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Di Pari Passo – San Valentino e il “Diritto d’Amore”

Di Rosa Mega

Anche quest’anno il giorno di San Valentino è ormai alle porte e, in un mondo lacerato da profondo senso di smarrimento, qual è il senso nuovo che bisognerebbe attribuire alla festa degli innamorati per eccellenza? Fra le tante riflessioni intorno a questo tema, una imprescindibile è quella che riguarda il rapporto fra DIRITTO e AMORE: sono pronunciabili insieme queste due parole, o appartengono invece a logiche conflittuali, tanto che l’una e l’altra cercano reciprocamente di sopraffarsi?

Questione antica, dove troppo spesso il potere viene concentrato sostanzialmente dalla parte del diritto, che lo esercita come strumento per disciplinare il sentimento dell’amore fino, talvolta, a negare alla persona la libertà d’innamorarsi. Libertà e diritti accompagnano la nascita del cittadino moderno e, anche attraverso un rapporto amoroso, si riconosce un’identità e si attribuisce una cittadinanza. L’identità di genere è entrata in campo con grande intensità in un tempo di gran tumulto e supera quella maschile o femminile, per approdare ad un nuovo concetto che la colloca nel mezzo, “imbetween” appunto. La rilevanza attribuita al genere viene ad essere così il tema centrale di un amore finalmente “liberato” e ci fa capire come il rapporto tra amore e genere sia in grado di abbattere schemi e stereotipi culturalmente consolidati, divenendo una giusta lotta anche politica per il riconoscimento sociale e istituzionale.

Stefano Rodotà

In questa ottica il diritto d’amore diviene una manifestazione di spiritualità che consente all’uomo di cogliere istintivamente il valore di un altro essere. Con tutta la sua forza questo diritto evoca parole bellissime e dal significato profondo come reciprocità, eguaglianza, rispetto. Ponendole a confronto con quelle che attengono alla discriminazione, alla sopraffazione, all’egoismo individuale e sociale. Tuttavia, per cogliere a pieno la bellezza di queste parole bisogna uscire da quella che il grande giurista Stefano Rodotà ha ben definito come politica del disgusto e dell’indifferenza, giacché isolando o penalizzando l’amore in qualsiasi forma esso si manifesti e si sostanzi, si sopprime un tratto dell’umano. Ecco perché il diritto in questo campo non deve essere applicato come un gendarme aggressivo dei sentimenti, ma piuttosto come un fautore del primato della persona.

Cogito ergo sum” diceva il buon Cartesio e si potrebbe tranquillamente aggiungere con una dichiarazione più impegnativa “amo ergo sum”: sono la forza dei miei sentimenti! Buon San Valentino, dunque, a tutti quelli che ancora riescono ad esprimere, in questa società egoista ed accecata solo dall’odio, la forza dei propri sentimenti.

ROSA MEGA

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