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“Gatto e la Galleria L’Annunciata”, mercoledì 28 dicembre la presentazione del catalogo curato da Marcello Napoli

Di Geppino Giuseppe D’Amico

Sarà presentato a Salerno, mercoledì 28 dicembre (ore 17,30) presso la Pinacoteca Provinciale di Via Mercanti, il catalogo “Gatto e la Galleria L’Annunciata” curato da Marcello Napoli e pubblicato dalle Edizioni dell’Ippogrifo.

Marcello Napoli è un profondo conoscitore dell’opera di Alfonso Gatto. Nel 2018 ha pubblicato, sempre per le Edizioni dell’Ippogrifo, “Alfonso Gatto e il continente Sardegna” e nel 2021 “Sulle orme di Gatto”. Quattro passi in compagnia del poeta: un viaggio in Sardegna e tra gli aromi della Sicilia, tra i Sassi di Matera e la Lucania degli studi di Ernesto De Martino, articoli dello stesso Napoli e alcune interviste, compresa l’ultima rilasciata dal poeta al settimanale L’Europeo quattro giorni prima dell’incidente che ne provocò la morte.

Alfonso Gatto

Il catalogo contiene cinque quadri di Alfonso Gatto provenienti dalla Galleria L’Annunciata di Milano, per anni una delle gallerie più importanti d’Italia. Negli anni ’40 Alfonso Gatto (poeta, giornalista, scrittore e pittore) nel capoluogo lombardo aveva collaborato con Bruno Grossetti come curatore del Bollettino di Arte della Galleria di Milano e della Galleria Varese con testi letterari e critici. Va ricordato che la Galleria Grossetti prestò particolare attenzione ad artisti allora giovani, destinati a diventare i rappresentanti delle avanguardie storiche del tempo.

Questi i titoli dei quadri inseriti nel catalogo: Lago a Carenno (tempera su cartoncino); La spiaggia dei poveri (pastello su cartoncino, pubblicato sul Bollettino dell’Annunciata, n. 10, una monografia su Gatto); Paesaggio (tempera su cartoncino); uno scorcio del Lago di Cillon, del castello in Svizzera; Balcone, (tempera su cartoncino). Nel commento che accompagna il catalogo Marcello Napoli evidenzia un dato di particolare rilievo: “il quadro Lago a Carenno, è datato 1944 ed è una “scoperta” che abbiamo fatto con Paola, nel distaccare un vecchio passe-partout. A destra, una prima firma e con data. Leggiamo: “Alla signora Pina Grossetti – moglie di Bruno – con tanti auguri nel giorno di san Giuseppe 1945 e per ricordo, Alfonso Gatto”. Un mese dopo Milano sarà liberata”.

Marcello Napoli ci trasporta nella Galleria L’ Annunciata attraverso le parole di Bruno Grossetti e scrive: “È qui, mentre gli eventi bellici infuriano, che quel martedì, 20 aprile, Alfonso Gatto inaugura la sua prima mostra di pittura. È ospite della famiglia Grossetti, di Bruno e della moglie, signora Pina; è curatore del Bollettino dell’Annunciata e richiama intorno a sé amici, scrittori, critici come Francesco Arcangeli, Beniamino Dal Fabbro, Giansiro Ferrata, Raffaello Giolli, Vito Pandolfi, Vasco Pratolini, Leonardo Sinisgalli, Sergio Solmi, Giulia Veronesi, Elio Vittorini. L’esperienza di Casabella, la direzione di Campo di Marte, il buon nome nel campo della poesia, sottolineato da Ungaretti e Montale, tra gli altri, fanno di Gatto, a Milano dal 1934, un nome prestigioso. Tra gli invitati al vernissage di quella sera, i pittori Cristoforo De Amicis, Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni, Enzo Morelli, Adriano Spilimbergo; gli scultori Luigi Broggini e Carlo Conte; il critico musicale ed editore Nando Ballo e Cesare Zavattini, tra i primi amici milanesi di Alfonso Gatto”. Quindi riporta le parole usate dallo stesso Gatto per spiegare la sua pittura: “Nel sangue ho sempre avuto questa smania del plasticare e del dipingere… Occorre salvare l’anima… non so come: ma l’anima, per un soffio almeno, riesco a prenderla per i capelli nel momento in cui chiedo al colore di dirmi e di dire qualcosa, di non lasciarmi avvilito con tutto quello che non so fare”. Interessante è poi il giudizio di Marcello Napoli a proposito dell’Ermetismo di Gatto che “è stato anche pittore in proprio, con più impegno negli ultimi anni, e critico d’arte, nonché, in quanto poeta, sempre disposto a lavorare con le parole come su una tavolozza. È lo stesso errore, semplificazione da etichetta, del parlare di Gatto come poeta dell’ermetismo, un terreno che gli è sempre sembrato stretto, pur essendone stato uno dei padri. Parola e colori, segno significante e segno evocativo della pittura come estensione della memoria e dell’immaginazione”.

