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La guerra contro le donne – Rosa Mega per Vallo Più

Di Rosa Mega

Gli episodi di violenza di Palermo e di Caivano nonché la lunga lista di femminicidi dall’ inizio di quest’anno impongono, con urgenza e fermezza, riflessioni e impegno per contrastare questa spirale di indicibile orrore.

Quella cui stiamo assistendo da tanto, troppo tempo, è davvero una “guerra contro le donne” in un crescente clima di arroganza, soprusi e odio. Tuttavia, questo rappresenta solo la punta di un iceberg verso il quale, come società, non abbiamo saputo contrapporre risposte chiare e soprattutto un deciso cambiamento culturale.

La violenza di genere è figlia di una cultura nella quale siamo immersi ogni giorno, una cultura che ha insegnato alle donne a doversi proteggere anziché educare gli uomini a rispettarle con il risultato di aver sovraccaricato di responsabilità l’universo femminile rinforzando stereotipi maschilisti e sessisti anziché smontarli.

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Abbiamo visto crescere a dismisura un clima di misoginia che ha condotto ad una guerra non dichiarata a parole ma che nei fatti ha visto e vede le donne come bersagli, prede e vittime designate. 

Non a caso il movimento di massa di violenza contro le donne ONE BILLION RISING prende il nome da una cifra raccapricciante resa nota nel giorno di San Valentino del 2012: una donna su tre nel mondo nel corso della sua vita verrà picchiata, violentata o uccisa; questo vuol dire un miliardo di persone!

Cifre da capogiro? Sì, ma la percezione della gravità di fronte a questi numeri non ha prodotto gli effetti desiderati di una controtendenza giacché stupri e femminicidi non sono diminuiti.

L’auspicato cambiamento culturale stenta ad arrivare anche nelle procure e nei tribunali dove tali crimini sono stati spesso accolti con fredda indifferenza se non proprio con ostinato negazionismo (basti pensare alla discussa sentenza della Corte di appello di Torino n. 2277 del 31 marzo 2022 che ha annullato quella di primo grado in un caso di stupro …” perché la vittima UBRIACA, lasciando la porta del bagno socchiusa, avrebbe indotto l’imputato ad osare”).

Ribaltare, dunque, una cultura patriarcale e maschilista secondo cui l’uomo deve mostrare la sua virilità considerando le donne come un oggetto di esclusiva proprietà, è uno dei punti centrali nella violenza di genere.

È un problema complesso che va affrontato con una piena collaborazione fra famiglie, scuola, associazioni e con leggi mirate in tal senso. Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte modificando il proprio mindset e ad assumendosi le proprie responsabilità.

Tuttavia il solo rifiuto della violenza, da solo, non è sufficiente;  è un requisito indispensabile di civiltà ma occorrono strategie ed interventi.

C’è bisogno infatti di investire in contenuti culturali ed educativi per colmare l’abisso nel quale come società stiamo sprofondando, c’è necessità di introdurre nelle scuole corsi di educazione sessuale, di riscoprire e far leva sull’educazione ai sentimenti perché le competenze, da sole, creano analfabeti sul piano emozionale. 

Bisogna adottare una tolleranza zero verso un linguaggio volgare e lesivo della dignità femminile sulla stampa, sui social come in strada, perché le parole hanno un peso e bisogna saperle usare e contestualizzare.

Su tutto, però, c’è necessità di spezzare le catene di chi vuol continuare ad alimentare e sostenere l’idea di un mondo maschile e femminile contrapposti fra loro ed in necessità di perenne guerra.

Non possiamo rimandare oltre o minimizzare tutto ciò che sta accadendo perché altrimenti il pezzo da pagare sarà sempre più alto con un crescente senso di sfiducia verso le Istituzioni preposte e la sfiducia verso le Istituzioni, si sa, rende un paese democraticamente più fragile.

Rosa Mega

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