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La “malattia”… – Lorenzo Peluso per Vallo Più

Di Lorenzo Peluso

La malattia, di questo si tratta, dei social media. L’ansia del like. La rincorsa ad essere i primi a postare per poi ricevere condivisioni e like. Dobbiamo interrogarci su questo nostro agire, incontrollato ed incontrollabile che rasenta la patologia. Aggiungerei la mancanza di riflessione sui contenuti; l’assenza assoluta del dubbio persino, su ciò che si si posta o condivide. Ed ancora, la mancanza di certezza sulla fonte; elemento essenziale questo per avere almeno certezza della veridicità dell’informazione. Il buon uso dei social, sia chiaro, che non vanno demonizzati, può essere utile, importante per diffondere notizie, informazioni, appuntamenti. È l’uso che ne facciamo però che fa la differenza.

Inutile dire che oramai non si distingue più il vero dal falso rispetto alla valanga di contenuti che ogni ora bombarda le nostre menti attraverso la rete e le piattaforme social. Il rischio è chiaro: dare credito ad informazioni false, a notizie non vere, con tutte le conseguenze del caso. Viviamo oramai in una dimensione parallela alla realtà che prepotentemente sta soppiantando il reale con l’effimero ed il virtuale. Lo facciamo al punto che, quando una non verità virtuale viene accertata, si è propensi a ricercare le cause della smentita e non l’origine della mancata verità. E’ incredibile. Anzi è seriamente preoccupante. Credo che anche gli specialisti, i sociologi, gli psicologi, addirittura gli psichiatri, dovranno porsi seri interrogativi sugli effetti maniacali che la rete, i social media stanno arrecando alla mente umana.

Il dramma nel dramma è che non c’è latitudine al mondo dove questa malattia non è già radicata; poco importa se si vive in una megalopoli o in un piccolo borgo di poche anime; se ci si trova in Birmania o in Finlandia, a Tokyo o a Milano, oppure in un piccolo borgo ai confini del mondo. Il comune denominatore è la rete: i social media. Non possono farne a meno quei disperati che arrivano sui barconi della morte che galleggiano nel Mediterraneo, quei cellulari sempre stretti tra le mani e la condivisione in rete delle loro disavventure e speranze. Non può farne a meno la “casalinga di Voghera” o “i ragazzi del muretto”. Tutti li a sbirciare le stupidità messe in rete dai Creator (gli abbiamo anche dato un nome e li paghiamo pure, profumatamente) fossero pure sfide estreme; stupide provocazioni con effetti devastanti. Le sfide social causa di tragedie, giovani che perdono la vita stupidamente. Sfide social che causano la morte di persone incolpevoli, è il caso del piccolino di 5 anni rimasto vittima un grave incidente stradale, alcuni giorni fa alla periferia di Roma.

La rete. I social media. Il dramma collettivo dell’umanità in balia della dimensione virtuale che ha cancellato quella reale.

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