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Con-Tatto – In Italia Felicità è lontana, in Campania ancora di più…

Sono trascorsi 40 anni da quando Albano e Romina cantavano “Felicità”. Allora per essere felici bastava “un bicchiere di vino con un panino”. Oggi per l’Italia non è così. Nella speciale graduatoria relativa al grado di felicità dei singoli paesi nei primi otto posti troviamo altrettanti paesi europei; gli Stati Uniti al 16esimo. L’Italia? Non risulta tra i primi venti.

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L’indice utilizzato per stabilire lo status relativo al vivere bene di un paese è il grado di “felicità”. Scaturisce da una valutazione che vede insieme sicurezza, economia, diritti individuali, qualità dell’istruzione, e offerta culturale.  In base a questi parametri nelle prime otto posizioni dei paesi più felici al mondo troviamo altrettanti paesi europei. Quindi, l’Europa sarebbe (meglio usare il condizionale) la zona più felice del pianeta: prospera, democratica e pacifica. Sarà! Comunque, al primo posto si conferma la Finlandia seguita da Danimarca, Islanda, Svizzera, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Norvegia e così via. Gli Stati Uniti sono al 16esimo posto; la Francia al 20esimo. L’Italia è fuori dai primi venti. Come dire? Da Grand’Italia a Italietta il passo è breve!

Non è che il 16esimo posto possa provocare salti di gioia negli Stati Uniti d’America che avevano inserito il diritto dei cittadini alla felicità nella “Dichiarazione di Indipendenza” approvata il 4 luglio del 1776.  E questo avvenne su proposta di Benjamin Franklin che aveva seguito il consiglio del pensatore napoletano, Gaetano Filangieri: sostituire la prevista espressione, “diritto alla proprietà”, con quella poi accolta del “diritto alla felicità”. Da sempre il concetto di felicità è legato alla condizione dell’uomo. Oggi, però, non è facile essere felici considerato che siamo alle prese con una crisi profonda sia dal punto di vista etico che economico, come risulta dai dati del Dossier Caritas, presentato a Napoli alla presenza del nostro Vescovo, mons. Antonio De Luca.

Per quanto riguarda la qualità della vita Napoli occupa la posizione n.104 ed è quartultima pur guadagnando due posti. Non vanno meglio le altre province campane. Beneventoperde tre posizioni e si colloca 82esima; Avellinoun gradino più sotto ma cala di otto posti; ancora peggio Salerno: 86esima con nove posizioni in meno rispetto allo scorso anno. Infine Caserta, 92esima ma in avanzamento di due posti. Fanalino di coda la città di Crotone, in Calabria.

Per dovere di cronaca ricordiamo che al primo posto c’è la città di Trento, poi Bolzano e terza Bologna. A seguire Firenze, Milano, Siena e Parma. La Caritas ha fornito anche i dati relativi a Reddito e Pensioni di cittadinanza che sono i più alti in Italia: a giugno 2022 il 22% delle prestazioni in Italia sono state erogate nella nostra regione. Parliamo di 335.261 nuclei familiari, per un totale di 842.442persone coinvolte. Sono dati impietosi se si considera che in Campania povertà e disagio hanno assunto l’urgenza del dramma collettivo: il 76,3% di chi chiede aiuto è italiano, rispetto al 55% nazionale. 

C’è poi una prospettiva assai negativa per l’economia: l’emigrazione. Anzi la fuga dei laureati. Secondo i dati Eurostat in Italia si registra un tasso di occupazione del 58,2.  In Campania meno di una donna su 3 lavora (29,1%). E in maggioranza, cioè più del 57%, sono le donne a rivolgersi ai centri Caritas. In sette anni circa 300 mila campani sono andati via. Proprio la Campania è la regione del Mezzogiorno da cui si parte di più (29% delle cancellazioni dal Mezzogiorno). Ed è anche la regione che attrae meno migranti e dove nascono meno bambini.

In tutto questo si inserisce il dibattito in corso sull’Autonomia differenziata che non piace a tutti, e sulla suddivisione dei fondi del PNRR e con solo. Su queste tematiche, in particolare per i fondi destinati alla Sanità, è intervenuto il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale denuncia il sospetto che “un’altra manovra fedifraga ed egoistica (queste le sue parole) si stia preparando al Nord contro il Sud in relazione ai fondi già assegnati al Mezzogiorno” che qualche ministro vorrebbe scippare alla Campania per trasferirli al Nord.  Nel mirino del Governatore ci sono tutti: il Governo e, in particolare, il ministro per le Autonomie, il leghista Roberto Calderoli, ma ci sono sia i ministri che i partiti, di maggioranza e di opposizione, colpevoli a suo dire di aver eliminato dall’agenda politica la questione meridionale. Ciò che dal Mezzogiorno, e in particolare dalla Campania, viene denunciato da anni, ha trovato conferma nelle parole del Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, Fratello d’Italia di Bari.

Queste le sue parole: “Esiste un problema di finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, che solo negli ultimi anni ha visto invertire il trend di impoverimento che proseguiva da troppo tempo”. Le cause? “Vanno ricercate nei diversi sistemi sanitari regionali, che hanno generato disomogeneità di accesso ai servizi tra i cittadini, penalizzando soprattutto il Sud”. La speranza è che se ne convincano anche oltre il Garigliano, dalla Garbatella fino alle Alpi.

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