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Il nuovo lavoro, tra flexicurity, Pnrr e Metaverso (di Vincenzo Mattina)

La prima parte dell’articolo è al seguente link: “Il lavoro tra quarta e quinta rivoluzione industriale

La seconda parte dell’articolo è al seguente link: “Il lavoro “povero”, il lavoro nero, la flessibilità falsa e quella vera”

Nell’arco temporale 1998-2022, negoziati sindacali innovativi e ricorrenti hanno costruito giorno dopo giorno un sistema di flexicurity, che oggi è il più evoluto ed efficiente a livello europeo. Un’ora di lavoro somministrato da un’Agenzia ha un costo del 4,20% superiore rispetto a quello fissato dai CCNL di categoria, dagli accordi aziendali e dalle leggi. A questo costo, che confluisce interamente nei due Fondi bilaterali, occorre aggiungere quello del servizio reso dall’Agenzia, che individua la persona adeguata alla specifica domanda avanzata da un’azienda o un Ente, la informa, la forma con corsi d’ingresso anche di centinaia di ore senza alcun costo per il committente, la riqualifica, ove lo richieda l’utilizzatore o qualora sia necessario per eventuali passaggi in diversi contesti lavorativi; esclude che il ricorso ai loro servizi sia motivato dal risparmio sul costo del lavoro.

I numeri parlano da soli: nel 2021 le Apl hanno assunto 105.512 persone a tempo indeterminato, 369.854 a tempo determinato. EBITEMP, l’ente bilaterale che assicura prestazioni ai lavoratori in somministrazione, nello stesso periodo, ha esaminato 1800 pratiche per sostegno ai costi degli asili nido per un totale di € 400.000,00, 5000 pratiche per acquisto libri scolastici per una spesa di € 980.000,00, 1550 pratiche per maternità, erogando € 300.000,00. Nello stesso arco temporale, 2000 persone hanno fruito di incentivi assunzionali per € 786.000,00, integrazioni per infortuni in aggiunta alla copertura INAIL per € 1.000.000,00, piccoli prestiti per € 5.500.000,00, contributi rette universitarie per € 32.000,00, sostegno disabili per € 423.000,00, sostegno trasporti extraurbani per € 570.000,00, tutela sanitaria per € 3.500.000,00, integrazione alla previdenza complementare per € 911.000,00. A completamento dell’informazione aggiungo che l’Ente bilaterale FORMATEMP ha finanziato, sempre nel 2021, 60.627 corsi, cui hanno partecipato 312.753 allievi per un valore economico di € 234.636.189,00.

In sintesi, la flessibilità lavorativa tutelata dalla legge e, soprattutto, regolata dalla negoziazione collettiva rappresenta una vera strategia di impiego che sostiene costantemente il sapere e il saper fare e che, con i mezzi generati dal suo stesso sviluppo, fa fronte ai passaggi in costante divenire delle tecnologie e alle varianze dei mercati, entrambi sollecitatori di paure, ma che dobbiamo imparare a dominare, rifuggendo dalle tentazioni del rigetto velleitario o della rassegnazione rinunciataria.

Una tale operazione dovrebbe rientrare nel processo di riorganizzazione dell’attuale “reddito di cittadinanza”, che di sicuro sarà oggetto di revisione totale, al fine di ridimensionarne l’impostazione nettamente assistenzialistica che l’ha generato, ma che non può essere cancellato tout court. La sua ragion d’essere non può certo riconoscersi nella velleitaria ambizione del suo ideatore, l’ex vicepresidente del Consiglio dei Ministri e pluriministro on. Luigi Di Maio, come il miracoloso rimedio per “abolire la povertà”. Così com’è, non ha abolito la miseria economica, mentre ne ha estesa un’altra di natura civica, facendo dell’assistenzialismo la torsione che svalorizza il dovere a vantaggio della deresponsabilizzazione e della rassegnazione.

