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Con-Tatto – L’Alta Velocità nel Vallo di Diano per qualcuno “non s’ha da fare”

Lo scatto d’autore della locomotiva di Polla è di Adriano Auleta Wild. #vallo_piu

di Giuseppe D’Amico

La tratta ferroviaria dell’alta velocità Battipaglia-Praia a Mare, che secondo il progetto di Reti Ferroviarie Italiane prevede l’attraversamento del Vallo di Diano, è come il matrimonio di Renzo e Lucia di manzoniana memoria: se la linea non viene spostata sulla zona costiera “non s’ha da fare, nè domani nè mai”.

La settimana scorsa ci siamo occupati della notizia relativa alla sospensione del dibattito pubblico sull’Alta Velocità nella tratta Romagnano al Monte-Praia a Mare disposta da Reti Ferroviarie Italiane a seguito della richiesta di chiarimenti da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. In base a quanto appurato in ambienti molto vicini a Reti Ferroviarie Italiane sembrerebbe (il condizionale viene usato per prudenza) che il lotto dell’Alta Velocità da Romagnano alla stazione di Padula-Buonabitacolo sarebbe salvo. Questo perché le richieste di integrazione del Consiglio di Stato a Reti Ferroviarie Italiane riguardano il tratto successivo, dalla stazione cosiddetta intermedia a Praia a Mare. Anche per quest’ultimo percorso non ci sarebbero particolari problemi: i tecnici di Rfi hanno già messo a punto i chiarimenti richiesti e nel giro di qualche settimana il dibattito pubblico sui due lotti dovrebbe riprendere.  Questo è lo stato dell’arte. 

Naturalmente, non mancano coloro i quali sostengono la necessità di spostare il tracciato lungo la costa perché quello proposto dai tecnici di RFI sarebbe antistorico, anti ecologico, in contrasto con l’opzione green e comporterebbe uno spreco di denaro e conflitti di interesse. Si sostiene, inoltre, che il Vallo di Diano è a rischio sismico per cui non sarebbe in grado di sopportare una galleria che rovinerebbe l’ambiente. Quindi, per l’interesse di tutti (Vallo di Diano compreso) sarebbe meglio spostare la linea dell’Alta Velocità lungo la costa. E’ bello sapere che laggiù qualcuno ci ama! Qualcosa, però, non torna!

Per esempio, si evita di valutare alcune situazioni presenti lungo la costa tirrenica che, quelle si, potrebbero creare seri problemi ambientali. Non ci sono stati anche recentemente eventi sismici? Ci si dimentica che la linea costiera attuale non è utilizzabile da treni ultraveloci per cui, comunque, bisognerebbe costruire un binario parallelo e qui la domanda sorge spontanea: il territorio costiero è in grado di reggerlo? La costa tirrenica è esente da dissesto idrogeologico e da una sempre più preoccupante erosione costiera? Non ci sono frane? Non c’è una galleria nel tratto Pisciotta-Sapri proprio adiacente la zona interessata dalla frana? Non bisognerebbe realizzarne un’altra? Siamo sicuri che i costi sarebbero inferiori? E ci si dimentica che in fondo al mare del Golfo di Policastro dorme (e speriamo di vero cuore che continui a farlo) il vulcano Marsili.  E che il Marsili rappresenti un pericolo non lo diciamo noi: lo hanno detto diversi amministratori del Golfo; lo ha sostenuto il professore Enzo Boschi, già presidente nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale ha lanciato più volte l’allarme per le conseguenze che potrebbero derivare da una non auspicabile eruzione. Geologi e sismologi sono fortemente preoccupati. 

Naturalmente, è difficile ipotizzare il futuro della linea dell’Alta Velocità: attraverserà le zone interne o quelle costiere? Oppure non sarà realizzata affatto come pure qualcuno auspica? Di sicuro, con l’insediamento del nuovo Governo, leggeremo di interrogazioni parlamentari e di tentativi politici per spostare la linea così come avvenuto all’indomani dell’Unità d’Italia quando fu realizzata la prima ferrovia Battipaglia-Reggio Calabria.

Nel frattempo, sulla vicenda attuale registriamo l’intervento dell’avvocato Angelo Paladino, già assessore provinciale all’ambiente e da anni presidente dell’Osservatorio europeo del paesaggio di Arco Latino:

 “Stiamo assistendo –ha scritto in una nota– ad un tentativo maldestro di mettere il vestito da sera a quella che rimane una modesta, sia pure comprensibile, rivendicazione campanilistica. Parliamo di territori contigui, che hanno bisogno di dialogare e di configurare, insieme, un progetto di sviluppo comune, equilibrato e diffuso. Non è certamente vero, come lamentato, che il Cilento resterebbe tagliato fuori dalla decisione di RFI. La rete ferroviaria è presente da sempre su tale territorio servendo tutte le località turistiche e non vi è alcun segnale di ridimensionamento. La variante alla S.S.18 rappresenta un valido ed efficace collegamento stradale, sia a nord che a sud, con l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Inoltre, le Vie del Mare sono state, negli ultimi tempi, ulteriormente potenziate e rappresentano la modalità di trasporto collettivo più avanzata e sostenibile”. Alle parole di Paladino aggiungiamo un’ultima annotazione: anche nella seconda metà dell’800 quando si realizzò la prima ferrovia ci fu uno scontro politico tra zone costiere e zone interne.

Del passaggio della ferrovia nel Vallo di Diano si cominciò a parlare nel 1855, quindi prima dell’Unità d’Italia, per poi assumere note di concretezza nel 1861.Venti anni dopo ci fu lo scippo come ampiamente documentato da Antonello Sica in un articolato saggio pubblicato nel terzo volume della Storia del Vallo di Diano, edita da Laveglia. Ce ne occuperemo prossimamente perché è una storia che merita di essere raccontata.

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