Search

Emergenza cinghiali e nuova legge di bilancio. Cosa cambia? Parola all’esperto Varuzza.

di Gianfranco Stabile

Sta facendo discutere e non poco l’emendamento in legge di bilancio che istituisce la cosiddetta “caccia urbana“. Termine, come vedremo, quanto mai ambiguo. Una tematica sentita nel Vallo di Diano che vede da una parte agricoltori e cacciatori, dall’altra associazioni ambientaliste.

L’articolo 19 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, è sostituito dal seguente:

« Art. 19. – (Controllo della fauna selvatica) – 1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica di cui all’articolo 18, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità.

Gli agricoltori sono esasperati dai “raid devastanti” dei cinghiali nelle loro coltivazioni. I cacciatori vedono la possibilità di cacciare i quadrupedi selvatici 360 giorni l’anno.

Per fare chiarezza abbiamo ascoltato Paolo Varuzza, tecnico faunistico tra i più apprezzati in Italia, profondo conoscitore del territorio in quanto originario di Teggiano.

PAOLO VARUZZA – Tecnico Faunistico esperto di Ungulati

Dott. Varuzza Esiste un’emergenza cinghiali nel Vallo di Diano?
Quando questa specie si concentra in aree ristrette, frequenta aree agricole o urbanizzate, genera criticità. Nel Vallo esistono aree, dove gli effetti della presenza del cinghiale sono ben visibili: i video dei contadini di San Pietro che lamentano danni alle colture hanno fatto il giro d’Italia. Allo stesso tempo ci sono zone da monitorare attentamente perché rappresentano dei contesti potenzialmente a rischio, per citarne alcuni noti: la collina di Teggiano, il tratto urbano del Tanagro a Polla o il tratto limitrofo all’autostrada tra Sala Consilina ed Atena.

CINGHIALI SU UN TERRAZZO A SERRE (SA)

Quali sono i rischi che questi animali comportano per le persone che vivono nel Vallo?
I rischi sono legati ai sinistri stradali (in forte aumento in tutta la regione), alla trasmissione e diffusione di malattie, ai danni all’agricoltura e alla conservazione di habitat e specie. Il rischio è che, se non si interviene, si creino o aumentino nuclei importanti a ridosso di strade, paesi o aree agricole con conseguenze immaginabili.

Quali i rischi per animali domestici ed allevamenti?
Nel caso del cinghiale esistono patologie che possono essere trasmesse anche ai domestici e viceversa nonché alcune anche all’uomo. È di poche settimane fa la notizia di un cinghiale positivo alla tubercolosi abbattuto nel Vallo, ma sono noti casi di trichinosi. La Regione Campania ha un piano di sorveglianza attivo della fauna selvatica coordinato dall’UOD Prevenzione e Sanità Pubblica che coinvolge il Dipartimento di Patologia Animale della Federico II, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e il Centro di Riferimento regionale per l’Igiene Urbana Veterinaria. Il monitoraggio sanitario della fauna selvatica e in particolare il cinghiale è stato potenziato con i recenti casi di Peste Suina Africana rinvenuti in Piemonte, Liguria e Lazio.

Che cosa ne pensa della “caccia urbana”?
In realtà non esiste una “caccia urbana”, purtroppo i recenti emendamenti alla normativa italiana sul prelievo sono stati presentati come un “libera tutti”, ma i divieti di esercizio dell’attività venatoria a determinate distanze da case, strade, ferrovie, mezzi agricoli, animali domestici rimangono. Anche perché i contesti urbani non rientrano nel territorio cacciabile, piuttosto si parla di controllo della fauna che è un’attività ben diversa dalla caccia.

Allora quali sono le differenze tra caccia e controllo?
Semplificando: La caccia costituisce uno sfruttamento della risorsa fauna selvatica praticato da cittadini autorizzati e regolamentato nei tempi, mezzi, per specie e modalità definiti dalla L.N. 157/92 e dai calendari venatori regionali.
Il controllo è un’azione straordinaria dettata dalla necessità di eliminare o ridurre l’impatto negativo generato da una specie su attività economiche, sanitarie, sicurezza pubblica, ma anche per la tutela della biodiversità. Il controllo è autorizzato dalle Regioni sentito l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ed è attuato da cacciatori specificamente formati sotto il coordinamento di agenti di vigilanza. A differenza della caccia è possibile praticare il controllo anche nelle aree protette e potenzialmente per tutte le specie.

