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“Sono tornato per te”: l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone ambientato nel Vallo

di Angela D’Alto

L’ ultimo lavoro di Lorenzo Marone, tra gli scrittori italiani più letti e apprezzati nel panorama letterario italiano, edito da Einaudi, è una storia d’amore d’altri tempi, struggente e piena di pathos, ma anche un omaggio alla sua terra d’origine . 𝐄̀ 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨, 𝐝𝐢𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢, 𝐧𝐞𝐥 𝐕𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐃𝐢𝐚𝐧𝐨 , 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞 𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐧𝐨𝐦𝐞 ‘𝐦𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐚𝐧𝐮’, 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐞𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐒𝐚𝐧 𝐆𝐢𝐚𝐜𝐨𝐦𝐨 𝐞 𝐓𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐧𝐨 .
E’ la storia di un amore che attraversa la guerra e rimane intatto nonostante gli orrori che lo mettono alla prova. L’epopea di un ragazzo che difende la propria vita facendo a pugni per tornare dalla donna che lo aspetta.

Lorenzo-Marone
Il romanzo

Cono Trezza e Serenella Pinto sono due giovani del Sud, cresciuti nella zona del Vallo di Diano, tra Campania e Basilicata. Lui contadino, lei figlia di un artigiano di idee socialiste. Si sono conosciuti che erano adolescenti, aspettano solo il momento di sposarsi. Ma sono gli anni Trenta del secolo scorso, e a mettersi tra loro ci sono i fascisti. Soprattutto Romano, il figlio del podestà. Stufo di subirne l’arroganza, Cono si ribella, compiendo un gesto che la sua famiglia pagherà a caro prezzo. Poi la partenza per il servizio militare, e dopo l’8 settembre 1943 la deportazione in Germania. A tenerlo in vita, saranno la speranza di rivedere Serenella, l’aiuto di un compagno di prigionia dal cuore grande e la sua abilità nel tirare di boxe.

Lorenzo-Marone
Lorenzo Marone

C’era uno sport che veniva praticato nei campi di concentramento, il pugilato. Piaceva al Führer, piaceva alle guardie naziste che scommettevano sugli incontri, piaceva ai kapò che obbligavano i prigionieri a combattere di notte su ring improvvisati. Sono tornato per te racconta la storia di chi è sprofondato in quell’inferno e ne è uscito aggrappandosi a un ricordo.

«In quella stanca e sventurata stagione che aveva già vendemmiato, nella quale le foglie a una a una cadevano dai tralci, Cono ripensò al bacio con Serenella quando erano accovacciati sotto le viti. Ma qualcosa dentro di lui gli impedí di lasciarsi spezzare, in testa gli si conficcò l’ordine di non dimenticare, di tenere bene a mente il pianto di Benedetta, gli occhi disperati di sua madre, le urla di suo padre, il volto sfatto di Serenella. Per tutti loro avrebbe resistito, e per lei un giorno sarebbe tornato».

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