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Con-Tatto – Il culto della Madonna del Carmine dei Pollesi ad Harlem più forte delle discriminazioni

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Di Geppino Giuseppe D’Amico

Ci siamo già occupati del libro di Renato Cantore, “Harlem, Italia”, la storia di Leonard Covello e Vito Antony Marcantonio, due visionari lucani nel ghetto dei migranti. Oggi vogliamo parlare del capitolo “Nostra Signora della 115ma strada”, dedicato al culto della Madonna del Carmine, introdotto ad East Harlem da emigrati pollesi nel 1880.

I primi italiani arrivarono ad East Harlem nel 1878. Venivano da Polla e, quasi certamente, tra loro c’erano superstiti del terribile terremoto del 16 dicembre 1857 che provocò solo a Polla 876 vittime. Nel loro bagaglio c’era un dipinto con l’immagine della Madonna del Carmine, detta anche “La Bruna” che da secoli il 16 di luglio era al centro di una grande festa di popolo. Del resto, anche in occasione del terremoto del 1857 gli abitanti di Polla si erano affidati all’intercessione della Madonna del Carmine. Proprio per rinsaldare il rapporto con la Madonna, il parroco don Tommaso Leopardi compose un inno di ringraziamento che ancora oggi viene intonato:       

Si grazia nui vulimo  //  a Maria ricurrimo

E sempre lurata sia  //  re lo Carmine Maria.

Si nun era per il vostro manto  //  eramo persi tutti quanti.

Scrive Renato Cantore: “A New York la prima festa si tenne il 16 luglio del 1881, in un piccolo alloggio di un palazzo abitato interamente da italiani. Si decise in quell’incontro di dar vita a una associazione dedicata proprio alla Madonna del Carmine, poi divenuta “Congrega della Madonna del Carmine”, come quella più antica confraternita di Polla, costituita nel 1627. Il primo presidente, Antonio Petrucci, grazie ad una colletta tra gli associati, prese in affitto un locale di trenta metri quadrati al primo piano di un palazzo sulla 111ma strada, all’angolo con la First Avenue, e lo trasformò in una piccola cappella dove finalmente un sacerdote italiano, padre Domenico Vento, poté dire messa la domenica di Pasqua del 1884. Per l’occasione fu fatta arrivare da Polla una copia precisa della statua esposta nella Chiesa di Santa Maria dei Greci, realizzata da bravi artigiani del paese”. L’operazione costò 100 dollari, una cifra enorme per quei tempi, ma gli adepti della congrega erano certi che la Madonna avrebbe ampiamente ripagato il sacrificio coprendo di grazie il suo popolo anche nella nuova patria americana. Il nuovo culto sollevò malumore tra il clero cattolico di lingua inglese che non gradiva l’ingerenza degli italiani i quali, però, non si lasciarono intimidire. Nel 1884, grazie ad un parroco inglese che aveva vissuto in Italia, padre Emiliano Kirner, ritenendo che la piccola cappella della 111ma strada non fosse più sufficiente, fu acquistato un terreno lungo la 115ma strada per costruirvi una chiesa vera. La sua realizzazione non fu cosa facile anche per le critiche del sindacato dei muratori, contrari al lavoro volontario dei fedeli che, invece, poterono contare sull’aiuto delle donne che “si legarono i capelli, arrotolarono le lunghe vesti, e dettero manforte ai loro uomini nel mettere su un mattone sull’altro, tanto perché fosse chiara a tutti la volontà dei futuri parrocchiani. Ultimati i lavori in tempi record, nasceva la prima chiesa dedicata alla Madonna del Carmine in tutto lo Stato di New York per cui l’8 dicembre la statua lasciava l’appartamento-cappella per essere portata in processione nella nuova chiesa che sarà completata nel 1887. La morte improvvisa di padre Emiliano creò altri problemi perché le autorità ecclesiastiche decisero che la parte nobile della chiesa fosse riservata alle funzioni in lingua inglese; nella cripta la chiesa inferiore, gli italiani e la loro Madonna. Nonostante il boicottaggio il culto cresceva e aumentava il numero dei battesimi tanto che il 17 luglio 1900 il New York Times scriveva: “Little Italy […] era in pompa magna ieri, il giorno della festa di Nostra Signora del Carmine. Una folla di italiani, variamente stimata tra le 40.000 e le 75.000 persone, assediava il santuario nella Chiesa di Nostra Signora del Carmine nella 115esima strada, dalle 4 del mattino fino a tarda notte. La folla recava in offerta candele di ogni dimensione, denaro, gioielli, figure in cera e in un caso un paio di occhiali”. Nel 1903 un altro padre pallottino, Scipione Tofini, ottenne l’incoronazione della statua da Papa Leone XIII che, però, morì poco dopo. Fu il suo successore, Pio X, a benedire le corone d’oro. Per l’incoronazione fu scelta la data del 10 luglio del 1904: la statua fu portata in processione tra due ali di folla in un’enorme festa di popolo. Al termine tornò nella chiesa-scantinato dove rimarrà fino al 1923 quando Papa Pio XI conferì alla chiesa lo status di Santuario Maggiore e la statua ottenne il posto che le spettava sull’altare maggiore. “Nel frattempo -osserva ancora Renato Cantore- all’ombra del campanile della chiesa, tra le case ferrovia e le strade polverose stava avvenendo un altro “miracolo”: l’Italia di Harlem cresceva non solo in numeri ma anche in consapevolezza di sé. Caso unico tra le Little Italy d’America, si mostrava capace di produrre leadership e classe dirigente. Con la seconda generazione, tra quelli che erano arrivati da bambini o erano nati qui da genitori italiani, emersero forti personalità che avrebbero segnato il cammino degli italiani di Harlem”, tra i quali i già citati Leo Covello e Vito Antony Marcantonio. Ma questa è una storia che abbiamo già raccontato.  

Un’ultima annotazione: la statua di Polla sarà incoronata soltanto il 16 luglio 1957, grazie all’iniziativa del parroco don Ignazio Sarno, per le mani del Vescovo di Teggiano, mons. Stefano Tinivella, assistito da due altri presuli: mons. Antonio D’Arco, Vescovo di Castellammare di Stabia, e da mons. Antonio Rosario Mennonna, Vescovo di Muro Lucano.  Contestualmente, lo stesso parroco riprese i contatti con la Chiesa di New York.

Se la statua della Madonna fu fatta arrivare per volontà degli emigrati pollesi, il parroco più longevo della chiesa del Carmine ad East Harlem è stato un pallottino: padre Peter Rofrano, originario di Sala Consilina.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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