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Con-Tatto – Le conquiste delle donne: tanta strada fatta, ma tanta ancora da fare (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Ci siamo occupati più volte di vicende, anche di violenza, che le donne hanno subito. Ci sono voluti secoli perché trovassero il coraggio di alzare la voce, farsi sentire. Oggi la situazione è cambiata rispetto al passato quando la donna era soggetta prima al padre e ai fratelli e poi al marito. La lotta per l’emancipazione, però, nonostante gli importanti risultati prodotti, non si è ancora conclusa.

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Per trovare una delle prime proteste, sia pure verbali, bisogna fare un bel passo indietro, al 431 a. C.: Euripide porta in scena la tragedia di Medea che dopo avere sposato Giasone ed averlo aiutato nella conquista del vello d’oro lo segue a Corinto dove viene ripudiata per motivi di interesse: Giasone prende in moglie la figlia di Creonte, re di Corinto. Questo il lamento di Medea rivolto al coro: “Fra quante creature han senso e spirito, noi donne siam di tutte le più misere. Ché, con profluvii di ricchezze prima dobbiam lo sposo comperare, e accoglierlo (male dell’altro anche peggiore) despota del nostro corpo. E il rischio grande è questo: se sarà tristo o buon: ché separarsene non reca onore alle consorti, né repudïar si può lo sposo”.

Per i primi tentativi di cambiamento bisognerà attendere l’Illuminismo. In Italia merita di essere ricordata Eleonora Fonseca Pimentel, protagonista della breve e sfortunata esperienza della Repubblica Napoletana del 1799: non solo sa leggere e scrivere ma, dotata di grande cultura, fonda e dirige un giornale, il Monitore Napoletano, organo ufficiale della neonata Repubblica. Nella lunga marcia per l’emancipazione delle donne un posto di rilievo spetta ad Enrichetta Di Lorenzo, la compagna di Carlo Pisacane, colpevole di avere abbandonato il marito e tre figli per seguire Carlo. Nelle lettere alla madre sostiene con forza che “una donna ha diritti al pari di un uomo”. In quegli anni le donne cominciano a non accettare più i matrimoni combinati di cui la stessa Errichetta parla in una lettera inviata alla madre: “…Non esiste donna al mondo la quale non abbia amato in sua vita; quindi, colei che non ama il marito deve presto o tardi amarne un altro”.

Nel nostro territorio il dibattito sulla emancipazione visse momenti importanti a fine ‘800 per alcune iniziative della Massoneria. Notevole risonanza ebbe nel 1891 una conferenza tenuta a Padula nella sede del Casino Sociale da Giovanni Camera, il quale sostenne con forza la necessità di istituire anche in Italia il divorzio e il matrimonio civile, argomenti tabù per quei tempi.

Sorvolando sul significato dell’8 marzo (giornata dedicata alle donne, piuttosto che festa delle donne) va ricordato il primo risultato importante ottenuto dalle donne italiane: la conquista dell’elettorato attivo e passivo con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del febbraio 1945. Le donne si recano per la prima volta alle urne il 2 giugno del 1946 per esprimersi sul referendum Monarchia-Repubblica. Due anni dopo, alle elezioni per la prima legislatura repubblicana del 1948, fanno il loro ingresso in Parlamento: 39 alla Camera dei Deputati e 4al Senato. Da allora la lotta non si è più fermata e, in progressione, sono arrivate la legge Fortuna-Baslini per il divorzio nel 1970, uscita indenne dal referendum abrogativo del 1974; la legge 405 del 1975, istituiva dei consultori familiari, e la legge 194 del 1978, che legalizza l’interruzione volontaria della gravidanza. Altra conquista importante è la legge n. 151 del 19 maggio 1975(Riforma del diritto di famiglia) che ha sancito la parità giuridica dei coniugi ed ha abrogato l’istituto della dote, istituita nel VI secolo con il codice giustinianeo; inoltre, ha previsto la comunione dei beni e consentito alla donna di conservare il cognome da nubile.

Altra conquista: la possibilità per i figli di aggiungere il cognome materno a quello paterno con la patria potestà estesa ad ambedue i genitori. Tale parità è stata recepita anche dalla Chiesa che ha adeguato alla nuova situazione di parità la formula matrimoniale (“insieme deciderete la dimora, insieme contribuirete al menage familiare, insieme educherete i figli”, etc.,) Molto importante è anche la legge n. 125 del 10 aprile del 1991 che prevede la parità uomo-donna nel lavoro. Di recente le donne, che già erano numerose nella Scuola, nell’Amministrazione dello Stato, nella Magistratura, negli Ordini professionali, possono arruolarsi nelle Forze Armate e sono sempre più protagoniste nel mondo dell’imprenditoria. Inoltre, è stato abolito il processo per adulterio, che era previsto solo a carico della donna.  Un momento fondamentale è rappresentato dall’entrata in vigore della legge del 15 ottobre 2013 n. 119, recante “Nuove norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l’obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime”.

Nell’ambito degli interventi di promozione dei diritti e delle libertà fondamentali, particolare attenzione è stata posta nella XVII legislatura agli interventi volti a dare attuazione all’art. 51 della Costituzione, sulla parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, incidendo sui sistemi elettorali presenti nei diversi livelli (locale, regionale, nazionale ed europeo), completando così il percorso avviato nella precedente legislatura con le modifiche alla disciplina elettorale comunale. Va ricordata, infine, la Legge della Regione Campania, n. 17 del 2021: “Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra i sessi, il sostegno dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile di qualità, e la valorizzazione delle competenze delle donne”. Con questa legge viene riconosciuta la parità di genere quale presupposto per un sistema equo di cittadinanza e convivenza e per lo sviluppo socio-economico del territorio, e detta disposizioni per favorire la parità retributiva tra i sessi; la permanenza, il reinserimento e l’affermazione delle donne nel mercato del lavoro; la valorizzazione delle competenze delle donne; la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, e l’equa distribuzione delle responsabilità di cura familiare.

Non va, però, dimenticato che nei paesi guidati da regimi totalitari o integralisti il ruolo delle donne è ancora di totale sudditanza e l’emancipazione, purtroppo, non sembra essere dietro l’angolo. Indubbiamente, non è stato facile per le donne superare antichi pregiudizi e conseguire importanti risultati, ma l’impegno continua.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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