresentato dal sindaco Francesco Bianco). Le opere del pittore rivivranno nelle sale del Palazzo Baronale Palamolla, dove dal 12 maggio prossimo, in occasione della ricorrenza della nascita dell’illustre maestro (nell’anno 1892), il Museo aprirà le sue porte.

Il progetto -afferma Sergio Felicino- è stato accolto con entusiasmo, prima dall’amministrazione comunale di Torraca, rappresentata dal sindaco Francesco Bianco, e, successivamente, dal governatore del distretto Rotary 2101, Ugo Oliviero. Approvato dalla commissione distrettuale della Rotary Foundation presieduta da Giancarlo Calise e dalla “Fondazione Pietro De Luca” di Torre Orsaia, presieduta da Vincenzo De Luca, cofondatrice del museo. Hanno partecipato al progetto il R.C. Maddaloni Valle di Suessola, presieduto da Raffaele Petrone, e il R.C. Roccadaspide-Valle del Calore presieduto da Mario Manzo. Le persone e gli enti che detengono le opere originali hanno accolto con vivo interesse l’iniziativa dando il loro assenso ed autorizzazione ad effettuare le riprese fotografiche e le riproduzioni dei dipinti”. Particolarmente nutrito il programma del vernissage. Sono previsti, tra gli altri, gli interventi di Francesco Bianco (sindaco di Torraca), Vincenzo De Luca (presidente della Fondazione “Pietro De Luca”) e per il Rotary, di Sergio Felicino (presidente del Club) e di Ugo Oliviero (Governatore del Distretto Campania 2101) che concluderà i lavori.

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Biagio Mercadante è un pittore molto stimato anche da Vittorio Sgarbi che gli ha dedicato un catalogo dal significativo titolo “Il mistero del visibile” (Edizioni De Luca- Salerno, 2015). Per il famoso critico d’arte Mercadante è “un pittore vero, fuori del tempo. Questo pittore cilentano, la cui espressione è la più pura e la più autentica per preservare la memoria di una terra meravigliosa e remota, non ha mai perduto l’attenzione e l’affetto di collezionisti sensibili. Sensibili al suo gusto, alla sua pittura, alla sua crepuscolare e intimistica poetica. L’opera di Mercadante, parallela e indifferente a tutte le avanguardie, le tendenze e le mode del Novecento, non è ritardata o attardata, muovendosi in uno spazio estraneo a qualunque tendenza di un secolo tanto breve quanto agitato; ma si muove genuinamente nello spazio di una vita di provincia ferma nel tempo e autentica, attraversando le stagioni della Prima Guerra Mondiale, del fascismo e del secondo dopoguerra come una storia rumorosa ma ininfluente”.

Non poteva mancare un riferimento di Sgarbi al mondo in cui l’artista è cresciuto e dove è tornato dopo gli anni napoletani: “Mercadante torna a vivere a Torraca e a Sapri. Possiamo immaginarlo, placido e curioso, contento di una vita riparata. Così viene descritto: “Gli piacevano le passeggiate, il Ramino, la Scala quaranta, si intratteneva frequentemente nel bar di Paolo Caggiano dove giocava a biliardo”. Sono giornate tutte uguali per più di vent’anni, e nonostante che avesse attraversato, adulto, due guerre mondiali……Un maestro anziano e luminoso era ancora attivo: Michele Cammarano. Da lui Mercadante imparò a modellare la figura umana, a definire l’anatomia degli alberi, a comporre la morfologia delle rocce, delle montagne, contro limpidi cieli azzurri, a tener viva l’epidermide della pittura con la ricchezza della materia e la libertà della pennellata. Cammarano fu la fonte più pura dell’ispirazione di Mercadante”. Una ispirazione che lo spinse verso lo spirito documentario tipico di un illustratore: “La sua visione è intimista, crepuscolare, lirica. Ma il mondo contadino, tanto amato e osservato, gli aveva consentito anche capolavori di spirito propagandistico sui temi della terra, del lavoro o della maternità, il cui spirito si riproduce anni dopo, nel dopoguerra. Il soggetto della madre che allatta il bambino ha una potenza di verità e di poesia inconsuete e autentiche. E raramente pittori considerati e reclamati (penso allo stesso Severini della nota Maternità del 1916) sono stati più efficaci ed espressivi. In Mercadante non c’è mai retorica, tantomeno del mondo contadino pur non inteso come mondo di sofferenza e di dolore, e anzi come simbolo d’integrità morale e di conservazione delle tradizioni. Con questo animo Mercadante dipinge, e non pensa neanche per un attimo a diventare astratto. Nella sua produzione coerente e fedele al mondo che ha visto, ci sono anche momenti di visione originale e d’ispirazione meno istintiva, più compositivamente elaborata”.

