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Ricordo di Vittorio Bracco, riferimento prezioso per la storia del territorio

di Geppino Giuseppe D’Amico

Dieci anni fa, il 28 maggio del 2012, decedeva a Polla Vittorio Bracco, studioso insigne che ha lasciato tracce importanti anche nel campo della scuola, della storia e dell’archeologia. Laureato in Lettere Classiche a Napoli con Amedeo Maiuri, discutendo una tesi in Archeologia su La Valle del Tanagro nell’antichità, nel 1957 si specializzò in archeologia a Roma col massimo dei voti. Vinse la cattedra di lettere italiane e latine nei licei (1964) e la carica a preside nei licei (1982). Ha insegnato ed è poi stato preside nel liceo classico di Sala Consilina fino al 1996. Vinse per ben tre volte il premio ministeriale per l’archeologia conferito dall’Accademia nazionale dei Lincei (1975, 1983 e 1985). Fu nominato Cavaliere al merito della Repubblica (1978) e poi Commendatore al merito della Repubblica (1983). 

Autore di circa 400 pubblicazioni tra libri, studi e interventi su riviste specializzate soprattutto in campo archeologico e storico, recensioni, è stato fino agli ultimi giorni di vita collaboratore costante della rivista (in latino) Latinitas, che si pubblica in Vaticano. Ha collaborato coi maggiori nomi dell’archeologia del secondo Novecento. Sotto l’impulso di Attilio Degrassi e Margherita Guarducci dette vita nel Corpus delle Inscriptiones Italiae a due volumi in latino, la lingua internazionale degli epigrafisti, sulle iscrizioni di Salerno e delle Valli del Sele e del Tanagro. Per la collana Forma Italiae (Istituto di Topografia dell’Università di Roma) ha scritto il volume Volcei su Buccino antica. Ha dedicato una monografia a Salerno romana e uno studio a Le urne romane della Costa d’Amalfi. Ha pubblicato, inoltre, L’archeologia del Regime e L’archeologia classica nella cultura occidentale per l’editore l’Erma di Bretschneider (poi, in una nuova edizione, da Schena col titolo La lunga illusione dell’archeologia). È stato anche un grande divulgatore: sue la guida Campania nella collana «Itinerari archeologici» diretta da Sabatino Moscati per la Newton Compton e, per lo stesso editore, la guida Tra Ercolano e Pompei.

È stato l’archeologo che ha studiato più a fondo e portato alla luce le antichità della Valle del Tanagro, restituendo il nome di Annia alla strada romana (da Reggio a Capua) che attraversava l’odierno abitato di Polla (in precedenza indicata come via Popilia); ha pubblicato uno studio ricostruttivo sul Mausoleo di Gaio Uziano Rufo in Polla e diversi interventi fondamentali sul Battistero paleocristiano di Marcellianum (sobborgo di Cosilinum, l’attuale Padula).

In un convegno organizzato qualche anno addietro dal RotaryClub del Vallo di Diano dedicato al Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte il prof. Mario Mello, professore emerito di Storia antica all’Università di Salerno, esordì in questo modo: Quando si parla di San Giovanni in Fonte non si può iniziare che da Lui”, cioè da Vittorio Bracco. Credo che le parole del prof. Mello siano la migliore e più autorevole testimonianza di quanto grandi siano i meriti di Bracco per la conoscenza di quello straordinario monumento, emblema dello sviluppo del Cristianesimo nel nostro territorio.

Nei suoi scritti illustrava e denunciava le emergenze archeologiche, artistiche e storiche del territorio.  Per far conoscere la storia del Vallo di Diano, pur collaborando a prestigiose riviste storiche ed archeologiche nazionali, non disdegnava di scrivere e firmare articoli per periodici locali come Il Vallo, Il Corriere del Salernitano, Nuovo Sud, Il Lavoro Tirreno, Ipotesi.

Quando pubblicava un nuovo volume, era solito donarlo agli amici interessati a quel particolare argomento e soprattutto lo inviava alle Biblioteche pubbliche. Lo stesso avveniva con Euresis, l’Annuario del Liceo Classico “Marco Tullio Cicerone” che curava personalmente con particolare cura. Non a caso, in un’intervista realizzata all’indomani del collocamento a riposo, quando gli chiesi cosa avrebbe fatto dopo il congedo dalla scuola aveva dichiarato: “È finito il mio rapporto con la scuola, ma non cessa il mio rapporto con il sapere”. Eravamo nel dicembre del 1997 e Bracco non si è certamente fermato. Nell’ultimo periodo della sua vita, pur avendo volontariamente deciso di astenersi dal tenere relazioni in pubblico, non aveva smesso di scrivere e di pubblicare.

Probabilmente l’opera a cui forse teneva maggiormente è “Polla, Linee di una storia”, la cui prima edizione, finanziata dal Comune di Polla uscì nel 1976.  L’importanza del volume ha travalicato gli angusti confini pollesi e del Vallo di Diano sia per la vastità degli argomenti trattati sia perché aprì una via importante, poco percorsa in precedenza che dopo Bracco sarà seguita da altri studiosi.

Ed è fuor di dubbio che il bene culturale più grande e più importante per un paese, per un popolo, sia la sua storia. Con la storia di Polla, ripubblicata nel 1999 in una seconda edizione riveduta ed ampliata, Vittorio Bracco aiutava il proprio paese a riscoprire la validità del passato in funzione del presente.  Se analizziamo la storia della cultura del Vallo di Diano degli ultimi 60 anni possiamo affermare che Vittorio Bracco ha contribuito alla rinascita culturale del nostro territorio creandone gli ulteriori presupposti. È stato e rimane un importante punto di riferimento non soltanto culturale ma anche di ricchezza umana. Se oggi il Vallo di Diano può vantare una ricca bibliografia il merito è anche suo per averne studiato e divulgato la storia con competenza, ma soprattutto con amore e passione. Amore e passione che ha saputo trasmettere a molti di noi.

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