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“C’è ancora un domani”: partecipata serata di sensibilizzazione e solidarietà al Cinema Adriano (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Sono 580 le donne che dal 2017 ad oggi si sono rivolte per chiedere aiuto al Centro Antiviolenza Aretusa di Atena Lucana che opera sotto l’egida del Consorzio Sociale del Vallo di Diano. Non sempre le donne si rivolgono al Centro tentativi di femminicidio o per violenze fisiche, ma spesso per chiedere assistenza in caso di divorzio o per altre problematiche che rendono impossibile il rapporto con il proprio marito e compagno. A preoccupare maggiormente il fatto che al Centro si rivolgono donne giovani e giovanissime che non sempre decidono di rivolgersi alla magistratura perché vogliono evitare un calvario ancora più lungo. È questo il dato principale reso noto dalla responsabile del Centro Antiviolenza Aretusa, Katia Pafundi, in margine al dibattito sul film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, proiettato al Cinema Adriano di Sala Consilina.

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Una proiezione speciale organizzata da Differenza Donna e dalla presidente della Consulta delle donne amministratrici del Vallo di Diano, Gelsomina Lombardi, con la disponibilità del titolare del Cinema Adriano, Nicola Calandriello, proprio per raccogliere fondi in favore dell’Associazione Aretusa. Il film (il quarto più visto di sempre in Italia) ha tenuto desta l’attenzione del folto pubblico presente fino al termine anche perché, pur essendo ambientato nella Roma dell’immediato dopoguerra è reso particolarmente attuale dalla drammatica vicenda della giovane Giulia Cecchettin. Molto interessante anche il dibattito conclusivo durante il quale, oltre a Gelsomina Lombardi, Katia Pafundi e Nicola Calandriello, è intervenuto il giornalista e critico cinematografico Donato D’Elia.

Il film, che ha segnato l’esordio nella regia di Paola Cortellesi, affronta un tema particolarmente delicato su cui si discute da tempo: l’emancipazione della donna che da secoli lotta per vincere la difficile condizione in cui per troppo tempo l’ha costretto il “patriarcato”. Il film è dedicato a tutte quelle donne che, tanto nel secolo scorso, quanto nel contemporaneo, affrontano a testa alta le fatiche quotidiane e una società patriarcale che chiude gli occhi di fronte alla violenza domestica, sia essa fisica o psicologica. L’attrice si ritaglia il ruolo principale e mescola abilmente la commedia al dramma. Il suo non è un film manifesto, ma la storia in bianco e nero di una donna, madre e moglie, che sogna una vita diversa e lotta per entrare nella modernità.

Il film narrala storia di Delia (Paola Cortellesi), sposata conIvano (Valerio Mastandrea), da cui ha avuto tre figli. La donna riveste esclusivamente i ruoli di moglie e madre e tanto basta per definirla. È ambientato in una Roma divisa in due: da una parte c’è la spinta positiva, data dalla Liberazione; dall’altra, invece, la miseria che la guerra ancora non si è lasciata alle spalle. Ivano è il capofamiglia, nonché capo supremo e padrone, che lavora duramente per portare qualche soldo a casa. Non perde mai l’occasione per sottolineare la cosa, talvolta con un tono sprezzante e altre volte affermandolo direttamente tramite l’uso della cinghia. L’unica persona per cui nutre rispetto è quella canaglia di suo padre, noto come il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un anziano rancoroso e spesso tirannico, di cui Delia si occupa come se fosse la sua badante. L’unica in grado di recare sollievo alla donna è l’amicaMarisa (Emanuela Fanelli), con la quale si lascia andare a qualche momento di leggerezza e di confidenze intime.

Con l’arrivo della primavera l’intera famiglia è in fermento per il prossimo fidanzamento della primogenita, Marcella (Romana Maggiora Vergano, una vera rivelazione). La giovane spera di convolare a nozze con un bravo ragazzo, proveniente dal ceto borghese, Giulio (Francesco Centorame), liberandosi così dal peso della sua famiglia imbarazzante. Anche Delia ripone le stesse speranza di sua figlia, nonostante abbia accettato per sé la vita che le è toccata, aspira a un matrimonio con un buon partito per sua figlia. Quando le giunge, però, una misteriosa lettera, un forte coraggio nascerà nella donna madre e moglie, determinata a rovesciare quei piani fino ad allora prestabiliti e poter finalmente immaginare un futuro migliore, non soltanto per sé stessa. Un finale a sorpresa tiene desta l’attenzione del pubblico e lo sorprende non tanto per quello che succede ma per il modo in cui viene rappresentato. Gradevoli e attinenti al tema del film i brani scelti dalla Cortellesi per la colonna sonora. Indubbiamente, un film che merita di essere visto.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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