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Con-Tatto- La Giornata della Memoria e il dovere di ricordare

Di Geppino Giuseppe D’Amico

Il 27 gennaio l’Italia celebra la “Giornata della Memoria”, istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto. A Campagna, presso il Museo della Memoria e della Pace, nel corso di una solenne cerimonia il Prefetto di Salerno ha consegnato 14 medaglie d’onore, alla memoria, ai familiari di altrettanti soldati italiani internati in lager nazisti. Tra i destinatari Tiziano Gasparri di Roscigno, zio di mia moglie, fucilato dai Tedeschi a Larissa, in Grecia, il 1 agosto del 1944, e Francescopaolo D’Amico, mio padre. Dopo l’8 settembre del 1943 fu fatto prigioniero dai Tedeschi e tenuto prigioniero per oltre un anno e mezzo nel campo di internamento a Luckenwald. Riconoscimenti sono stati assegnati per Sebastiano Cafaro (Caggiano); Francesco Cavallo e Domenico Iannone (Sicignano degli Alburni); Nunzio Carrano, Cono D’Onza e Angelo La Maida (Teggiano). Ai 14 soldati ricordati ieri vogliamo dedicare le riflessioni di oggi sulla “Giornata della Memoria”.

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Con-Tatto, puntata del 28 gennaio – Click sul player per vedere

La “Giornata della Memoria” fu istituita nel 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare il 27 gennaio del 1945, giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa aprirono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz e di altri campi di concentramento e internamento liberando non solo i prigionieri ebrei sopravvissuti all’orrore nazista, ma anche le migliaia di Italiani internati in altri campi. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l’orrore del genocidio. Furono anni di stenti, di sopraffazioni, di privazione della libertà e di qualsiasi dignità. Chi li ha vissuti non li ha più dimenticati. Nei campi di internamento furono ristretti anche diversi giovani militari del Vallo di Diano presi dai Nazisti e pur non essendo Ebrei deportati in Germania. Tra questi ricordiamo Lamberti Sorrentino, di Sala Consilina, che nel 1978 pubblicherà il libro “Sognare a Mauthausen” dove era finito, unico giornalista italiano, per avere scritto sul settimanale “Il Tempo” cose non ossequienti alla retorica dell’Asse Roma-Berlino.

Più volte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un monito agli Italiani: “Abbiamo un dovere morale verso la storia e verso l’umanità intera: il dovere di ricordare”. Alla Shoah ed ai valori della Costituzione ha fatto riferimento qualche tempo fa anche la presidente della Corte d’Appello di Salerno, Iside Russo, nel corso di un incontro con i giovani dell’Università di Salerno: “Non potremo mai capire la nostra bellissima Costituzione senza conoscere la storia. Le Costituzioni nascono dalla storia dei popoli, dalla loro disperazione. La nostra è nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo la Shoah”. È un riferimento certamente condivisibile perché la seconda guerra mondiale e la Shoah ci ricordano il Fascismo con tutto quello che ne è derivato.  

Tutto era iniziato con la marcia su Roma,organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF) con l’obiettivo di favorire l’ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo in Italia. Il 28 ottobre 1922 migliaia di fascisti si diressero verso la capitale minacciando la presa del potere con la violenza. La manifestazione ebbe termine il 30 ottobre, quando il re Vittorio Emanuele III incaricò Mussolini di formare un nuovo governo. Il 16 novembre 1922, Mussolini si recò alla Camera dei deputati per presentare la lista dei suoi ministri dei quali solo tre erano fascisti.In quella occasione pronunciò il “discorso del bivacco“, così definito a causa del seguente celebre passo: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”.

Purtroppo, lo farà in seguito. L’aspetto più terribile del Fascismo è rappresentato dalle leggi approvate con il Regio Decreto Legge n. 1728 il 17 novembre 1938, Provvedimenti per la difesa della razza italiana, contenente misure discriminatorie nei confronti degli Ebrei. È una delle pagine più tristi della nostra storia. Quell’anno si aprì una crepa. La legislazione antiebraica introdotta nel Paese ebbe per oggetto, per la prima volta nella storia dell’Italia unita, una parte di cittadini identificata sulla base di fantomatiche caratteristiche. Una ferita che si espresse anche nella violenza e nella radicalità della normativa che definì le proprie vittime non come Ebrei, intese cioè come persone con determinate caratteristiche religiose, culturali o socio-identitarie, bensì come appartenenti alla “razza ebraica”, quasi fossero portatori di ineliminabili elementi ereditari.

Per ricordare quel periodo è sufficiente riportare una frase della Senatrice a vita Liliana Segre: “La memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza”. Durante il Ventennio il Vallo di Diano ospitò numerosi esponenti politici ostili al regime ma anche Ebrei. Ricordiamo Dino Philipson, ebreo, ex deputato liberale toscano, confinato in varie località del Sud per essersi opposto alle leggi razziali; Heinz Skall che a Sala Consilina visse un’intensa storia d’amore con l’insegnante Rita Cairone; il giornalista ebreo austriaco Victor Majer e l’attrice Cilly Schedel, confinati a Polla; Filomena Nonchy, Adolfo Zippel e Paula Eisenhammer a Padula; Enrich Kniebel a Sala Consilina. Un sospetto, un semplice sospetto, era sufficiente per rovinare la vita di tante persone.

Dalla tragedia della Shoah e della seconda guerra mondiale è nata dalla Costituzione. Oggi dovremmo fare tesoro delle parole di Piero Calamandrei: “La Costituzione e la democrazia che essa introduceva erano solo l’inizio, non la fine della storia: il preludio, l’introduzione, l’annuncio, di una rivoluzione, nel senso giuridico e legalitario, ancora da compiere”

Per capire appieno il significato della parola “Libertà” è sufficiente leggere una brevissima poesia di Tonino Guerra (poeta, scrittore e sceneggiatore di film di Fellini, Antonioni, Rosi e De Sica) dal titolo “La farfàla, scritta dopo la sua liberazione dal campo di Mauthausen:

Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita, //

ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania //

che mi sono messo a guardare una farfalla // senza la voglia di mangiarla”.

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1 comment

  1. Molto interessante conoscere le storie dei nostri conterranei, che hanno vissuto quel terribile periodo.
    Dovrebbe essere trasmessa alle nuove generazioni, anche tramite la scuola, la storia con i nomi di chi non c’è più, perché solo conoscendo la storia dei propri nonni, bisnonni, ecc., ne possano trasmettere il Ricordo.
    Saluti

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