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“Il Grano dei Sepolcri nel Vallo di Diano e i Giardini di Adone” – Cono Cimino per Vallo Più

Di Cono Cimino

Con l’avvio del periodo quaresimale in tutti i paesi del Vallo di Diano si inizia a preparare “U Subbùrcu” detto anche “ģranicèddu” i cui germogli orneranno gli altari della reposizione (Sepolcri) il Giovedì Santo. Il rito di allestire i sepolcri ( Li Subburchi) nelle chiese e di addobbarli per il giovedì santo è una tradizione cristiana orientale bizantina che ebbe una grande diffusione nelle regioni meridionali. 

Foto gentilmente concessa da Tonino Arpea – Archivio Fotografico T. Arpea

Tuttavia l’origine   è antichissima e affonda le radici nel lontanissimo passato, in particolare in quei rituali di primavera tipicamente plasmati sul dramma della morte e rinascita, insite nelle leggi di madre natura. Essa ricorda gli altarini di germogli di infiorescenze sterili e ornamenti floreali simbolici, denominati “I giardini di Adone”, personaggio della mitologia greca di grande bellezza, morto prematuramente giacché ucciso da un cinghiale mandatogli contro dal geloso Ares. Dalle lacrime versate da Venere per la morte del suo amato Adone nacquero gli anemoni, fiore fragilissimo e delicato, simbolo di amore, ma anche di dolore e di morte.  “Per la simbologia cristiana l’anemone è legato alla crocifissione di Gesù perché è un fiore che nasce dal sangue di Cristo ai piedi della croce “ . E’ consuetudine e usanza devozionale fortemente sentita la cui adempienza si tramanda ed è specifica preoccupazioni di alcune famiglie dedite che, con esperta pratica, ne curano la preparazione.

Per tradizione si deve osservare una attenta regola a partire dalla scelta dei semi che daranno vita ai germogli. Questi devono essere di un bel colore giallo grano, ma qualunque seme può essere utilizzato allo scopo. Già a  partire dalla prima domenica di quaresima si possono approntare i contenitori: un vaso, un piatto decorato o  qualsiasi manufatto la cui forma artistico/religiosa può variare da paese a paese. Qui vanno messi a dimora i semi di grano, di orzo,  di lenticchie “mecculi”, e  di cicerchia,  quest’ultima per esigenze germinative  va posta prossima al giro di bordo dei recipienti. La semina deve avvenire in un luogo buio, “Catuoiö”   dal gr. catà-gheios→ sotterraneo –   subito dopo il terriccio dei contenitori va pacciamato  con ovatta o cotone (per trattenere l’umidita) e, infine, ricoperti con adatti coperchi o teli scuri.   Un accorto innaffiamento a giorni alterni consentirà un rapido germoglio e una vigorosa crescita delle piantine ( ģranicieddu) entro 25 – 30 giorni. Gli steli di ca 25 o 30 cm, di colore paglierino come i germogli delle cicerchie e delle lenticchie e di colore giallognolo o verde sbiadito quelli del grano e del frumento, collocati nel “sepolcro” vengono intrecciati con nastri rossi o bianchi e disposti “esposti” alla base dell’altare della reposizione. Sui germogli di grano è usanza di mettere dei petali di garofano che rappresentano le gocce del sangue di Cristo versato in croce.

Foto gentilmente concessa da Tonino Arpea – Archivio Fotografico T. Arpea

A Sala Consilina nelle chiese di Sant’Eustachio e della SS Annunziata, ogni anno, nel periodo quaresimale vengono preparate ammirevoli, e aggiungo uniche, composizioni “re subburchi – ģranicèddu” che nelle appropriate e misurate forme d’arte, figurano gli avvenimenti della passione di N.S.. Il che stabilisce uno stretto scambio tra parola e composizione artistica in cui quest’ultima serve come aiuto e supporto di comprensione e di preghiera, inequivocabile conferma del profondo nesso che esiste tra fede e arte.

Foto gentilmente concessa da Tonino Arpea – Archivio Fotografico T. Arpea

“Nel meridione d’Italia – scrive James Frazer, un antropologo scozzese nè “Il Ramo d’Oro” *– si seminano ancora in primavera come d’estate dei giardini di Adone; da ciò possiamo forse arguire che la Sicilia e la Sardegna celebrassero un tempo una festa primaverile del dio morto e risuscitato. All’avvicinarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano del grano, delle lenticchie e dei grani leggeri in piatti, che tengono al buio e innaffiano ogni due giorni. Le piante crescono rapidamente, se ne legano insieme i germogli con dei nastri rossi e si mettono i piatti che li contengono sui sepolcri che si fanno con le immagini del Cristo morto, il venerdì santo, nelle chiese cattoliche e greche, proprio come i giardini di Adone venivano posti sulla tomba del dio morto. Questo uso non è unicamente siciliano, perché viene osservato anche in  Campania in Calabria, in Puglia, e forse anche altrove. L’intero costume – i sepolcri e i piatti con i germogli di grano – può essere la continuazione, sotto un nome diverso, del culto di Adone”.

 Detto questo, Venere
cosparse il sangue di nettare odoroso e questo, al contatto,
cominciò a fermentare, così come nel biondo fango si formano
bolle trasparenti, né un’ora intera
era passata, quando dal sangue spuntò un fiore dello stesso colore,
come quello che sono soliti produrre i fiori del melagrano, che celano
tanti granelli sotto la buccia sottile; tuttavia, quello du­ra poco;
infatti, fissato male e fragile per l’eccessiva leggerezza,
i venti stessi, che gli danno il nome, lo disperdono”
Le metamorfosi di Adone “Ovidio”

LA METAMORFOSI DI ADONE, OVIDIO

La Chiesa ha dato una spiegazione evangelica prendendo in esame il passo di Giovanni in riferimento al seme che muore e rinasce: “…Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo se invece muore, produce molto frutto” (Gv. 12,24).

Cono Cimino

* James Frazer, “Il Ramo d’Oro

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