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Sala Consilina, venerdì 1 dicembre la presentazione dei libri di Carmen Lasorella e Andrea Purgatori

Doppio appuntamento culturale a Sala Consilina per iniziativa del locale Istituto Superiore “Marco Tullio Cicerone” e dell’Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latino venerdì prossimo 1 dicembre.  Alle ore 10:30 nell’Aula Magna I.T.I.S. di Sala Consilina (in via Pisacane) la giornalista e scrittrice Carmen Lasorella incontra gli studenti dell’Istituto Superiore “Marco Tullio Cicerone”, con i quali discuterà del suo libro, fresco di stampa, “Vera e gli schiavi del Terzo Millennio” .

Nel pomeriggio, alle ore 16:30, sempre presso la stessa Aula Magna I.T.I.S., sarà consegnato il premio “Lamberti Sorrentino – Cronisti di Guerra”, edizione 2023, assegnato al giornalista Andrea Purgatori (scomparso il 19 luglio scorso), assente alla cerimonia del 17 giugno perché gravemente ammalato. Il premio sarà ritirato dal figlio del giornalista, Edoardo. Nel corso della manifestazione Carmen Lasorella ricorderà il giornalista scomparso. Inoltre, sarà presentato il libro su Andrea Purgatori curato da Paolo Conti.

“Questo romanzo è stato una splendida esperienza”, affermò Carmen Lasorella proprio a Sala Consilina il occasione del Premio Lamberti Sorrentino quando il libro fu oggetto di un incontro-dibattito presso il Bookstore Mondadori, pur non essendo ancora in libreria: “L’ho vissuto come uno spazio di libertà. Mi è piaciuto dedicarmi alla scrittura, lasciando sullo sfondo i fatti. Ho vissuto il gusto dell’incontro con personaggi immaginari e in assenza dell’immagine, cui sono abituata, ho cercato la descrizione “visiva” dei luoghi e delle situazioni. In questo tempo di rumore, la narrativa porta l’ascolto”. La trama del libro è arricchita da incontri, amicizie inattese, nuovi nemici e colpi di scena. Al centro, un personaggio equivoco, Ahmed, consegna a Vera la mappa del sistema criminale che governa il Mediterraneo, ma in cambio le chiede di occuparsi dei suoi figli. Ha messo tutto in un microchip, che si determinerà preziosissimo per le indagini. E Vera, benché nel mirino delle organizzazioni mafiose, farà fino in fondo la sua parte, di nuovo padrona del suo destino.

Carmen Lasorella, è stata la prima giornalista italiana a ricoprire il ruolo di inviata di guerra per la tv, anchor-woman. Ha firmato importanti reportage ed ha condotto numerosi programmi di successo in radio e in tv per le reti Rai. Opinionista e saggista, ha raccontato le principali crisi internazionali a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Corrispondente da Berlino e direttrice generale della Tv di San Marino, presidente di Rai net ha diretto un master alla Link University sulle migrazioni forzate, le tutele internazionali, gli “hate speech” nell’anno accademico 2017/2018. Tra i riconoscimenti ricevuti il Premio “Lamberti Sorrentino – Cronisti di Guerra”. Si considera “da sempre in viaggio”. Il suo romanzo, dal titolo “Vera e gli schiavi del terzo millennio”, edito da Marietti 1820, è ambientato in un’era in cui la tecnologia informatica può diventare nemica o alleata, si dipana tra cronaca e sentimenti, mentre pagina dopo pagina si incrociano le generazioni e alternano le voci narranti. La protagonista è un’attivista per i diritti umani, Vera, come il suo nome, tenace, irriducibile, eppure in crisi: Che strana condizione! Da un lato un uomo debole ed egoista, con il quale si era ostinata ad immaginare il futuro; dall’altro il suo lavoro esigente, che aveva finito con scavarle intorno lo stesso vuoto, come un amante geloso, padrone del passato. E il presente? Nel suo presente lei si sentiva d’un tratto fuori posto. Era come se fosse rimasta seduta davanti al mondo, che continuava a girare ad una velocità impazzita e senza di lei. Accanto a lei, Mariella, la sua segretaria-amica-assistente espressione della gioventù 4.0., con qualche decina di anni in meno, tante insicurezze e pochi sogni. Vera trova l’energia per lottare contro la criminalità che dilaga a scapito di chi è costretto a migrare: si tratta di una tragedia e un business che sconta narrazioni distorte e interessi ramificati. Sono i migranti gli schiavi del terzo millennio, un’umanità vulnerabile, invisibile e senza diritti.

