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70 anni – Troisi Poeta Massimo, Ricominci-Amo da Te

di Enzo Agliardi – da www.lacontrora.it

Unico, geniale, talentuoso, vero, tenero, comico, ironico, semplice, spontaneo, delicato, sensibile, divertente, pigro… Massimo Troisi è stato tutto questo, e tanto altro. E’ stato, è ancora, e sempre lo sarà, nel cuore di tutti coloro che lo hanno amato o anche semplicemente conosciuto.

Nei 28 anni trascorsi dalla morteTroisi si è affermato indiscutibilmente come un vero e proprio Mito, nonostante una “traiettoria” tutto sommato lampo: meno di vent’anni in tutto tra una ascesa teatrale, fama in tv, appena quattro o cinque film da regista e la morte ancora giovane ad appena 41 anni.

Troisi è tante cose: un grande narratore di storie; uno dei più grandi attori di sempre del cinema italiano, un grande regista, un comico che fa ridere anche i ragazzi di oggi, un autore i cui film e sketch in tv, continuano a essere visti; un personaggio che strappa sorrisi e commozione immediati, come solo i veri grandi sanno fare, Eduardo e Totò, ad esempio; un comico straripante e naturale con in più pensiero, consapevolezza, sensibilità e poesia.

All’attore e regista di San Giorgio e Cremano scomparso nel 1994 è stata dedicata nel 2021 “Troisi poeta Massimo”, una meravigliosa mostra multimediale a Napoli, curata da Nevio De Pascalis e Marco Dionisi con la supervisione di Stefano Veneruso, regista e nipote di Massimo Troisi.  

E proprio Napoli e la napoletanità sono stati il filo conduttore di tutta l’esposizione, che rimane ancora oggi un punto di riferimento per chi volesse conoscere Massimo Troisi.

La mostra presentava infatti un percorso espositivo interamente dedicato al rapporto di Troisi con la “sua” città tra fotografie private, immagini d’archivio, locandine, filmati, documenti e carteggi personali inediti che condurranno il pubblico nell’animo umano di Massimo. Una carrellata di ricordi che, attraverso musica, foto e video metteva in risalto la poetica, le passioni e i successi di un “mito mite”, un antieroe moderno e rivoluzionario che più di altri ha saputo descrivere con sincerità, leggerezza e ironia i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni.

Troisi attraverso la sua mostra

“Troisi poeta Massimo” comprendeva più di 80 fotografie provenienti da archivi professionali, familiari, di amici e colleghi, che raccontano il lato più sensibile e intellettuale di Troisi, un “Pulcinella senza maschera” naturale erede di Eduardo e capace di attualizzare la tradizione partenopea sfuggendo dai cliché, un “poeta” che pur senza definirsi tale ha scritto poesie in tenera età e ha “chiuso il cerchio” con Il Postino, film in cui la poesia non è solo testo, ma il vero e proprio modo di vivere poeticamente.

La mostra raccontava il percorso umano e artistico dell’attore e regista partendo da una gigantografia opera di Pino Settanni e da un’opera (Eccomi qui – Pulcinella per Massimo Troisi) dell’artista Lello Esposito appartenente alla collezione privata di Troisi e realizzata in bronzo con basamento in pietra lavica, fino ad arrivare allo straordinario colpo d’occhio di una sala ricoperta interamente da un patchwork di immagini del mondo di Troisi, un’opera visuale realizzata da Marco Innocenti per Brivido Pop che riproduceva l’effetto di una volta affrescata e propone le immagini di una vita, dall’infanzia agli spettacoli e ai film, passando per stralci di frasi e di giornale con parenti, amici e amori. Uno spettacolo da ammirare a testa in su.

C’era poi una sequenza cronologica di immagini e ricordi che raccontava l’infanzia e la vita familiare di Massimo, la nascita a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953, in una casa con genitori, 5 fratelli, nonni, zii e rispettivi figli, un gruppo di 16 persone da cui nascerà uno spiccato senso di comunità e la capacità di essere vittima di attacchi di solitudine in ambienti con meno di 15 persone, per dirla alla Troisi.

Lo spazio presentava preziose foto inedite familiari di Massimo neonato e a due anni, protagonista per la pubblicità del latte Mellin; e della sua prima bruciante passione, vale a dire il calcio, cui dovrà rinunciare per la prima comparsa dei problemi al cuore, ma che non dimenticherà mai se una foto più matura lo ritrae al San Paolo a fianco di Maradona.

Presentazione della mostra – Foto di Mia Di Domenico

Seguono i manoscritti di poesie di Massimo e le foto della prima esperienza al Centro Teatro Spazio, un garage adattato a teatrino con la compagnia ‘RH negativo’ e su temi sensibili come le donne, la politica, la Chiesa, la religione, l’aborto, i dilemmi delle generazioni. Qui arrivano Lello Arena e Enzo Decaro; la mitologica calzamaglia nera, accompagnata dal cravattino bianco, e i documenti dedicati a La Smorfia, che dal 1977 al 1980 infiammerà locali, trasmissioni televisive e i grandi teatri italiani.

