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Riflessioni sul “giornalismo libero” nella Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, alla vigilia dell’evento dedicato a Lamberti Sorrentino

Di Giuseppe Geppino D’Amico

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella plenaria del 17 dicembre 1993, su proposta dell’UNESCO, ha proclamato il 3 maggio la “Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa” per difendere il pluralismo dell’informazione e l’indipendenza dei media ritenuti elementi fondamentali per la difesa della democrazia ed il rispetto dei diritti umani. Anche quest’anno sono previste numerose manifestazioni in tutte le regioni d’Italia. In Campania la Federazione Nazionale Stampa Italiana, il Sindacato Unitario Giornalisti, Articolo 21 e Amnesty hanno organizzato a Napoli una giornata di formazione riservata ai giornalisti. Sarà l’occasione per ribadire che “il giornalismo non è un crimine”. 

Tra i temi in discussione i limiti alla libertà di informazione in Italia e nel mondo provocati da minacce fisiche e da condizionamenti determinati anche dall’assenza di leggi a tutela dei cronisti. Eppure, l’articolo 21 della Costituzione non lascia dubbi: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. I motivi possono essere diversi a cominciare dall’assenza di “editori puri”, il cui disimpegno ha fatto sì che giornali e Tv fossero acquistati da imprenditori con interessi diversificati.

Se non possono esserci dubbi sull’importanza del giornalismo per avere un dibattito pluralistico in grado di garantire la partecipazione dei cittadini al sistema democratico in modo da assumere decisioni informate, è necessario che gli stessi giornalisti si interroghino, in un momento in cui i problemi non mancano. Internet ha cambiato il modo di comunicare ma siamo sicuri che sia il modo migliore di fare informazione? Soprattutto quando si offre una informazione prima di qualsiasi forma di controllo che dovrebbe essere esercitato da chi è abilitato a farlo. Qualcosa è successo, ma si fa fatica a capire, a leggere il futuro e raccontarlo.

Indubbiamente, oggi si investe poco nel settore: giornali che pubblicavano 600.000 copie ora ne pubblicano poco più di 100.000. Nella nostra regione dalle 200.000 copie del passato se ne vendono non più di 12.000. Di contro di anno in anno aumenta vertiginosamente il numero degli iscritti all’Ordine dei Giornalisti ma diminuiscono visibilmente le possibilità occupazionali nel settore. È superfluo evidenziare che in periferia la situazione è ancora più drammatica.

Anche il modus operandi del giornalista dovrebbe cambiare magari adeguandosi all’assunto del direttore di un quotidiano inglese, il quale quotidianamente ammoniva i redattori del giornale con queste poche parole: “Il commento è libero; i fatti vanno spiegati prima”. Non sarebbe cosa cattiva fare tesoro delle cose che diceva 400 anni fa San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti: “Scendere in strada e guardare negli occhi le persone e raccontare i fatti e i problemi”. Probabilmente, oggi avrebbe aggiunto che è più facile stare seduti davanti al computer e pescare qualche notizia su internet che consumare la suola delle scarpe alla ricerca di notizie. Certo, internet non è il male assoluto ma risulta estremamente difficile assicurare i necessari controlli da parte di chi è deputato a farlo su quello che viene pubblicato.

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Nel Vallo di Diano la “Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa” cade alla vigilia di una manifestazione organizzata per ricordare il giornalista nel trentennale della scomparsa (Grottaferrata, 9 maggio 1993). Il convegno, in programma per domani (4 maggio) a Sala Consilina, è organizzato dall’Associazione Giornalisti Locali “Lamberti Sorrentino” con il Comune di Sala Consilina e la partecipazione del Rotary Club Sala Consilina-Vallo di Diano, la Banca Monte Pruno e ValloPiù. Come annunciato il programma prevede la presentazione del volume del giornalista Giacomo Cozzaglio, dal titolo “Lamberti Sorrentino, Inviato di guerra a 30 anni dalla scomparsa”. A seguire alcune testimonianze di eccezione sul ruolo degli inviati di guerra. Ne discuteranno la giornalista RAI Lucia Annunziata con il vice direttore e l’inviato di guerra del Quotidiano nazionale, Angelo Raffele Marmo e Lorenzo Bianchi.

