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Con- Tatto – Legalità, Giustizia e Sicurezza nel Vallo di Diano: ma “che c’azzecca” il Commissariato di Agropoli?

Di Geppino Giuseppe D’Amico

La risposta data dal Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno, Maria Teresa Sempreviva (di origini lucane), alla lettera con la quale il Consigliere Regionale Corrado Matera aveva sollecitato l’istituzione di un Commissariato di Polizia nel Vallo di Diano ha suscitato non poche perplessità soprattutto quando ricorda che un Commissariato di pubblica sicurezza sarà istituito ad Agropoli e questo “consentirà di elevare ancora di più la cornice di sicurezza del territorio. Resta nondimeno fermo l’impegno a prendere in esame anche ulteriori misure qualora se ne registrasse la necessità”. Ne siamo lieti per Agropoli e per il territorio circostante ma non possiamo dire la stessa cosa per il Vallo di Diano che dalla cittadina cilentana dista oltre cento chilometri e che, addirittura, è più lontana da Battipaglia dove il Commissariato è presente da decenni.

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Tra le motivazioni alla base della richiesta di un Commissariato di P.S., senza dimenticare quella relativa alla riapertura del Tribunale di Sala Consilina una delle più importanti concerne la necessità di assicurare la sicurezza di un territorio che è da sempre a rischio di infiltrazioni malavitose per la sua collocazione geografica come dimostrano la storia e le vicende degli ultimi 50 anni. E le diverse relazioni delle DDA di Salerno e Potenza, ne sono una importante conferma.

La sicurezza del territorio è un problema con il quale il Vallo di Diano da sempre deve fare i conti anche per via di una collocazione geografica che ne fa la cerniera tra Campania, Basilicata e Calabria. Un problema che se pure non è nato oggi è altrettanto vero che negli ultimi dieci anni si è dilatato a seguito della soppressione del Tribunale, baluardo fondamentale per la tutela di un vasto territorio abbandonato a se stesso dallo Stato.

La nostra ricostruzione degli avvenimenti, ancorché breve, parte dagli anni ’70 quando viene disposto l’invio in soggiorno obbligato nel Vallo di Diano di esponenti della criminalità organizzata campana e calabrese. I danni prodotti da quelle assegnazioni sono ben visibili: personaggi abituati a delinquere iniziano a fare “doposcuola” ai ragazzi locali. Cominciano le estorsioni a danno di imprenditori e commercianti con i primi attentati di avvertimento dinanzi ad esercizi commerciali soprattutto a Sala Consilina che del Vallo di Diano è il centro più importante. Naturalmente, vanno riconosciute ed elogiate la professionalità e l’azione della Magistratura e delle Forze dell’Ordine che 30 anni fa presentavano questi numeri: circa 100 Carabinieri assegnati alla Compagnia di Sala Consilina; 30 agenti di Polizia con compiti di controllo sulla viabilità ordinaria e su un lungo tratto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria (da Eboli a Cosenza) e 20 agenti della Guardia di Finanza. Certamente pochi per i compiti istituzionali da assolvere se si considera che il nostro territorio è un crocevia importante da e per la Calabria ma anche per la Basilicata e la Puglia. Nel bene e nel male tutto passa per il Vallo di Diano. Proprio sulla Salerno-Reggio Calabria il 13 dicembre 1973 viene liberato il giovane Paul Getty III, rapito a Roma dalla ‘Ndrina Piromalli-Mammoliti, trasportato e imprigionato, secondo voci bene informate, in un cantina sotterranea nei pressi di Sicignano degli Alburni e liberato sul tratto autostradale tra Lagonegro e Lauria.  Il 15 maggio del 1979 a pochi chilometri di distanza dal nostro territorio, in un cascinale nelle campagne di Albanella viene arrestato il boss della N.C.O., Raffaele Cutolo. Da allora il Vallo di Diano comincia a suscitare interessi ed appetiti illeciti.

Il 1991 è un anno importantissimo anche perché viene inaugurato il nuovo Palazzo di Giustizia di Via De Marsico che sarà chiuso nel 2013.  I pericoli sono evidenti. Non a caso, nel gennaio del 1991 il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Salerno, Mario Ranieri, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, denuncia il rischio concreto di infiltrazioni malavitose nel Vallo di Diano di soggetti provenienti da zone limitrofe, dalla Piana del Sele, una delle roccaforti del Clan di Raffaele Cutolo. Il rischio di infiltrazioni esiste e non va sottovalutato”.  

Al grido d’allarme del Procuratore Generale si associa il Prefetto di Salerno, Corrado Catenacci, il quale afferma: “Non c’è da stare allegri. Nonostante il continuo ed assiduo impegno delle forze dell’ordine i dati sono allarmanti e da più parti è stata evidenziata la necessità di istituire un Commissariato di PS nel Vallo di Diano, una zona che negli ultimi mesi è stata investita da un’ondata di criminalità senza precedenti”.

