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Il mondo ai “piedi” di Giuseppe De Rosa: “Dedica al Vallo di Diano, ma non chiamatemi Superman!”

By Antonio Sica

GUARDA LA VIDEO INTERVISTA A GIUSEPPE DE ROSA:

Giuseppe, sei tornato a casa tante volte dai tuoi viaggi in giro per il mondo, dalle tue gare. Ma questa volta sei tornato Campione del Mondo. Raccontaci le tue emozioni.

Ogni volta c’erano sempre delle emozioni antecedenti alla partenza, perché non vedevo l’ora di partire, di gareggiare in queste competizioni che mi portavano fuori, nel mondo, in continenti sconosciuti. Poi, al ritorno, mi sentivo sempre arricchito da qualcosa di nuovo: di una esperienza, della conoscenza di persone, popolazioni, villaggi. Però questa volta è effettivamente diverso: sono tornato con il “Roadsign Continental Challenge”, il titolo mondiale.

Quali imprese hai dovuto compiere per diventare il numero uno dell’Ultra-Maratona mondiale? È la prima volta che succede in Italia.

La vera impresa che è stata crederci veramente. Non i chilometri fatti, non percorrere luoghi disabitati, non attraversare le giungle, non superare gli altipiani. L’impresa non è stata la gara più lunga del mondo, ma bensì è stato crederci, fino in fondo.

Quando hai cominciato, lo sport non ti piaceva. Hai iniziato perché avevi problemi di salute, quindi “quasi per caso”

Sì, ho iniziato per stare bene, era soltanto per riprendere la mia vita in pugno e uscire da uno stato fisico e mentale non piacevole. E così ho iniziato a camminare e fare dell’attività fisica per stare bene. Poi ho fatto un chilometro camminando, poi due chilometri, poi cinque… poi dieci, questa volta correndo… per poi farne cinquanta e approdare a queste gare estreme

Come sei arrivato all’esperienza della Ultra-Maratona?

Nel 2015 ho partecipato alla mia prima gara di 100 km in il Senegal. Dopo di che ho accettato la sfida per capire se fossi capace di poterlo fare. È stata veramente una sfida su me stesso, ed è stato qualcosa di bellissimo, perché poi ogni giorno ho potuto testare me stesso.

Quanto ti è “costato”, dal punto di vista dello sforzo fisico e mentale ma anche dal punto di vista economico, perché ovviamente non è semplice intraprendere questi viaggi per il mondo

Penso che nel mio caso lo sforzo più grande non sia stato né quello fisico né quello mentale, né quello legato ai soldi. Lo sforzo più grande sarebbe stato se non ci avessi mai provato.

Applausi per Giuseppe De Rosa

Tu viaggi sempre con uno zaino molto leggero, ma metaforicamente che cosa ci porti dentro, cosa conservi da queste tue esperienze?

La cosa più bella è che oggi la mia città, la mia comunità, e un po’ tutto il mio comprensorio del Vallo di Diano, possano gioire tutti insieme per questo grande trofeo. Questa è la cosa più bella che ho ricavato vincendo il titolo mondiale.

Dovunque vai, tu porti anche alla ribalta le problematiche dei popoli che incontri, la povertà che hai trovato. Questo è un aspetto molto importante: in un momento in cui il mondo è sempre più diviso, tu parli dell’importanza dell’inclusione.

Il mondo ha voglia e bisogno di pace. Ovviamente mi è capitato di affrontare territori ostili, ma in molti posti non si tratta soltanto di una ostilità politica geografica, ci sono anche dei problemi interni e la difficoltà di sopravvivere tutti i giorni. E anche l’esperienza con i colleghi che gareggiano, provenienti da tutto il mondo, si trasforma in solidarietà ed amicizia, perché condividiamo tutto. Diventiamo più che amici. Perciò quando torno, torno sempre arricchito.

C’è stato un momento in cui ho detto “non ce la faccio”?

Mai!

La serata dedicata a Giuseppe De Rosa, Campione Mondiale di Ultra-Maratona, al Teatro Scarpetta di Sala Consilina

Tu che vai tanto in giro per il mondo, quando torni nel Vallo di Diano, che cosa pensi?

Che siamo ricchi ad avere quello che abbiamo adesso.

Che giornata è quella di oggi, che ti vede protagonista al Teatro Comunale Mario Scarpetta di Sala Consilina?

Per me è la giornata di tutti, della mia comunità.

Ovviamente sono importanti anche gli sponsor, senza i quali tante cose non si potrebbero fare. In particolare, nel tuo caso, Cosilinauto e Cardinale Group

Gli sponsor ci hanno creduto, e non era né facile né scontato. Il mio è uno sport minore, e loro hanno creduto in qualcosa che per loro era inconcepibile. Chi mai riuscirebbe a credere in una persona che pratica uno sport non conosciuto nemmeno in Italia? Sono stati loro i veri eroi.

Oggi sei Campione del mondo. E domani? Che cosa farai?

La sfida continua, non mi siederò certo in poltrona a 45 anni. Sfideremo altri cinque continenti, altre cinque Ultra-Maratone, le cinque più lunghe e più difficili al mondo. Altre cinque “track series” in altri cinque continenti.

Insomma, sei un Superman senza limiti?

No. Sono Giuseppe De Rosa, una persona normale.

Che non si arrende mai.

Mai!

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