***

Alfonso Gatto è stato un uomo particolarmente poliedrico. Poeta, scrittore, giornalista, pittore, critico d’arte, critico letterario, e docente, era nato a Salerno nel 1909 da Giuseppe e da Erminia Albirosa la cui famiglia si era trasferita a Salerno proveniente da Polla. Nella sua città Alfonso frequentò il liceo classico Torquato Tasso dove scoprì la propria passione per la poesia e la letteratura. Nel 1934 si trasferì a Milano dove entrò in contatto con personalità di primo piano del mondo culturale quali Cesare Zavattini, Arturo Tofanelli, Leonardo Sinisgalli, Orazio Napoli e Domenico Cantatore, coi quali frequentava i caffè cittadini. Nel capoluogo lombardo lavorò come istitutore di collegio, correttore di bozze, giornalista, insegnante. Nel 1936 fu arrestato per antifascismo e trascorse sei mesi nel carcere di San Vittore a Milano. Durante quegli anni Gatto collaborò ai più innovatori periodici e riviste di cultura letteraria (Italia letterariaRivista LetteraturaCircoliPrimatoRuota). Nel 1938, insieme a Vasco Pratolini, fondò la rivista Campo di Marte, edita da Vallecchi. Fu una esperienza significativa per il poeta, che ebbe modo di cimentarsi nella letteratura militante di maggior impegno. Nel 1941 Gatto ricevette la nomina a docente ordinario di Letteratura italiana, per “chiara fama”, presso il Liceo Artistico di Bologna e iniziò pure una collaborazione con la rivista Primato di Giuseppe Bottai, sulla quale pubblicò con continuità poesie e recensioni letterarie.

Nel 1944, iscrittosi al PCI, iniziò a collaborare a Rinascita e, dopo la liberazione di Milano, nell’aprile 1945, all’Unità.  Fu poi inviato speciale de L’Unità. Nel 1951 si dimise dal partito.

È stato anche attore, avendo avuto diverse parti in alcuni film. In Il sole sorge ancora (1946) di Aldo Vergano aveva la parte di un conduttore di treni. Altre parti ha avuto in due film di Pier Paolo Pasolini: ne Il Vangelo secondo Matteo (1964) recitava la parte dell’apostolo Andrea, in Teorema (1968) la parte di un dottore. Altre parti ha avuto in Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi e in Caro Michele (1976), di Mario Monicelli, tratto dall’omonimo romanzo di Natalia Ginzburg, dove interpretava il padre di Michele.

Un incidente stradale verificatosi nei pressi di Orbetello mentre era in viaggio da Grosseto verso Roma ne provocò la morte l’8 marzo del 1976. È sepolto nel cimitero di Salerno. Questa l’epigrafe dettata da Eugenio Montale: “Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d’amore”.

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