Nel febbraio dello stesso anno 1991 scoppia lo scandalo dei rifiuti a conferma della presenza nel Vallo di Diano sia della Camorra che della ‘Ndrangheta. Cresce il numero delle vittime di usura e nel dicembre del 1991 la Caritas della Diocesi di Teggiano-Policastro, con il contributo della BCC Monte Pruno di Roscigno, costituisce l’associazione antiusura Nashak “per aiutare e sostenere chiunque versi in stato di bisogno e per prevenire il fenomeno attraverso forme di tutela, assistenza ed informazioni”.

A rilanciare la vertenza sicurezza sono i sindacati di Polizia (Siulp e Sap) i quali ritengono indispensabile l’istituzione di un Commissariato nella Valle dell’Irno ed a Sala Consilina. La richiesta rimane senza esito così come quella del Sen. Antonio Innamorato che aveva proposto al Ministero l’istituzione di due Commissariati di Polizia, uno nel Vallo di Diano e l’altro nel Cilento. Per tutta risposta in quello stesso anno 1991 vengono inviati nel nostro territorio altri pregiudicati in soggiorno obbligato ai quali si aggiungono malavitosi che scelgono il Vallo di Diano e la zona del Saprese per trascorrervi la latitanza senza doversi allontanare troppo dai loro territori. La presenza di un presunto camorrista a Buonabitacolo induce il sen. Antonio Innamorato e l’on. Enzo Mattina ad organizzare e guidare una “marcia su Roma” a cui parteciparono circa 40 sindaci del Vallo di Diano e del Cilento. Personalmente riuscii a partecipare sia all’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, sia al Viminale con il ministro dell’Interno, Vincenzo Scotti, che ebbe a dichiarare: “Avete ragione” e poi aggiunse: “Come una madre si tiene i figli bravi così deve tenere con sé i figli cattivi”. Dopo poco tempo il presunto camorrista fu rispedito a casa.

Con la chiusura del tribunale il problema della sicurezza nel territorio aumenta: il commissariato non viene istituito, gli organici delle forze dell’ordine non vengono potenziati; al contrario, oltre al tribunale è stata chiusa anche la casa circondariale nonostante l’opinione nettamente contraria ripetutamente espressa dalla magistratura, da parte della politica, dagli amministratori locali e dalla popolazione. Il tribunale viene accorpato a quello di Lagonegro con notevoli ripercussioni anche per quanto riguarda l’aspetto sociale ed economico del territorio.

Un fatto è certo: la soppressione del tribunale è l’immagine plastica della Giustizia che penalizza se stessa in quanto, invece dell’auspicato risparmio e del migliore andamento della giustizia, lo “scippo” ha prodotto il contrario di quanto si prefiggevano il ministro Paola Severino ed il Capo Dipartimento del Ministero, Luigi Birritteri, i quali con una ostinazione degna di miglior causa, con il beneplacito del presidente del Consiglio, Mario Monti, e la benedizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sopprimono con un colpo solo 33 uffici giudiziari, 37 Procure della Repubblica e 220 sezioni distaccate.

L’iniziativa viene definita e si dimostra subito “scellerata e fallace” con risultati fallimentari: la Giustizia è stata depotenziata ed un intero territorio tradito da chi aveva il compito di tutelarlo. Trasferire un tribunale che a Sala Consilina disponeva di circa 5.500 mq. di spazio in un edificio a Lagonegro di soli 3.800 mq, con locali angusti già insufficienti per un solo Ufficio, era e si è dimostrato un errore reso ancora più grave soprattutto per Sala Consilina se si considera che il tribunale accorpante, unico caso in Italia, insiste in un’altra regione ed è più piccolo del tribunale accorpato. L’unico aumento prodotto riguarda il “turismo giudiziario” per udienze e interrogatori di magistrati, avvocati, forze dell’ordine, costretti a fare la spola tra la sede degli Uffici Giudiziari e le case circondariali in cui i detenuti si trovano associati (Potenza, Salerno, Avellino e Castrovillari).

Per comprendere l’importanza della presenza del tribunale in territori lontani dai grossi centri è opportuno riportare un abstract dell’intervento dell’avv. Alfredo De Marsico in occasione della inaugurazione del nuovo palazzo di Giustizia ad Ariano Irpino, nel 1977: “I Tribunali non sono soltanto ambienti nei quali si amministra la Giustizia: sono centri di cultura, sono scuole di educazione collettiva. Sopprimete il Tribunale in una zona non favorita dai beni della terra e dalle iniziative economiche, e vi avrete spento una fiamma… Il Tribunale è una scuola di giustizia quando giustizia si rende, è il migliore insegnamento che si possa prodigar del rispetto che si deve alle leggi della vita collettiva ed al diritto al silenzio”. Alla luce delle recenti notizie di cronaca che hanno evidenziato una permeabilità sempre maggiore nei Comuni del Vallo di Diano di fenomeni gravissimi di illegalità, si impone una coraggiosa presa di posizione a tutela di un territorio che non merita di essere ulteriormente mortificato. La situazione può solo degenerare ulteriormente.

I cittadini chiedono giustizia, legalità, sicurezza e questo passa attraverso il migliore controllo possibile del territorio. Riuscirà il Vallo di Diano ad avere il Commissariato di P.S.? Difficile dirlo. Sempreviva, però è la speranza!  

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