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Con-Tatto – Una Legge Regionale per la tutela e la valorizzazione del Dialetto. E intanto a Teggiano… il vernacolo entra in aula

Di Giuseppe Geppino D’Amico

I versi che abbiamo ascoltato dalla voce di Cono Cimino, teggianese doc, antropologo e studioso del dialetto, sono l’incipit de “La Storia ri Santu Conu”, scritta in dialetto “rianese” da Nicola Marmo nella seconda metà dell’Ottocento. Proprio al vernacolo è dedicato il Con-tatto di oggi in quanto il Consigliere Regionale Corrado Matera ha presentato una proposta di legge avente per oggetto la “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico dialettale e culturale della Regione Campania”. Iniziativa che lo stesso Matera aveva preannunciato alcuni mesi fa a Teggiano, proprio nel corso del suo intervento alla presentazione del libro di Cono Comino, “Ni sìmu rufriscati a la cibbia ri la Sinacòca”.

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Che cos’è il dialetto? È la lingua che usavano i nostri nonni per colloquiare tra loro: segni che restano del linguaggio e della identità di un paese che vanno salvaguardati anche attraverso la conservazione del dialetto, senza il quale saremmo più poveri. Per secoli il dialetto è stato il linguaggio evidente delle classi subalterne costrette al silenzio, ma è stato anche il simbolo altrettanto evidente della identità di un paese.  La proposta di legge presentata dal consigliere regionale Corrado Matera, avente per oggetto “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico dialettale e culturale della Regione Campania”, se approvata, consentirà l’assunzione di identità culturale e del patrimonio linguistico della comunità campana, bene primario da valorizzare e promuovere, quale presupposto di crescita personale e sociale, nel rispetto e nella tutela delle diversità delle culture regionali.

La legge si compone di 9 articoli e prevede specifiche disposizioni per salvaguardare il dialetto dei diversi territori regionali promuovendone la ricerca, lo studio e la valorizzazione anche attraverso la pubblicazione di testi specifici di cui siano evidenti il valore intrinseco ed il rigore scientifico. Il dialetto è “la lingua del cuore” che, pur non avendo grandissima tradizione scritta, esiste e resiste in quanto viene parlata. Pertanto, diventa fondamentale far conoscere, specie alle giovani generazioni, la storia e le lingue del passato in uno alla conoscenza dei territori della nostra Regione valorizzandone tutti gli aspetti che rendono la Campania uno dei territori più belli del mondo.

Non va dimenticato un dato particolarmente significativo: “La Regione Campania -si legge nella relazione introduttiva firmata da Matera- presenta il maggior numero di dialetti in rapporto alla sua superficie che rappresentano un patrimonio materiale e immateriale dalle radici nobili.  Tali varietà linguistiche rappresentano una vera e propria risorsa, in quanto, oltre a definire l’identità storica delle comunità di riferimento, sono facilmente associabili ai beni materiali a cui spesso sono legati, aggiungendo valore a tali beni e generando valore anche per sé stessi come contenuti. Queste forme espressive mirano, altresì, a consolidare nella popolazione e soprattutto nei giovani quel senso di appartenenza ed attaccamento alla propria comunità. Nell’era della globalizzazione, diventa ancora più forte l’esigenza naturale di difendere la tipicità, ravvisando in essa un valore”.

In Italia, specialmente negli anni passati, non sempre si è dato il giusto peso alla cultura locale e, in particolare, alla parlata o dialetto locale. Spesso si è stati indifferenti se non ostili. Tuttavia, nonostante il regresso dei dialetti, la dialetto-fonia è ancora radicata nel comportamento linguistico degli italiani e dei cittadini della nostra Regione. Tutelare oggi i dialetti e le parlate locali non significa incentivare anacronistici particolarismi etnico-linguistici, ma garantire pari dignità e possibilità di espressione ad una pluralità di forme espressive, al considerevole patrimonio culturale della nostra Regione; ciò senza ledere l’ormai acquisito patrimonio linguistico e culturale derivante dalla lingua italiana. Diversi sono, del resto, i segnali di un rinnovato interesse, a vari livelli, per le parlate locali: dai poeti contemporanei che utilizzano proprio le lingue dialettali per le loro opere come nuove forme espressive oltre l’italiano standardizzato, all’uso del dialetto nel nuovo teatro di ricerca o in esperienze musicali giovanili, alla costituzione, negli ultimi decenni, dei musei della civiltà contadina e marinara, all’insegnamento nelle università di “Dialettologia”, “Tradizioni popolari”, “Etnomusicologia”, alla produzione editoriale.

L’argomento interessa anche il mondo del teatro che, in quest’ottica, è da considerarsi luogo speciale e privilegiato. Inoltre, non va dimenticato che, partendo dai nostri dialetti si può studiare persino la storia del territorio. Non meno importante è la cultura trasmessa oralmente di generazione in generazione che costituisce un aspetto non marginale di una società che sta perdendo la propria identità. Per il consigliere Matera “conoscere il dialetto altro non significa che possedere lo strumento per capire il mondo da cui siamo venuti e in cui siamo ancora immersi, non per limitare il nostro orizzonte ma, al contrario, per contestualizzare i fatti della nostra storia e della cultura nazionale”.

Per quanto riguarda il nostro territorio merita di essere segnalata una iniziativa realizzata presso la scuola media di Teggiano dove il dialetto è stato realizzato un progetto sul tema “Alla riscoperta delle radici. La lingua di Diano, veicolo della cultura degli avi”. 

Nato grazie alla collaborazione tra la Scuola, l’Amministrazione Comunale di Teggiano ed esperti del territorio, il progetto è stato ideato e sviluppato da Vincenzo Andriuolo, teggianese doc, studioso del dialetto locale, affiancato da Salvatore Gallo, poeta dialettale e già dirigente scolastico, per il recupero della radice etimologica; dal docente Michele D’Alessandro per le musichee da Cono Cimino, antropologo e poeta dialettale, che ha curato la dizione e il movimento scenico. A completare il gruppo di lavoro, coordinato dalla dirigente scolastica Maria D’Alessio, i docenti Angela Morello, Michelina Di Mieri, Elisa Mangieri, Giusy Lo Buglio e il maestro di musica Cono D’Elia.

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1 comment

  1. Una doverosa precisazione: la scuola media di Teggiano intraprese lo studio e la diffusione del dialetto già nel 1992, con recupero dei testi di Arturo Didier e musiche di Antonio Cimino, con spettacoli e manifestazioni teatrali.

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