Due totem facevano vedere e ascoltare le interviste realizzate per la mostra a persone vicine a Troisi come il nipote e collaboratore Stefano Veneruso, Enzo Decaro, la compagna e co-sceneggiatrice Anna Pavignano, Gianni Minà, Carlo Verdone, Massimo Bonetti, Gaetano Daniele, amico d’infanzia e produttore, Renato Scarpa, Massimo Wertmüller, Marco Risi. E poi le canzoni composte in gioventù da Decaro e Troisiriprese nel disco ‘Poeta Massimo’ di Decaro nel 2008. Fra gli ospiti del disco Paolo Fresu, il Solis String Quartet, Rita Marcotulli, Daniele Sepe, Ezio Bosso, Lino Cannavacciuolo, Cecilia Chailly, James Senese.

C’era poi La Smorfia in TVa Non Stop di Enzo Trapani, mitica trasmissione che lanciò Carlo VerdoneI gatti di Vicolo Miracoli e i Giancattivi. E’ li’ che Troisi conosce Anna Pavignano, con cui iniziò un sodalizio personale e professionale fondamentale.

Con la tv arrivano le comparsate a fianco di amici e colleghi come Renzo Arbore, Gianni Minà, Roberto Benigni, Pippo Baudo e lo special Rai del 1982 ‘Morto Troisi, viva Troisi!

Una sala era dedicata al cinema, dal successo inatteso e irresistibile di Ricomincio da tre (1981) all’incanto postumo e planetario de Il postino (1994), passando per Scusate il ritardo (1983) con un antieore generazionale, per il picaresco ‘1400-quasi 1500’ di Non ci resta che piangere (1984) a fianco di Roberto Benigni, per il fascismo di Le vie del Signore sono finite (1987); e poi il periodo con Ettore Scola in tre film: Splendor (1988), Che ora è (1989) e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990) con immagini splendide di Troisi-Pulcinella, e poi Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991), tra i film più belli sull’amore di tutta una generazione. Scola chiamerà Troisi ‘il nostro attore dei sentimenti’: una delle definizioni migliori per descrivere la sensibilità e la gamma di passioni che Troisi lascia nel suo cinema.

Il Postino, in particolare, era raccontato da una gigantografia e dall’esposizione della bicicletta su cui il giovane postino Mario porta la corrispondenza al poeta Pablo Neruda.

Un ultimo spazio era dedicato alla proiezione del backstage che Stefano Veneruso aveva realizzato durante le riprese de Il postino, un controcampo toccante dell’atmosfera di divertimento, poesia e complicità vissuta sul set da Troisi con Philippe Noiret, Renato Scarpa, Maria Grazia Cucinotta, il regista Michael Redford, i collaboratori storici.

Attraverso foto dei set, locandine e documenti viene raccontata l’evoluzione completa di un geniale autore comico che arriva alla poesia totale con l’adattamento del romanzo del cileno Skarmeta. E del Troisi sceneggiatore, che insieme con Anna Pavignano cuce testi che dicono molto anche con silenzi, sospensioni, interruzioni e affrontano argomenti non facili come le insicurezze dei giovani, la psicologia femminile, l’estraniamento, l’amore, la politica.

Fra le curiosità della mostra una lettera dattiloscritta del 1991 in cui un giovane studente di Economia e Commercio, di nome Paolo Sorrentino (sì, proprio lui che poi vincerà l’Oscar), chiede a Troisi di potergli fare da aiuto per il prossimo film.

Troisi e Napoli

L’inizio della mostra raccontava le origini di Massimo Troisi a San Giorgio a Cremano, paese all’ombra della grande città Napoli che grazie al Centro Teatro Spazio e all’opera di ragazzi talentuosi ha sovvertito un senso di marcia prima di allora a senso unico: “Per andare al cinema, al teatro, per svolgere qualsiasi attività ludica si andava a Napoli. Con il Centro per la prima volta fu la gente di Napoli a venire a San Giorgio: non c’erano più solo parenti e amici, ma gente nuova”.

Il successo de La Smorfia è l’inizio di un racconto su Napoli, fatto sempre con delicatezza e quasi timore, lontano dai cliché e dai luoghi comuni, improntato sulla riflessione, sul pensiero e sulla denuncia.

La mostra ospitava i carteggi più intimi di Troisi, testi scritti di getto quasi per ricavarsi un luogo segreto, uno scrigno personale che non poteva conservare in una casa abitata da diciassette persone.

La presenza di Napoli è prorompente, come ispirazione di storie (molte delle quali autobiografiche e provenienti dai ricordi di famiglia, vista come “una vera e propria compagnia stabile”) e poi Napoli come set a cielo aperto, dalla scalinata fra Via Andrea d’Isernia, via Luca da Penne e via Crispi (oggi “scale Troisi”) fino al Borgo Marinari.

E poi ci sono le amicizie e gli affetti come Enzo Decaro, Diego Armando Maradona, Pino Daniele – forse l’anima a lui a più affine, il suo corrispettivo nella musica – ed Ettore Scola, romano di adozione ma irpino di nascita. Rapporti raccontati attraverso fotografie e audiovideo, tra vita privata e professionale, colonne sonore con le canzoni dell’amico Daniele che accompagneranno il visitatore durante il percorso.

Il catalogo

La mostra (e questo vale come indicazione per chi fosse interessato ancora oggi) era accompagnata da un prezioso catalogo edito da Luce-Cinecittà e Edizioni Sabinae, per la cura di Nevio De Pascalis e Marco Dionisi, con 176 pagine introdotte da un articolo di Gianni Minà e oltre 60 magnifiche fotografie a colori e b/n, riproduzioni di documenti, locandine, ritagli di giornale, elaborazioni grafiche, e un percorso testuale affascinante che racconta l’evoluzione artistica e privata del poeta Troisi.

Enzo Agliardi
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