Affrontare il disagio e ridurlo sono impegni civici che vanno assolti rigorosamente, sforzandoci di comprendere a fondo la realtà socio-economica in cui viviamo e ponendoci l’obiettivo di individuare rimedi che ne contengano le negatività nel breve termine, innestandoli, nello stesso tempo, con nuove marze al fine di far germogliare la pianta della fiducia e della responsabilità. Innanzi tutto, dobbiamo prendere consapevolezza che il paradigma del percorso di vita in quattro tappe (scolarizzazione, formazione, lavoro a tempo indeterminato, pensionamento) è sottoposto a processi di mutazione che non abbiamo ancora imparato a dominare. Dobbiamo rimboccarci le maniche, prevedendo misure di contrasto insieme ad altre di sostegno nella fase di transizione.

Da ciò la necessità di superare il reddito di cittadinanza come è, caso mai conservandone il nome, ma ripartendolo in almeno tre sezioni: 1- Reddito compensativo per fermo involontario nel terziario logistico, nell’hotellerie, nelle professioni parasanitarie, caso mai facendo tesoro e, se possibile, aggregando, quanto di simile già esiste, quali l’indennità di disoccupazione agricola e gli interventi della cassa edile; 2 – Reddito di inclusione, secondo il modello Jobs Act, sintetizzabile nell’osservanza del dovere formativo per poter godere del diritto di accompagnamento all’inclusione lavorativa; 3 – Pensione di cittadinanza, così definita dall’INPS, ai pensionati che abbiano trattamenti al di sotto di 1000 Euro al mese e a quanti, anche a prescindere dall’età, si trovino in condizione di disabilità grave e/o non autosufficienza. Nel frattempo, lo sforzo dei sindacati che rappresentano i lavori atipici deve indirizzarsi in primo luogo ad accrescere il coinvolgimento dei lavoratori interessati e, contando sull’appoggio pieno delle Organizzazioni confederali, a estendere, con i necessari adattamenti, il modello di flexsecurity già in atto nella somministrazione di lavoro, a tutte le forme di impiego diverse dal tempo indeterminato.

Sembra più che matura l’ora che i Sindacati e i tanti soggetti del Terzo settore (prima ancora che Governo e Partiti) divengano protagonisti di una forte accelerazione della cantierizzazione dei programmi previsti dal PNRR, che si prestano alla ripetibilità, quindi con velocità attuativa più spinta, quali potrebbero essere gli impianti per la produzione di energia rinnovabile solare ed eolica, curandone l’allocazione nei 7.904 comuni italiani; un’operazione che, ove realizzata con la modalità delle Comunità energetiche, creerebbe ad un tempo una significativa riduzione del fabbisogno di energia da fonti fossili, darebbe una spinta alla crescita di un settore oggi ancora piuttosto debole, creerebbe dalle Alpi all’estremo lembo della Sicilia e della Sardegna opportunità di lavoro per centinaia di migliaia di posti, miglioramento delle condizioni di vita di milioni di cittadini, fornirebbe risorse aggiuntive da impegnare in tempo reale nella ricerca proprio nel campo della sostenibilità energetica. Da ultimo, avrebbe un effetto tonificante sulla rinascita dello spirito comunitario, del protagonismo civico, del noi, di cui si avverte tantissimo la necessità; chi può impedire che in uno stesso giorno di qui ai prossimi 3 mesi si promuovano nei 7.764 comuni minori e nei municipi delle città metropolitane migliaia di referendum propositivi per la costituzione di comunità energetiche di territorio?

Se poi si riflette che la strategia immaginata potrebbe dare un impulso del tutto eccezionale all’utilizzo della più moderna tecnologia digitale, quale è il metaverso, evoluzione straordinaria del 3D e della realtà aumentata, per qualificare con tecnologie immersive, quindi di più efficace e più rapido assorbimento, migliaia di giovani e meno giovani, da impiegare su tutto il territorio nazionale, potremmo testare una esperienza emblematica in grado di concorrere ad accelerare l’agognato rinnovamento del nostro sistema formativo.

