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Di Pari Passo – Bilancio di una settimana all’insegna delle STEM: perché ancora così poche donne?

Di Rosa Mega

Per la prima volta l’Italia dal 4 all’11 febbraio ha celebrato la Settimana nazionale delle discipline STEM che ha avuto il suo epilogo nella Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Le discipline STEM sono un insieme di materie di studio che si focalizzano su scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, e l’acronimo STEM deriva dall’inglese (Science, Technology, Engineering, and Mathematics). La ricorrenza, introdotta dalla legge 187/2023, mira a sensibilizzare e stimolare l’interesse, la scelta e l’apprendimento delle discipline Stem, enfatizzando l’importanza di un approccio multidisciplinare che include anche le arti. Sono state diverse in questi giorni le iniziative finalizzate a celebrare le donne che hanno aperto la strada nel mondo scientifico con riflessioni su come promuovere un ambiente più equo e inclusivo.

La domanda che è emersa è “Perché ancora così poche in questo campo?”.

I fattori da prendere in considerazione per dare una risposta a questa domanda non solo sono molti, ma vanno ricercati anche molto lontano: nella storiografia e nell’iconografia tradizionali che ci hanno sempre tramandato l’immagine dello “scienziato maschio” per definizione, nel difficile accesso delle donne all’istruzione per secoli, e negli stereotipi di genere veicolati dalla  famiglia, dalla scuola, dai media e dal contesto sociale (nonché dall’immaginario collettivo e dallo stesso linguaggio). Accogliere le donne all’interno di questi settori significa arricchirsi di un potenziale prezioso, che sappia includerle all’interno di ricerca e innovazione con prospettive diverse, ampliando i propri talenti, migliorando l’efficienza e la qualità del mondo scientifico, promuovendo l’equità di genere per abbattere il famoso soffitto di cristallo. Infatti, molti studi dimostrano che le donne vengono escluse dai circuiti di socializzazione e di comunicazioni informali e che in ambito accademico esiste un gap di genere nella pubblicazione scientifica.

Per promuovere ed ampliare la partecipazione delle donne è necessario un impegno volto non solo alla rimozione delle discriminazioni palesi e contingenti, ma anche un’azione più sistematica, strategica, capace di incidere sulla società, sulla politica, sulla cultura (gender mainstreaming). Per rimuovere gli ostacoli il primo passo consiste nel riconoscerli nelle loro mutevoli e diverse apparenze, nell’individuare modelli di ruolo e nel riappropriarsi della propria storia. Ma è altrettanto importante affermare, senza imbarazzo e senza vergogna, il diritto a voler essere diverse ridefinendo tempi, modi e fini dello studio e del lavoro.

Se questi obiettivi non verranno realizzati continueremo a chiederci: Why so few?, cioè “Perché così poche donne ancora in ambito Stem?”. Che si lavori, dunque, ad una decisiva inversione di rotta!

ROSA MEGA

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