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DI PARI PASSO – Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, quante donne vittime di crimini contro l’umanità

Di Rosa Mega

Il 1° febbraio si è celebrata la Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo istituita con la legge n. 9 del 15 gennaio 2017. La giornata ha il duplice obiettivo di conservare la memoria di chi ha pagato e paga tutt’oggi il prezzo più alto di guerre e conflitti armati, nonché di promuovere, secondo l’articolo 11 della Costituzione, una cultura di pace e di ripudio della guerra.  Quest’anno le manifestazioni organizzate per l’occasione in diversi Comuni hanno avuto un significato particolarmente sentito, frutto dei tanti conflitti in corso. Viviamo in un mondo che, dopo il Covid, pare non conoscere altro linguaggio se non quello della violenza, dell’odio e della guerra. Attualmente in diversi continenti ci sono situazioni di particolare criticità, che vedono oltre 70 Stati coinvolti in conflitti armati. In un clima sempre più teso, in cui la pace stenta a decollare, a pagare il prezzo maggiore come sempre sono donne e bambini. E le conseguenze della guerra sulla vita delle donne sono incalcolabili perché costantemente esposte -tra le altre cose- al rischio di stupro metodico come arma di guerra. In uno studio del marzo 2023 la Commissione Internazionale indipendente d’inchiesta riporta innumerevoli casi di violenze di genere a danno di donne e bambine di età compresa fra i 4 e gli 82 anni eseguiti come atto metodico e brutale nelle guerre.

Nello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, firmato nel 1998 ed entrato in vigore nel 2002, le violenze perpetrate in guerra sulle donne sono state riconosciute come crimini contro l’umanità. Anche il Consiglio Generale della Nazioni Unite, con la risoluzione n. 1820/2008, ha messo in luce la dimensione di genere connessa a tale pratica, richiedendo una protezione specifica per donne, ragazze e bambine coinvolte in contesti di guerra in quanto maggiormente esposte al rischio di subire abusi.  Sono dati significativi che ci mettono in contatto con la cruda realtà generata dai conflitti.

Lo stupro di guerra è un’arma perché devasta la vittima fisicamente e psicologicamente ma colpisce anche la popolazione come una bomba a grappolo. Le donne vengono condotte all’inferno e si mostra loro anche l’inferno che le attende dopo, quando alla violenza, fanno seguito gravidanze forzate. Attraverso la violenza si genera poi altra violenza, perché facilmente i bambini nati da questi stupri non trovano collocazione nel mondo, non hanno diritti e finiscono per essere considerati “figli del diavolo”.

“La memoria è uno strumento molto strano, uno strumento che può restituire come il mare, dei brandelli, dei rottami magari a distanza di anni” diceva Primo Levi, ed è per questo che in occasione della Giornata dedicata alle Vittime Civili dei conflitti armati è fondamentale ricordare quanto uno stupro subito ferisca il corpo ed umili l’anima femminile. È una realtà devastante, posta sotto i riflettori il 1° febbraio, ma da non dimenticare mai.

ROSA MEGA

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