Sembra più che matura l’ora che i Sindacati e i tanti soggetti del Terzo settore (prima ancora che Governo e Partiti) divengano protagonisti di una forte accelerazione della cantierizzazione dei programmi previsti dal PNRR, che si prestano alla ripetibilità, quindi con velocità attuativa più spinta, quali potrebbero essere gli impianti per la produzione di energia rinnovabile solare ed eolica, curandone l’allocazione nei 7.904 comuni italiani; un’operazione che, ove realizzata con la modalità delle Comunità energetiche, creerebbe ad un tempo una significativa riduzione del fabbisogno di energia da fonti fossili, darebbe una spinta alla crescita di un settore oggi ancora piuttosto debole, creerebbe dalle Alpi all’estremo lembo della Sicilia e della Sardegna opportunità di lavoro per centinaia di migliaia di posti, miglioramento delle condizioni di vita di milioni di cittadini, fornirebbe risorse aggiuntive da impegnare in tempo reale nella ricerca proprio nel campo della sostenibilità energetica. Da ultimo, avrebbe un effetto tonificante sulla rinascita dello spirito comunitario, del protagonismo civico, del noi, di cui si avverte tantissimo la necessità; chi può impedire che in uno stesso giorno di qui ai prossimi 3 mesi si promuovano nei 7.764 comuni minori e nei municipi delle città metropolitane migliaia di referendum propositivi per la costituzione di comunità energetiche di territorio?

Di pari passo con l’implementazione di una fase di mobilitazione straordinaria di risorse economiche a sostegno dell’impegno reale sui due campi della sostenibilità ecologica e dell’utilizzo degli apporti della rivoluzione digitale, si potrebbero cominciare a sperimentare ipotesi di riduzione degli orari di lavoro, combinandole con innesti di smart working e anche di distribuzioni articolate degli orari di lavoro secondo criteri negoziati e condivisi. Va da sé che tutto quanto esposto presuppone l’aggiornamento continuo della conoscenza e della sua verifica costante sul campo, con il passaggio dai diritti di informazione a quelli di cogestione, che, ovviamente, dovranno essere adattati ai settori merceologici e, al loro interno, alle specificità aziendali. Sono materie che vanno affidate alla regolazione dei negoziati sindacali, i cui punti di forza sono la tempestività e l’adattabilità; requisiti non proprio compatibili con la fisiologica staticità delle leggi sia nella fase di elaborazione e approvazione che in quella di applicazione. La variabilità tecnologica-organizzativa incide, inoltre, sulle job-description delle mansioni e sulle retribuzioni, da specificare nei contenuti e livelli sempre in sede di negoziato sindacale, conciliando tempi e modi del ricorso alle indennità pubbliche e mutualistiche per mancanza o cambiamento di impiego e a sostegno del coinvolgimento in attività formative.

In questa prospettiva un salario minimo fissato per legge rap- presenterebbe una suggestiva quanto ingannevole svalutazione delle energie intellettive e fisiche che ogni attività comporta, omologandole tutte al basso in nome di un ugualitarismo d’antan valorizzato dal passaggio nell’agone parlamentare; i più penalizzati sarebbero i lavoratori manuali, operai e assimilabili, che finirebbero per essere ingessati al livello più basso della scala salariale senza la compensazione di sussidi più alti per i periodi di fermo dell’attività e di anticipazione dei tempi di pensionamento, unitamente a tassi di conversione dei contributi versati in dipendenza dell’usura fisica subita nel tempo. In sintesi, facciamo di necessità virtù: diamo risposte al bisogno, in sintonia con la spinta sul merito di obiettivi vitali, utilizzando con efficacia le risorse economiche che l’Europa ci ha messo a disposizione e facendone l’ingrediente per far crescere nella società civile il dovere di cittadinanza, che è sempre e comunque l’altra faccia del diritto.

Vincenzo Mattina

*Già parlamentare italiano e europeo, già Sindaco di Buonabitacolo, dirigente sindacale della Uilm e della Flm.

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