Originario di Sala Consilina, dove era nato nel 1899, Lamberti Sorrentino ha lasciato tracce importanti nella storia del giornalismo mondiale. Ha iniziato con il Tempo, settimanale fondato da Arnoldo Mondadori, diretto da Alberto Mondadori e con una redazione straordinaria in cui figuravano giornalisti del calibro di Indro Montanelli, Carlo Bernardi, Ettore Della Giovanna, Alberto Lattuada, Raul Radice e Federico Valli.

Il suo innato spirito all’avventura lo spinse, come inviato di guerra, a seguire le vicende più difficili e pericolose: la rivoluzione del 1924 in Brasile dove aera andatao per dirigere un giornale ma abbracciò la causa dei rivoluzionari per cui dopo sei mesi fu costretto a riparare in Argentina dove scrisse per il Clarin, la guerra in Etiopia e quella in Spagna. Tornato in Italia partecipò come Legionario (tessera n.74) all’impresa di Fiume decisa da Gabriele D’Annunzio dal quale, però, ben presto prese le distanze. Durante la seconda guerra mondiale per avere preso le distanze dal Fascismo fu costretto a riparare all’estero. Scovato dalla Gestapo, il 21 marzo del 1944 fu arrestato in Ungheria, deportato in Germania e internato per un paio d‘anni nel campo di Mauthausen.

Lamberti Sorrentino ha avuto il grande merito di saper leggere gli avvenimenti che era stato chiamato ad illustrare, convinto com’era che per essere un buon giornalista fosse necessario conoscere il passato, avere sapere analizzare il presente per progettare il futuro. Numerose le sue intuizioni che al momento magari fecero discutere ma che poi si sono rivelate giuste. Amico di Galeazzo Ciano gli predisse che la guerra sarebbe presto terminata con la sconfitta dell’Asse Germania-Italia e, di ritorno dal viaggio in Russia, gli confidò le sue impressioni che Ciano riportò nei suoi Diari: “Sorrentino racconta le sue impressioni e le sue previsioni. Non sono belle le prime, né confortanti le seconde. La brutalità dei Germanici, spinta fino al crimine costante, balza dalle sue parole tanto viva e impressionante. Massacri di intere popolazioni, stupri di donne, eccidi di bambini: tutto è all’ordine del giorno”. Parole scritte nel 1943 ma tremendamente attuali in considerazione degli avvenimenti dell’ultimo anno tra Russia e Ucraina. Non meno importante un’altra previsione relativa al rapporto tra la Chiesa Cattolica e la Russia: “Ci potrebbe essere tra vent’anni un Nunzio Apostolico a Mosca ed un rappresentante del Cremlino in Vaticano”.  Previde con alcuni anni di anticipo anche la crisi che ci sarebbe stata tra Cina e Russia. Anche il tema dell’Unità Europea non gli fu estraneo convinto della necessità di dare vita all’Europa per evitare di correre il rischio di essere schiacciati in caso di accordo tra Russia e Stati Uniti. Ecco perché, leggendo i suoi articoli e i suoi numerosi libri dedicati agli argomenti trattati per i giornali nel corso della sua lunga carriera, si rimane folgorati dalla sua attitudine a vedere nettamente il futuro nell’osservazione del presente.

Come scrisse Giuseppe Colitti in una lunga intervista da lui realizzata nel 1990 con Lamberti Sorrentino (all’epoca novantenne) a Grottaferrata dove il giornalista visse l’ultimo periodo della sua vita “è troppo presto per dire se è stato un eroe, ma di sicuro ha avuto una concezione eroica della vita che, a parte la retorica del tempo, si coglie anche in altri aspetti della sua intensa e varia attività giornalistica”. Quella intervista, pubblicata sul mensile “Corriere del Vallo”, organo ufficiale della Comunità Montana, fece conoscere la vicenda umana e professionale di Lamberti Sorrentino che non è stato dimenticato. Cinque anni dopo, nel 1995, in occasione di una delle edizioni del Premio Internazionale Lamberti Sorrentino ideato da Angelo Paladino, per volontà dell’Amministrazione Provinciale di Salerno e del Comune di Sala Consilina -guidato all’epoca da Giuseppe Colucci- una targa marmorea fu collocata sulla facciata dello storico palazzo della Grancia.

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