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Gaetano Bevilacqua, incisore, stampatore e le (sue) Edizioni dell’Ombra: il trionfo della visione

Di Marcello Napoli

Trenta anni, 1992-2012 e ormai oltre, 100 libretti e ancora, d’attività incisoria, di vere esperienze sensoriali per dei gioielli tipografici tirati a mano, con incisioni, carte scelte, cuciture, sovra coperte, frutto della passione, esperienza, ricerca e soprattutto del lavoro di Gaetano Bevilacqua. Ne scriviamo pienamente coinvolti e con antica conoscenza, stima e soprattutto amicizia, in occasione dell’edizione di una plaquette stampata dalle Edizioni dell’Ippogrifo, ma una tiratura limitata di 20 copie è arricchita da una incisione e sovra coperta di Gaetano Bevilacqua. Il suo segno e il testo sono “una boccata d’aria”, un omaggio ad Alfonso Gatto, ai suoi anni milanesi, iniziati nel 1934 e forse mai finiti e una memoria della collaborazione del poeta-pittore-critico-giornalista  presso la Galleria di Bruno Grossetti, L’Annunciata (vicino all’Accademia di Brera), dove Gatto ebbe modo di farsi ancor più riconoscere, ma soprattutto di esordire come pittore (era l’aprile del 1943), oltre che come critico d’arte (aveva iniziato, in verità questa attività mai abbandonata, nel 1935, con uno scritto su Atanasio Soldati (1935); compagno in questa prima esperienza lo scrittore leonardo Sinisgalli. L’occasione è stata data dall’ospitalità presso la Pinacoteca provinciale, dove sono stati esposti 5 quadri, provenienti dalla Galleria. Il velo che racchiude il librino è solo un apostrofo dell’attività di Gaetano Bevilacqua che qui vogliamo ricordare, con uno scritto che ne celebrava i 10 anni di pubblicazioni … ora son più di 100; tra gli ultimi dati alle stampe figurano i nomi di poeti come Silvio Ramat, Maurizio Marotta, Giancarlo Cavallo, frammenti da Yeats, Shakespeare e articoli della Costituzione.

“Incidere la lastra è come prendere la parola davanti agli altri. Un atto breve e senza ritorno.
Il discorso di Bevilacqua è un discorso breve, che punta all’immediatezza del poco. Pochi oggetti, poche forme. Ma la prosa del suo racconto grafico è complessa, vicina all’originario vangelo dell’incidere: molti segni per il raggiungimento di un unico effetto. Molto “fare” per un parsimonioso narrare semplice. E questo accade per amor di discrezione. Incidere è prendere la parola davanti agli altri.
” Scriveva così Maurizio Marotta, amico e complice di questi libretti preziosi in parole, segni, compostezza di caratteri, lavoro. Rileggo un mio scritto introduttivo alla mostra di Gaetano Bevilacqua e delle Edizioni dell’Ombra a Villa Guariglia, nell’ambito della rassegna Racconti DiVersi, curata da Idolina Landolfi. Era il 2002: Cos’è mai l’uomo, cosa non è. Ombra d’un sogno è l’uomo, Pindaro; l’Elogio dell’ombra, di J.L.Borges; Il teatro delle ombre e Le chat noir, il locale dove nacque il cinema d’animazione, tra le sagome disegnate di Caran d’Ache; L’ombra della sera, la scultura etrusca così nominata; Phantom L’Ombra che cammina, di Lee Falk; All’ombra di Corto (Maltese), il marinaio avventuriero disegnato da Hugo Pratt; l’ombra di Peter Pan che cerca di fuggire; All’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore, De André; l’ombra di Nosferatu, nel film di Murnau; La linea d’Ombra di Joseph Conrad; Ombre rosse di John Ford; l’ombra marcata delle figure di Adamo ed Eva di Masaccio; quella chiara e sfuggente degli Impressionisti…
Impalpabile, sfuggente, inquietante, spesso solitaria, sicuramente silenziosa e insinuante: l’Ombra.
I primi graffiti di Lascaux, di Altamira, o più vicini a noi nel tempo e nello spazio, di Papasidero, potrebbero essere il primo capitolo di un romanzo che ha per titolo L’uomo che scoprì la propria ombra. Come i primi cartoni animati, quei segni ondulavano e si muovevano al ritmo delle rudimentali torce, nel velo di fumo e nell’acre profumo di resina che bruciava. Orme di ombre di ieri, presenze, oggi, tra le quali vale più la supponenza della nostra scienza che una realtà difficile da immaginare. Sfiorare, tracciare, seguire, incidere forte, più forte la pietra, il rame, il ferro, lo zinco. Non lasciare che la strada tracciata si lasci modificare da un acido troppo forte, una morsura troppo lunga, un improvviso sbavo di una gora d’acqua.
Ho tracciato linee sottili e lunghe con la certezza di essermi tracciato una strada da percorrere negli anni futuri, scriveva Piero Manzoni

Il gioco di ombre nelle caverne o al sole, dovette all’inizio impaurire non poco i primi uomini, incisori e pittori; poi la paura lasciò il posto allo stupore e la meraviglia, si sa, è l’inizio del sapere.
La strada dell’Ombra che traccia Gaetano Bevilacqua, più che un senso di horror vacui, suscita un sentimento di scoperta, prima; di memoria, poi. Per questo abbiamo brevemente evocato una personale storia dell’Ombra – ma tu, lettore, se vuoi scrivi il resto.
Scavare, incidere e ritrovare un’altra cella – ricordate l’abate Faria, il suo cucchiaino che cerca un varco tra le mura? – un foglio bianco e un altro ancora da disegnare, graffiare e lasciare ai futuri scopritori di caverne. (Ve ne saranno ancora?) Ectoplasmi, fantasime silhouette in cerca di un senso?
Per non restare mai più soli. 1992-2002 (mentre rileggiamo e riscriviamo, sono 30…): dieci anni con le Edizioni dell’Ombra di Gaetano Bevilacqua. Dieci anni e trenta raffinate plaquettes; magari diventate trentatré. Questi i numeri … di allora.
Tra i titoli del catalogo dell’Ombra, rigosamente composto e “tirato” a mano convivono pacificamente i classici, da Leonardo da Vinci a Blok; da Sinisgalli a Pessoa; ed i “novissimi”: elio Pecora, Maurizio Marotta, Alessandro Trasciatti, Roberto Deidier, Alberto Casiraghi, noto anche per il suo marchio editoriale del PulcinoElefante.
Si cominciò proprio nel giugno del 1992 con le Armature di Maurizio Marotta; un titolo emblematico per chi si vuol nascondere e difendere. Ma all’uopo anche “colpire” con la forza del segno.
Dureranno più in là del nostro oblìo / non sapranno mai che siamo andati ti dirà un’ombra sul prossimo foglio da stampare. Vorrei che tu rispondessi: “Dovrebbe impensierirmi tutto questo / e invece è una dolcezza, un ritornare.”


Buon viaggio nel’Ombra, in queste ombre che avevamo incontrato e dimenticato, ed ora ritrovato, sature di tempo e di te, Gaetano.

MARCELLO NAPOLI

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