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Con-Tatto – Violenza sulle donne, combatterla è una battaglia ancora incompiuta che viene da lontano

di Giuseppe D’Amico

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“Ho smesso di tacere” è il titolo della canzone scritta un anno fa da Ligabue per Loredana Bertè dopo che la cantante aveva confessato in tv di essere stata violentata all’età di 16 anni. Ci è sembrato giusto proporla oggi, 25 novembre, giorno che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato quale “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.

La data del 25 novembre non è stata scelta a caso: ricorda la vicenda di tre attiviste politiche, le sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise nella Repubblica Dominicana il 25 novembre del 1960 per ordine del dittatore, Rafael Leónidas Trujillo.

Anche nel Vallo di Diano vengono organizzate iniziative di sensibilizzazione per combattere la violenza di genere e il femminicidio che negli ultimi anni non ha risparmiato il nostro territorio. Panchine rosse sono state collocate in tutti i paesi così come non mancano dibattiti e manifestazioni. Quella delle donne è una battaglia che viene da lontano. Da secoli, infatti, combattono per il lavoro, per la definitiva emancipazione e per il diritto di autodeterminarsi. Oggi vogliamo ricordare due donne simbolo che sia pure in epoca lontana si sono battute per i diritti di tutte le donne pagando con la vita il loro tentativo: la parigina Olympe de Gouges e l’italiana Eleonora Fonseca Pimentel.

Scrittrice di opere teatrali, giornalista e femminista, Olympe de Gouges si appassionò al tema dei diritti umani. A lei si deve nel 1790 la Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine, 17 articoli scritti sull’impronta della dichiarazione al maschile approvata nel 1789 dalla Rivoluzione Francese. Secondo la De Gouges “la donna deve svegliarsi e saper riconoscere i propri diritti. La luce della verità ha dissipato tutte le nubi della stupidità e della usurpazione”.

Nel Preambolo Olympe de Gouges indica gli scopi della sua iniziativa partendo da una considerazione: l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi. Da qui la volontà di esporre in una solenne dichiarazione i diritti naturali inalienabili e sacri della donna in modo tale da potersi confrontare in ogni momento con gli uomini e con le stesse istituzioni. Non meno importante è il Postambolo approntato dalla de Gouges: “la campana della ragione si fa sentire in tutto l’universo e, quindi, la donna deve svegliarsi e saper riconoscere i propri diritti”. Indubbiamente un’analisi lucida ma fatta nel momento sbagliato: in Francia non venivano tollerate critiche alla rivoluzione: Olympe de Gouges fu ghigliottinata nel 1793.

Eleonora Fonseca Pimentel era nata a Roma il 13 gennaio 1752 e quattro anni dopo si trasferì con l’intera famiglia a Napoli dove studiò matematica ed astronomia, mineralogia (con Melchiorre Delfico), chimica e greco.  Il 4 febbraio 1778 sposò Pasquale Tria de Solis, tenente del reggimento del Sannio. Non fu un matrimonio felice. Eleonora patì anche il dolore per la perdita dell’unico figlio, Francesco, di soli 8 mesi. Tentò di lenire la sofferenza traducendo il proprio dolore in poesia: per il figlioletto morto compose i Sonetti di Altidora Esperetusa. Nel 1785 un inevitabile quanto liberatorio divorzio concludeva l’esperienza matrimoniale. In sede processuale, a prova delle presunte infedeltà della moglie, Pasquale Tria aveva presentato uno scambio di lettere e biglietti tra Eleonora ed il geologo veneziano Alberto Fortis che, però, non dimostravano nulla e, quindi, fu assolta. Nel salotto di Eleonora si incontravano molti intellettuali per leggere e commentare le opere di Gaetano Filangieri, dell’Abate Antonio Genovesi e di altri autori vietati dalla rigida censura borbonica. Per le sue idee “giacubbine” conobbe due volte il carcere. Liberata dall’esercito francese fu protagonista della breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799. Ha scritto molto, specialmente sonetti, ma a renderla celebre fu il Monitore Napoletano, il giornale del governo rivoluzionario da lei fondato e diretto, pubblicato durante i 5 mesi di vita della Repubblica Partenopea, gli ultimi della sua esistenza. Arrestata al termine della breve esperienza repubblicana salì sul patibolo di piazza Mercato a Napoli il 20 agosto del 1799. Il sacrificio di Olympe de Gouges e di Eleonora Fonseca Pimentel non ha fermato la battaglia delle donne. Al contrario, proprio dalla circolazione delle loro idee la lotta contro l’emarginazione femminile ha ricevuto nuova linfa. La lotta non si è ancora conclusa ma certamente la situazione non è quella contro la quale le due donne combatterono. A distanza di 220 anni suona ancora profetica la frase pronunciata dalla Fonseca mentre la conducevano verso il patibolo: “Forsan et haec olim meminisse juvabit” (Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo).

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