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di Geppino Giuseppe D’Amico
Il recente campionato mondiale di calcio svoltosi nel Qatar è considerato l’avvenimento sportivo più seguito dell’anno. L’assenza dell’Italia ha spinto i tifosi a scegliere, con motivazioni diverse, un’altra squadra per cui fare il tifo. C’è stato chi ha scelto una nazionale in cui militavano beniamini che in Italia giocano nella squadra del cuore; altri hanno deciso in base ad altri motivi. In finale, soprattutto a Napoli, il tifo è stato tutto per l’Argentina e contro la Francia. Cerchiamo di spiegarne i motivi.
Che Napoli si schierasse per l’Argentina era fuor di dubbio. Il ricordo di Diego Armando Maradona, è ancora vivo, e lo resterà per sempre. Arrivato nel 1984, nella città di Partenope in sette anni, oltre ad un figlio, il “pibe de oro” ha fatto la storia del club. Le cifre sono evidenti: 259 presenze, 115 reti, due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due secondi posti, una finale di Coppa Italia persa e un titolo di capocannoniere al suo attivo. In totale sono 32 i calciatori argentini che hanno finora vestito i colori del Napoli. Alcuni (il Petisso Bruno Pesaola, Omar Sivori, il Pocho Exequiel Lavezzi, Gonzalo Higuain, oltre naturalmente a Maradona) hanno lasciato un ricordo indelebile nei cuori azzurri; altri invece assolutamente poco o nulla. Il primo in assoluto a vestire la maglia azzurra fu il centrocampista Carlos Martin Volanteche giocò nel Napoli nella stagione 1931/32, seguito nel 1934 dall’attaccante Guillermo Stabile, capocannoniere con otto reti ai mondiali del 1950 in Uruguay. I suoi genitori erano emigrati in Argentina da San Pietro al Tanagro. Con l’acquisto di Giovanni Pablo Simeone detto “El Cholito”, il Napoli ritorna a parlare “argentino” dopo sei stagioni. Ma torniamo ai mondiali. Di cose strane ne abbiamo viste parecchie a cominciare dal mantello che lo sceicco ha fatto indossare a Messi al momento della premiazione. Preferiamo analizzare i motivi, anche sociali, che hanno spinto tantissimi Italiani, soprattutto meridionali, a tifare per la nazionale Albiceleste e non per i blu di Francia. In primo luogo perché non tutti sopportano lo sciovinismo e la supponenza dei Francesi.
Ma il motivo principale è, forse, un altro: l’Argentina è il Paese che dalla scoperta dell’America in poi, ha accolto il maggior numero di Italiani. Tantissimi nostri connazionali hanno avuto un ruolo importante per lo sviluppo socio-economico e culturale di quel paese. Sono numerosi anche gli emigrati dal Vallo di Diano che si sono distinti in Argentina. Dopo il terremoto del 1857 che colpì gravemente Polla, uno dei primi a trasferirsi in Sudamerica fu il medico Francesco Isoldi il quale si distinse subito per intelligenza ed operosità. Morì combattendo una forte epidemia di febbre gialla che stava mietendo molte vittime soprattutto a Buenos Aires. In segno di riconoscenza la popolazione volle che una via della città fosse a lui intitolata. Il figlio Ernesto, rimasto in Argentina dopo la morte del padre, fece parlare di sé nel campo della arti. Fu dirigente della Società Italiana in Argentina e nel 1900 organizzò una cerimonia in memoria di Umberto I. Altro artista di origine pollese è Enrico Policastro che nei suoi quadri amava riprodurre soprattutto la vita degli umili.
Nello stesso periodo troviamo Luigi Curto, che raggiunse una notevole fortuna nel commercio dei cereali. Dopo aver contribuito alla realizzazione dell’ospedale italiano di Buenos Aires (per questa sua azione, dopo la morte, fu ricordato con un busto all’interno dell’ospedale) finanziò nel 1905 la costruzione dell’ospedale di Polla che ancora oggi porta il suo nome.
Nel 1867 a partire fu il sacerdote padulese Don Feliciano De Vita. Nella capitale argentina è ricordato per avere ricostruito la Chiesa di San José de Flores che ancora oggi è considerata una delle più belle della capitale. È la chiesa in cui, all’età di 17 anni, Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, decise di farsi sacerdote. Mons. De Vita si spense nel 1890; uno dei discorsi commemorativi fu tenuto dal professor Benedetto Marone di Monte San Giacomo, docente di chimica presso l’Università di Buenos Aires, e padre di Gherardo Marone. Nato nel 1891 a Buenos Aires, rientrato a Napoli, Gherardo Marone si laureò prima in Giurisprudenza e, quindi, in Lettere e Filosofia. Netto oppositore del Fascismo, fu tra i firmatari del manifesto redatto da Benedetto Croce. Diede vita e collaborò con numerose riviste letterarie tra cui La Diana e Il Saggiatore ed ha il merito di aver fatto conoscere nel nostro Paese il grande poeta argentino José Borges. Era nato a Sala Consilina nel 1890 uno dei più attendibili storici della comunità italiana, Giorgio Sergi, il quale raggiunse il padre in Argentina nel 1902. Alla sua attività di professore Jorge Sergi accoppiò un lungo impegno di pubblicista. Il suo lavoro più importante è la Historia de los Italianos en la Argentina.
Un altro artista, Giorgio Amelio Roccamonte, nato in Argentina da genitori pollesi, divenne famoso come lo scultore dei robots. Dopo avere completato gli studi in Argentina si trasferì a Roma dove stabilì un sodalizio artistico con Lucio Fontana e lavorò anche con Marino Marini e Marino Mazzacurati. I suoi robots destarono molto interesse nel mondo artistico: Sono figure meccaniche -scrisse di lui Giulio Carlo Argan- ma sempre personaggi che,seguitano a portare, nel mondo meccanico di oggi, il segno della loro genesi naturale”. Nel campo del commercio merita di essere ricordato un operaio di Caggiano, Gennaro Morrone, detto lo Spagnuolo, per avere in gioventù combattuto in Spagna. Poverissimo, senza scarpe ma con tanta voglia di lavorare, si trasferì in Argentina dove accumulò una notevole fortuna nel campo della commercializzazione delle carni che esportava in tutto il mondo. Altro religioso da ricordare è Mons. Rodolfo Bufano, l’Obispo de los Obreros. Figlio di emigrati pollesi, fu ordinato sacerdote nel 1954, a soli 23 anni. Si deve a lui la nascita delle Missioni Rurali Argentine, in cui il giovane sacerdote impegnò tutto il suo spirito missionario. Fu nominato Vescovo da Giovanni Paolo II nel 1980. In epoca più recente si sono segnalati all’attenzione generale il poeta Homero Manzi (vero nome Homero Nicolas Manzione, di origini pollesi, autore di notissimi brani tra i quali vanno ricordati Sur, Malena e Milonga Sentimental amico di Juan Domingo Peron e della moglie Evita,), il cantante Alberto Castillo (vero nome Alberto Salvador De Luca, di origini teggianesi) e lo scultore contemporaneo Alejandro Marmo (originario di San Rufo). Dedicheremo loro un apposito servizio. Intanto, auguri di buon anno 2023 a quanti ci seguono. In particolare, auguri agli amici della Casa di Polla, fondata a Buenos Aires da Helda Stabile.