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Certosa di Padula, sulla “scala della vergogna” le precisazioni UNESCO

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Le polemiche sulla scala in ferro che da diversi mesi fa “bella” (sic!) mostra di sé sulla parete esterna della Certosa di Padula non accennano a placarsi. Come è noto, il problema era stato sollevato diversi mesi fa da Angelo Paladino, presidente dell’Osservatorio Europeo di Arco Latino, che aveva denunciato “l’obbrobrio” nel corso di un’apposita conferenza stampa durante la quale annunciava che avrebbe portato l’argomento all’attenzione del dott. Massimo Osanna, responsabile (sembra in via del tutto provvisoria) della direzione regionale dei musei della Campania a seguito del collocamento in quiescenza della dott.ssa Marta Ragozzino. Nella nota inviata al dott. Osanna, Angelo Paladino ricordava che la Certosa di San Lorenzo in Padula è stata riconosciuta patrimonio UNESCO, insieme con il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, con le aree archeologiche di Paestum e Velia in Provincia di Salerno, inseriti 25 anni fa nella prestigiosa lista World Heritage quale Paesaggio Culturale dell’Umanità.

Intenzionato ad andare fino in fondo per far rimuovere quella struttura in ferro che, come dichiarato dai vertici regionali della Soprintendenza nel corso di un incontro a Napoli, sarebbe stata realizzata per assicurare alla Certosa “una valorizzazione alternativa” di cui non si capisce il senso e tantomeno la necessità. Successivamente, lo stesso Paladino aveva inviato il dossier anche all’Ufficio italiano dell’UNESCO che ha risposto in tempi brevi con una nota a firma Alessandra Carlini, funzionaria dell’area promozione culturale dell’Unesco. Questo il testo integrale della nota: “La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha lo scopo di favorire la promozione, il collegamento, l’informazione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi UNESCO in Italia, tra i suoi compiti non rientra pertanto la gestione e la tutela dei siti, demandata, ai sensi della Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale del 1972, ai singoli Stati sulla base delle normative nazionali vigenti. Ciò significa, per il nostro Paese, che gli interlocutori sono il Ministero della Cultura, al quale abbiamo provveduto a inoltrare la Sua segnalazione in data odierna, e l’ente gestore del sito”.

Ai tempi brevi dell’UNESCO fanno da contraltare i tempi lunghi del Ministero che, a distanza di mesi, aldilà delle promesse, ancora nulla ha fatto nel senso che si è chiuso in rumoroso silenzio. L’auspicio è che dopo la nota dell’UNESCO qualcosa si muova anche dalle parti del Ministero e del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni che pure ha il compito di tutelare il patrimonio.  Questo perché nel piano di gestione è previsto che il controllo e la tutela del Patrimonio UNESCO e, quindi, della Certosa di Padula spetta anche al Parco in quanto espressione del Ministero. Naturalmente, afferma ancora Angelo Paladino, “continueremo a fare pressioni anche sul Ministro perché, pur avendo promesso di interessarsi della vicenda preannunciando una visita in Certosa, finora non si è visto né sentito”.

Chiaro il riferimento di Paladino alle parole pronunciate a Buccino in occasione della riapertura del Museo Archeologico: “Sono stato diverse volte a Padula e ci tornerò prestissimo” e in merito alla scala “Ci saremo su tutto”. Intanto la scala è sempre lì, sulla parete di un monumento che, facendo parte del patrimonio UNESCO da salvaguardare, non è tutelato, anzi appare abbandonato al proprio destino anche per via della carenza di personale. Il tutto mentre Napoli ospita in questi giorni un importantissimo evento Unesco, la conferenza “Cultural Heritage in the 21st Century” che fa della città di Partenope “l’epicentro del discorso culturale internazionale verso un futuro sostenibile del patrimonio”. All’evento sono stati invitati rappresentanti ed esperti dei 194 Paesi membri per elaborare risposte comuni alle nuove sfide che attendono il patrimonio materiale e immateriale dell’Umanità. La conferenza, infatti, mira a esplorare le sinergie tra la Convenzione sul Patrimonio mondiale del 1972, che lo scorso anno ha celebrato il 50esimo anniversario, e la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, che quest’anno festeggia il 20esimo anniversario. Riflettendo sui risultati delle due Convenzioni, le discussioni si concentreranno sul potenziale del patrimonio come motore di sviluppo sostenibile, pace e stabilità. Come dire? Mentre a Napoli si progetta il futuro patrimonio mondiale dei beni culturali, a qualche centinaio di chilometri di distanza un monumento UNESCO non solo non viene tutelato ma viene addirittura oltraggiato.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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