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Riscatti e ricatti – Un estratto per Vallo Più del nuovo libro di Roberto Napoletano

Il Draghicidio

di Roberto Napoletano*

(…)

C’è una foto che racconta meglio di ogni altra l’epilogo folle di questa crisi italiana: mentre in parlamento si assiste al primo discorso politico dichiaratamente programmatico di Draghi, immortala lo spettacolo osceno di tutte le prime linee della partitocrazia italiana che si squagliano. Perdono il dono della parola e la dignità della faccia Conte, Salvini e Berlusconi, mandando a casa Draghi che li aveva preservati nella burrasca globale e chiedeva loro coraggio per mettere in sicurezza l’Italia, senza neppure dire una parola con la loro bocca, delegando tutto alle seconde file, e facendo scappare tutti dall’aula al momento del voto.

È la foto dei partecipanti nel giorno del game over a Draghi durante la pausa pranzo alla riunione a Villa Grande, la nuova abitazione romana di Berlusconi. In quella “casa della vita” che Franco Zeffirelli aveva ricevuto in concessione a vita dal Cavaliere e di cui ricordo l’orgoglio stampato negli occhi del Maestro in un pranzo della domenica ai tempi in cui dirigevo Il Messaggero. In quella foto dove l’ex presidente del parlamento europeo e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, è sempre alla destra del Cavaliere e della sua compagna, Marta Fascina, dove non manca nessuno del centrodestra di governo, da Salvini alla Ronzulli, da Cesa a Lupi e tanti altri, c’è un’assenza vistosa che stranamente non viene segnalata dai cronisti della politica italiana così ghiotti di ogni fantasioso retroscena, ma evidentemente incapaci di guardare e raccontare la scena neppure quando parla da sola.

L’assenza davvero vistosa è quella di Gianni Letta, l’ombra di Berlusconi ovunque, suo storico sottosegretario a Palazzo Chigi in tutti i suoi governi, l’amico fidato e l’uomo che non è mai mancato nelle decisioni politiche e personali che contano del Cavaliere.

Una fonte autorevole ben addentro alle vicende del centrodestra mi ha chiamato mentre la TV continuava a riprendere Villa Grande e la folla di partecipanti riunita attorno a Berlusconi. “Hai capito che cade il governo, vero? Hai visto che Letta non c’è, non è stato convocato, e questo vuol dire che la decisione di Berlusconi è stata presa.” Vogliono sfruttare l’errore di Conte, è il succo del ragionamento. Ho sentito Gianni Letta e mi ha chiarito subito il giallo. Anzi, mi ha detto che non c’è nessun giallo: “Ci eravamo già visti tante volte, l’ultima la sera prima. Di discussioni ne avevamo fatte tante e mi era parso chiaro che non tutti gradivano le mie osservazioni, le ragioni e i dubbi che prospettavo, e allora ho detto a Silvio: la mia posizione la conosci. Sai che sono contrario, contrarissimo alla crisi, e sai anche perché. Riflettici, riflettici seriamente. Pensaci ancora questa notte, e poi, se non ritieni che le mie valutazioni siano convincenti, e neppure i dubbi e i pericoli che ti ho prospettato, allora è inutile che venga.”

Non ci sono stati ripensamenti, perché il dado era tratto. E se penso al senso di responsabilità che Berlusconi manifestò con il passo indietro del novembre del 2011, quando l’Italia era a un millimetro da diventare la nuova Argentina e mi presi la responsabilità di aprire Il Sole 24 Ore, che allora dirigevo, con un titolo a caratteri cubitali “FATE PRESTO”, devo dire che questa volta il Cavaliere ha fatto prevalere altre ragioni di opportunità, anche se il contesto è molto cambiato da allora e di sicuro pesano anche ruggini nei rapporti personali con Draghi evidentemente mai superate. Il prezzo che pagheranno l’Italia e gli italiani dei calcoli, che potrebbero rivelarsi sbagliati, di Conte, Salvini e Berlusconi è alto e lo si capirà bene non subito.

L’assurdo è che tutto ciò avviene quando siamo all’apice della ripresa economica, quando siamo in presenza di un picco massimo di crescita e di credibilità, per cui il mondo comincia a pensare che stiamo diventando un paese serio. l’equa ripartizione delle lodi e degli schiaffi di un discorso analitico e rigoroso da statista di Draghi, che è stato il discorso di un politico che non cerca le mediazioni ma propone appunto un programma, non ha ricompattato la maggioranza.

Perché l’errore di Conte, che a lui ha comunque consentito di prendersi finalmente i Cinque stelle, ha invece fatto perdere il contatto con la realtà all’intero centrodestra di governo, ricongiungendosi con quello da sempre all’opposizione di Fratelli d’Italia della Meloni. Il drappo rosso dell’urna è stato per il centrodestra di governo, più che per la destra di opposizione, quello che è per il toro che in questi casi monta e carica.

*Roberto Napoletano è stato direttore del “Sole 24 Ore” (dal 2011 a 2017) e di tutte le testate del gruppo (Radio 24, l’Agenzia di stampa Radiocor), l’informazione web e specializzata), e direttore editoriale del gruppo multimediale 24 Ore. Dal 2006 al 2011 è stato direttore del “Messaggero. Dall’aprile 2019 è direttore del “Ouotidiano del Sud L’Altravoce dell’Italia. Tra i suoi libri: Se il Sud potesse parlare (2001), Padroni d’Italia (2004), Fardelli d’Italia (2005), Promemoria italiano (2012), Viaggio in Italia (2014). Per La Nave di Teseo ha pubblicato nel 2017 Il Cigno nero e il Cavaliere bianco (3 edizioni, 12.000 copie), diventato uno spettacolo teatrale in tournée in tutta Italia, Apriamo gli occhi. Perché i nostri risparmi sono in pericolo (2018), La grande balla (2020), Mario Draghi. Il ritorno del Cavaliere bianco (2021.

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