Andrea Purgatori, Giornalista professionista dal 1974, è stato Inviato di guerra in Iraq, Iran, Algeria per il Corriere della Sera dal 1976, si è occupato in seguito di delitti di mafia e di terrorismo nazionale e internazionale, realizzando incisivi reportage sul caso Moro e sulla strage di Ustica, di cui ha instancabilmente ricercato la verità ispirando e sceneggiando il film Il muro di gomma (1991) diretto da Marco Risi. Sceneggiatore di pellicole in cui ha scandagliato i nodi problematici dell’Italia contemporanea. Collaboratore di testate quali l’UnitàLe Monde Diplomatique e Huffington Post, è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti quali, tra gli altri, il Premio Hemingway per il giornalismo e il Premio Flaiano 2019 e per Atlantide, miglior programma culturale, condotto su La7 dal 2017.

Volevo fare il Giornalista-Giornalista” (edito da Solferino) è il suo ultimo libro, uscito postumo; è stato curato da Paolo Conti e si avvale della prefazione di Luciano Fontana. Il volume ripercorre, attraverso le sue inchieste e i suoi articoli principali, la straordinaria avventura professionale di un protagonista del giornalismo italiano. Dagli esordi come cronista nella Roma del delitto Pasolini e delle rivolte dei movimenti extraparlamentari e studenteschi, al lavoro investigativo nel drammatico quinquennio nero (1978-83): il rapimento e l’esecuzione di Aldo Moro; gli omicidi a Roma del magistrato Riccardo Palma, responsabile degli istituti di prevenzione e pena – «Qui Brigate rosse. Abbiamo giustiziato Palma Riccardo, servo delle multinazionali» fu la prima rivendicazione –, e del giudice Mario Amato, freddato alla fermata dell’autobus da due terroristi dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari); la nomina del generale Carlo Alberto dalla Chiesa a prefetto di Palermo, per dare una risposta pronta e risoluta alla guerra di mafia nella città: sarà ucciso pochi mesi dopo insieme alla moglie e all’agente della scorta; l’attentato al papa; il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi e ovviamente quella che per Andrea Purgatori fu l’inchiesta della vita, la strage di Ustica, l’ostinata battaglia combattuta contro i depistaggi e il muro di gomma, che riuscì a sfondare grazie al fiuto, al talento e alla determinazione del giornalista che non ha mai scelto il quieto vivere. Il titolo del libro è tratto da un dialogo il giornalista napoletano ucciso dalla camorra, Giancarlo Siani, e il suo direttore, che lo invita a lasciar perdere le inchieste scomode, perché “Gianca’ questo non è un paese per giornalisti-giornalisti, questo è nu paese per giornalisti-impiegati”, dal film di Marco Risi Fortapàsc, del quale Andrea Purgatori fu cosceneggiatore. Queste pagine – a cura di Paolo Conti, amico storico e collega di Purgatori – rappresentano l’eredità più pura e più vera di un maestro scomparso troppo presto, che già ci manca moltissimo. “Andrea Purgatori era così -scrive Luciano Fontana-; un giornalista-giornalista che non si è mai fermato davanti alle verità di comodo, alla sabbia gettata sui fatti per nasconderli, deviarli, renderli incomprensibili”. Per Luciano Canfora “In Purgatori c’era la militanza del giornalista d’altri tempi, che non sta fermo in ufficio ma va sul posto, interroga, pone domande tutt’altro che ovvie, non si arrende dinanzi alle porte chiuse, affronta rischi e minacce, insomma, cerca la verità”. Il libro contiene un ricordo di Tiziana Ferrario, Saverio Lodato, Enrico Mentana, Sigfrido Ranucci, Andrea Salerno e Fiorenza Sarzanini.

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