In Campania è possibile praticare il controllo del Cinghiale?
La quasi totalità delle Regioni italiane ricorre al controllo non solo del cinghiale, ma anche di altre specie come ad esempio volpe, corvidi, cormorani. Non solo, ma nel caso del cinghiale il controllo è attuato in oltre la metà dei Parchi nazionali e decine di aree protette regionali o a vario livello. La Regione Campania ha approvato lo scorso anno un Piano regionale di Gestione e Controllo del cinghiale, demandando la sua attuazione ai vari enti competenti territorialmente anche nelle aree a caccia chiusa che rappresentano una porzione importante del territorio regionale. Purtroppo gli enti gestori dei Parchi e delle Riserve regionali sono restii ad attuare il Piano, tanto che ad oggi il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni rimane l’unica area protetta in Campania con azioni attive di controllo del cinghiale.
Il controllo in Campania prevede l’impiego sia di trappole che il ricorso al prelievo selettivo o con l’ausilio di cani a seconda del contesto. Per il Vallo gli Enti di riferimento alla quale sindaci e cittadini possono rivolgersi per segnalare problematiche o richieste di indennizzo sono: il PNCVDA, Ente Riserve Naturali “Foce Sele – Tanagro” e “Monti Eremita-Marzano, l’ U.O.D. 50.07.26 – Catena del Valore in Agricoltura e Trasformazione nelle Aree Pianeggianti – Salerno, ognuno per la parte territoriale di propria competenza. Il Piano di controllo è stato potenziato nel 2021 per il contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana.

Secondo lei “conviene” cacciare o catturare gli animali?
Catture e prelievo agiscono con modalità molto diverse tra loro. Le valutazioni da fare, per ogni intervento di controllo, tengono conto non solo del contesto nel quale si opera, ma anche dei costi economici e della disponibilità degli operatori, che ricordiamo, sono dei volontari. Entrambe le modalità hanno vantaggi e svantaggi. Le trappole se ben gestite, agiscono sulla componente produttiva della popolazione (femmine e piccoli), ma hanno alti costi di gestione. Sono documentanti casi nella quale la cattura di un animale ha superato il migliaio di euro. Il prelievo ha costi pari a zero per la collettività, ma va saputo pianificare e deve rispettare la struttura di popolazione e non generare disturbo o impatti negativi per le altre specie. Spesso si ritiene che le trappole siano incruente, ma di fatto, anche alla luce della recente normativa sul contrasto alla peste suina, l’animale una volta catturato deve essere conferito o ad una struttura di macellazione.

Può fare qualche esempio di gestione virtuosa del problema in Italia?
Premetto che “nessuno ha la bacchetta magica” e che non esiste una ricetta unica per la gestione di una specie così complessa come il cinghiale, ma esistono piccole aree protette che con catture e prelievo selettivo riescono a mitigare il problema cinghiale con ottimi risultati generando, spesso, introiti economici da destinare alla conservazione di altre specie. La gestione di una specie così complessa richiede una collaborazione tra Enti, associazioni ambientaliste, agricole e venatorie nonché un’attenta pianificazione territoriale e gestionale basata su corrette informazioni scientifiche, supportata da una politica che si assuma le proprie responsabilità.

Quali sono i comportamenti che i cittadini valdianesi dovrebbero evitare nei confronti dei cinghiali e della fauna selvatica più in generale (volpi, ecc…)?
Intanto ricordare che si tratta di fauna selvatica, evitando di dargli cibo e proteggendo per esempio l’accesso alla spazzatura come l’organico che rimane fuori tutta la notte in attesa della raccolta. Gli animali imparano presto e riescono a trasmettere le fonti di cibo anche alla prole generando un comportamento inadeguato ed in ogni caso non vanno abituati alla nostra presenza per proteggere loro stessi, noi ed altre specie.

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close