di Gianfranco Stabile
Ha assistito a decine di sbarchi nel porto di Salerno. In veste di delegato della Conferenza Episcopale della Campania per la Carità conosce la sofferenza e le traversie di chi sfida il mare per un futuro migliore.
Padre Antonio De Luca, vescovo della Diocesi di Teggiano e Policastro, è persona che ha titoli per parlare della tragedia di Cutro. 67 morti annegati a pochi metri dalla riva. Ad oggi. Numeri che non impressionano più, e forse è questo il lato peggiore della vicenda.
Non si può giustificare quello che è successo. Vite affondate nel mare e con loro la cultura, la civiltà, l’umanità, sensibilità e persino la legalità
monsignor Antonio De Luca
Pochi i punti di riferimento oggi sulla scena politica. “In queste ore drammatiche, alla ricerca di corpi di uomini e donne ancora assenti all’appello si fanno tante chiacchiere. Ma il gesto più bello l’ha realizzato il Presidente della Repubblica in un mesto pellegrinaggio silenzioso accanto a quelle salme, quasi a voler rappresentare al meglio il Popolo italiano che mai ha tradito questa vocazione strutturale all’accoglienza, all’incontro”.
I flussi migratori, alimentati da guerre e carestie, sembrano non conoscere fine. De Luca ricorda il terribile crescendo degli ultimi anni. “In tempi recenti ho assistito a 25 sbarchi nel porto di Salerno. Il peggiore 5 anni fa con 26 corpi senza vita rinchiusi in sacchi di juta. Momenti particolarmente tragici che quest’anno abbiamo commemorato a 5 anni da allora.
Nessuno di noi ha il diritto di spegnere la speranza di riscatto e dignità di queste persona. Giudizi impietosi, propagandistici e di contrapposizione danneggiano la civile convivenza. Dobbiamo aprirci all’accoglienza. Molto spesso siamo solo luogo di transito. E come è stato efficacemente detto, l’uomo non è un albero con radici che lo ancorano al terreno. Grazie a Dio abbiamo piedi e con questi siamo liberi muoverci e spostarci alla ricerca di un luogo dove vivere, stabilirsi e realizzare la propria vita con dignità!
monsignor Antonio De Luca