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Biagio Mercadante nacque a Torraca il 12 maggio 1892. Dal 1905 frequentò l’Istituto di belle arti di Napoli sotto la guida di V. Volpe e la scuola serale del nudo a bianco e nero, dove fu uno degli ultimi allievi di Michele Cammarano. Ancora ragazzo, venne “prelevato dalla polizia”, e condotto d a palazzo reale dove fu premiato per un brillante un ritratto di Vittorio Emanuele III. In seguito ai bombardamenti della prima guerra mondiale, che distrussero la casa di Napoli in cui viveva, tornò nel Cilento, abitando fra Sapri e Torraca. Nel 1920 partecipò all’Esposizione d’arte giovanile napoletana, nella galleria Principe di Napoli, con Angolo di NapoliBarche e Ritratto dello scultore Ferrara. Nel 1921 partecipò alla Biennale di Roma; poi prese parte alla XXXIX Esposizione della Promotrice di Napoli. L’anno seguente fu presente alla successiva edizione della mostra, sia in qualità di espositore sia come membro della commissione.

Insieme con altri artisti fece parte del Gruppo flegreo che si formò a partire dal 1927. Nei pressi di porta Capuana, dal 1928, istallò uno studio sul terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo, trasformandolo in una specie di “villaggio artistico” detto “Piccolo quartiere latino”. Fra il 1929 e il 1942 partecipò a varie edizioni della Mostra d’arte del Sindacato fascista degli artisti della Campania. Nel 1932 e nel 1938 tenne due mostre personali a Salerno, presso la Casa del combattente, e nel 1934 a Napoli alla Permanente.   Vinse due volte il Premio Cremona.

Uno dei temi preferiti dal M. era il “poema dell’uomo onesto e pago in una terra primigenia, che quasi sempre e inequivocabilmente è il Cilento”, un’arte sociale che, anche sulla scia della retorica del periodo fascista, esalta l’importanza del lavoro (con prevalenza delle figure femminili) per l’individuo e per la società.  Il Mercadante trascorse gli anni della seconda guerra mondiale in gran parte a Sapri. Fu presente a Hannover alla Künstlerhaus, con un gruppo di artisti partecipanti al premio Cremona. Nel 1948 vinse il premio Ravello e nel gennaio 1950 partecipò alla Mostra d’arte regionale, presso i saloni del Circolo politecnico di Napoli. Nel 1951 abitava a Napoli, al corso Umberto, dove aveva anche lo studio. Nel 1953 vinse il premio del Comune di Napoli. Nel 1964 fu nominato socio dell’Accademia Tiberina di Roma. Morì a Torraca il 30 agosto del 1971. A Sapri, presso l’Istituto comprensivo Dante Alighieri, nella strada a lui intestata, sono conservati tre dipinti: Contadino con buoi che tirano l’aratro (1964), Raccoglitrici di olive e Omaggio al golfo di Policastro, caratterizzati da un marcato realismo fotografico. Al pittore di Torraca il Dizionario Biografico della Treccani ha dedicato un’ampia scheda.

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